Mafia e stidda, al via l'udienza preliminare dell’inchiesta Condor  - Live Sicilia

Mafia e stidda, al via l’udienza preliminare dell’inchiesta Condor 

L'inchiesta fa parte dell'organizzazione criminale nella parte orientale della provincia di Agrigento.
CRIMINALITA'
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AGRIGENTO – Al via la prima udienza preliminare del processo scaturito dall’inchiesta Condor, una indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che ha fatto luce sulla riorganizzazione di mafia e stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento. I sostituti procuratori della Dda, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, hanno avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 15 persone tra vecchie e nuove conoscenze del panorama criminale agrigentino.

Le accuse, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. A decidere se disporre o meno l’approfondimento dibattimentale sarà il giudice per l’udienza preliminare Ivana Vassallo.  Questa mattina in aula le parti hanno avanzato le prime questioni preliminari. Le difese degli imputati hanno contestato l’utilizzabilità di alcune intercettazioni mentre sono state tre le richieste di costituzione di parte civile: si tratta della Cgil Agrigento, del Centro Pio La Torre e del Comune di Canicattì.

Su quest’ultima circostanza il gup Vassallo scioglierà la riserva il prossimo 28 settembre. Un’altra incombenza piomba sul processo. Il prossimo 10 luglio, infatti, scadranno i termini di custodia cautelare nei confronti delle persone attualmente agli arresti domiciliari.

La procura, molto probabilmente, chiederà nei prossimi giorni la sostituzione della misura cautelare con l’applicazione dell’obbligo di presentazione o di firma alla polizia giudiziaria. L’inchiesta è una costola della più nota indagine Xidy. Il blitz scatta sei mesi fa. I carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, insieme ai militari del Ros, arrestano nove persone. Tra loro ci sono anche Nicola Ribisi, storico capomafia di Palma di Montechiaro, e Giuseppe Sicilia, ritenuto il boss di Favara, oltre a Giuseppe Chiazza, tra gli esponenti della nuova stidda.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, cristallizzano le dinamiche e gli interessi di Cosa nostra e “paracchi”: dal controllo del settore degli apparecchi da gioco e delle mediazioni per la vendita dell’uva alle “messe a posto” di aziende con annessi danneggiamenti.

A rischiare il processo sono: Pasquale Alaimo, 54 anni, di Favara; Baldo Carapezza, 27 anni, di Agrigento; Francesco Centineo, 38 anni, di Agrigento; Antonio Chiazza, 37 anni, di Canicattì; Gioacchino Chiazza, 62 anni, di Canicattì; Giuseppe Chiazza, 51 anni, di Canicattì; Salvatore Curto, 39 anni, di Canicattì; Salvatore Galvano, 52 anni, di Agrigento; Francesco Genova, 43 anni, di Palermo; Giovanni Cibaldi, 35 anni, di Licata; Domenico Lombardo, 30 anni, di Agrigento; Luigi Montana, 40 anni, di Ravanusa; Rosario Patti, 59 anni, di Palma; Nicola Ribisi, 42 anni, di Palma di Montechiaro; Giuseppe Sicilia, 43 anni, di Favara e Ignazio Sicilia, 47 anni, di Favara. Nel collegio difensivo tra gli altri gli avvocati Salvatore Cusumano, Giuseppe Barba, Daniela Posante, Santo Lucia, Giuseppe Vinciguerra.


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