Troina, condanna definitiva per il boss Davide Schinocca - Live Sicilia

Troina, condanna definitiva per il boss Davide Schinocca

Passano in giudicato le ultime tre condanne del processo Discovery

TROINA. In Cassazione divengono definitive le condanne a carico del referente di Cosa Nostra a Troina Davide Schinocca e di due appartenenti al clan, ovvero Domenico Sotera e Luigi Compagnone. Tutti e tre vengono ritenuti colpevoli di associazione a delinquere di stampo mafioso. E passata in giudicato, per loro, la sentenza del processo Discovery, dopo il pronunciamento della quinta sezione della Suprema Corte, che ha respinto i ricorsi dei loro legali. Davide Schinocca, l’uomo che guidava il clan troinese di Cosa Nostra – un gruppo pericoloso anche perché collegato alla costola di Aci Catena del clan Santapaola Ercolano – prende 15 anni di reclusione, Sotera e Compagnone vengono condannati a nove anni e undici mesi.

I tre dovranno risarcire i danni al Comune di Troina, che si è costituito parte civile ed è assistito dall’avvocato Salvatore Timpanaro. La costituzione di parte civile, si ricorda, è stata fortemente voluta dal sindaco Fabio Venezia, esponente del PD storicamente impegnato nel fronte della lotta alla malavita organizzata, che in questo centro era attiva sotto forma di un gruppo mafioso “urbano”, quello di Schinocca, e di varie cellule scollegate dal gruppo di Troina ma vicine alla mafia rurale del Catanese e dei Nebrodi. I tre imputati sono stati ritenuti colpevoli di associazione a delinquere di stampo mafioso, oltre che, a vario titolo, di alcuni cosiddetti “reati fine”: avrebbero fatto parte del clan dal 2012 al giugno del 2016, quando scattò l’operazione Discovery, della Squadra Mobile di Enna, che mandò letteralmente a gambe all’aria il gruppo malavitoso.

I mafiosi, è emerso, tenevano letteralmente sotto scacco molti operatori economici, oltre a tentare di condizionare aspetti della vita pubblica cittadina, azioni che avrebbero provocato un danno d’immagine all’intera comunità troinese. Il Comune, va ricordato infine, è tra i soci fondatori, nel novembre 2013, dell’“Associazione Antiracket e Antiusura di Troina”. “L’amministrazione comunale di Troina si è costantemente attivata con tutti i mezzi di cui dispone, per contrastare i fenomeni criminosi di tipo mafioso – ora debellati – giacché essi hanno messo in pericolo la sicurezza dei propri cittadini, mortificando l’immagine della città e pregiudicandone lo sviluppo economico, sociale e culturale – afferma l’avvocato Timpanaro, dello studio “Timpanaro & Partners” -. Le somme che saranno ricavate dalla condanna al risarcimento dei danni a carico egli imputati saranno destinate – così come espressamente dichiarato da me in seno alla costituzione di parte civile – per finalità con valenza morale e sociale e segnatamente nel campo della cultura della legalità”.

I giudici della Quinta Sezione della Cassazione, infine, hanno annullato con rinvio per la seconda volta le condanna a carico dei ceramesi Seby Grasso, Cristian Modica e Sebastiano Foti, per la rideterminazione della pena. A Caltanissetta i giudici avevano confermato l’entità delle pene del primo giudizio d’appello per tutti e tre: Grasso aveva preso 10 anni, Modica 8 e Foti 7. Questo, nonostante la Cassazione avesse già disposto un nuovo calcolo. Ora si tornerà in appello. I tre, accusati di reati che sarebbero stati commessi a Cerami, non c’entrano con l’organizzazione mafiosa troinese, tant’è che furono coinvolti in un secondo filone, la cosiddetta operazione “Discovery 2”, che riguardava solo Cerami.


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