Mafia e racket: quell'inquietante ritorno al passato - Live Sicilia

Mafia e racket: quell’inquietante ritorno al passato

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L'OPINIONE
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“Al di là del processo vogliamo ribadire la necessità di aggiornare l’analisi e la narrazione sul fenomeno delle estorsioni dato che oggi a differenza del passato non è per paura che la maggior parte paga, ma per convenienza e connivenza“. Parole pesantissime pronunciate dal presidente dell’associazione ‘Addiopizzo’ Raffaele Genova.

Parole pronunciate nel giorno di inizio del processo penale a Palermo a carico di 31 commercianti di Brancaccio, il quartiere dove operava e fu ucciso per mano mafiosa padre Pino Puglisi, che negano veemente di pagare il pizzo. Un processo in cui non risulta tra le richieste di costituzione di parte civile, formulate al giudice per l’udienza preliminare, quella del Comune di Palermo e delle associazioni di categoria.

Non è, però, sulla mancata costituzione di parte civile che desidero soffermarmi perché la questione richiama aspetti tecnici e procedurali da lasciare momentaneamente sullo sfondo. Anzi, siamo sicuri che ai sensi del codice di procedura penale vedremo amministrazione comunale e categorie di settore sul banco delle parti civili.

Il contrario sarebbe gravissimo. Ciò che, invece, appare impressionante e certamente sconfortante è l’affermazione sui motivi per cui molti commercianti ancora pagano il pizzo negando di farlo, anche contro l’evidenza delle intercettazioni, pronti a beccarsi l’imputazione di favoreggiamento aggravata dall’ostacolare indagini di mafia.

I commercianti, gli operatori economici pagano il pizzo in preda alla paura? No, o almeno pare non più. Pagano per convenienza e connivenza. Il nostro pensiero commosso corre a Libero Grassi, un gigante. Ci eravamo quasi rassegnati all’idea di commercianti terrorizzati dalle minacce e dalle vessazioni mafiose; ci eravamo abituati, cioè, all’idea di un lavoro lungo per convincere venditori e imprenditori che uniti si vince e si possono sconfiggere il boss di borgata e i suoi sgherri. Macché, le espressioni di Genova di Addiopizzo ci ricacciano indietro, dentro un passato di collusioni e compiacenze ritenuto ormai definitivamente archiviato. Non è così, drammaticamente non è così.

Il tema non si pone dalle parti di Brancaccio e basta, magari, piuttosto abbraccia mortalmente diverse altre zone della città. La stessa città, Palermo, che ha visto, dal dopoguerra alle stragi di mafia del ’92, centinaia di servitori dello Stato della magistratura e delle Forze dell’Ordine, giornalisti, imprenditori, sacerdoti, politici, sindacalisti, semplici cittadini massacrati da Cosa Nostra, con le oscure complicità di palazzo che nonostante evocate in migliaia di carte processuali faticano ad emergere tanto sono inenarrabili e abominevoli i patti scellerati concordati.

Davvero i martiri della legalità, Falcone e Borsellino in testa, si chiederebbero per cosa hanno sacrificato il bene più prezioso, la vita, se poi siamo tornati punto e accapo. Se la mafia fosse annientata sul fronte del racket e del pizzo, grazie a una vera sollevazione del mondo economico e imprenditoriale, purtroppo un sogno, andrebbe incontro a un inesorabile declino perché verrebbero meno il controllo del territorio e delle persone, specialmente i giovani, e le risorse finanziarie per sostenersi.

Verrebbe meno lo ‘scambio’ tra il mafioso e il commerciante o imprenditore: tu mi paghi e io ti garantisco protezione e una serie di servizi, in un tempo immediato, che dovrebbero essere assicurati dallo Stato, con le sue lungaggini però, incertezze o, peggio, con le sue assenze.

Le prospettive sono inquietanti, basta sommare predominio mafioso attraverso il pizzo e violenza nelle periferie urbane (in ultimo le sassaiole contro poliziotti e vigili del fuoco intervenuti per spegnere le pericolose vampe di San Giuseppe in alcuni quartieri) ed eccoci ripiombare nell’incubo.

Tocca a ognuno di noi, affermando la legalità nel quotidiano, e alle istituzioni, preoccupandosi di dare risposte ai bisogni legittimi della collettività e al disagio sociale, erigere un muro invalicabile contro cui fare schiantare estortori, sopraffattori, affaristi, assassini e malandrini. Quelli con la lupara e quelli nascosti con giacca e cravatta.


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