Mafia, estorsioni: le minacce per costringere a pagare - Live Sicilia

Mafia, estorsioni: minacce in cantiere per costringere a pagare

L'incursione di cinque uomini per costringere le vittime ad aprire il portafogli

CATANIA – Le bottiglie incendiarie, i mezzi di lavoro danneggiati. In un caso, persino l’incursione in cantiere per costringere gli operai a smettere di lavorare. Sono i metodi da manuale impiegati dai clan della zona ionica per condurre il proprio giro di estorsioni. Dalle carte del blitz Tuppetturu, che ha portato in carcere 24 persone, emerge la storia di un cantiere per una palestra bersagliato dai clan.

Il pizzo nella zona ionica

Tutti i sei casi di estorsione documentati nell’operazione sono stati scoperti grazie alle dichiarazioni di Carmelo Porto, uomo dei Cintorino che dopo il blitz Isolabella iniziò a collaborare con la giustizia. Come sottolinea più volte il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, infatti, nessuna delle vittime di estorsione ha mai denunciato i crimini, limitandosi a confermarli dopo essere state convocate dagli investigatori della Guardia di Finanza.

Un segno, scrive il Gip, del fatto che le vittime erano spaventate: “È indice – si legge – dell’enorme paura provata dalle persone offese nei confronti degli autori dei delitti subiti e della incapacità mostrata di opporsi a quelle ingiuste richieste, anche rivolgendosi alle forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria”.

La palestra

Anche il caso dell’estorsione a una palestra in costruzione è raccontato quindi da Carmelo Porto, che è anche tra chi ha chiesto il pizzo. È il 2014 e una coppia di persone decide di costruire una palestra su un terreno a Giardini Naxos, vicino a un negozio di scarpe.

I lavori partono, ma dopo qualche tempo il titolare della ditta edile trova un mezzo di lavoro danneggiato e una bottiglia incendiaria nel cantiere. Segnali inequivocabili che due giorni dopo diventano concreti: il proprietario del terreno è chiamato da Carmelo Porto, che gli dice che “per stare tranquillo” deve pagare 15 mila euro, somma ridotta dopo poco tempo a 10 mila.

L’incursione

Il proprietario del terreno però cerca di non pagare. Verso la fine del 2016 Porto e altre quattro persone si presentano quindi nel cantiere e chiedono al titolare della ditta edile che sta portando avanti i lavori di parlare con il proprietario. Alla risposta che il proprietario non c’è, gli uomini del clan minacciano gli operai e li costringono ad abbandonare il cantiere.

La divisione

Il proprietario del terreno si rivolge nel frattempo a degli amici e riesce ad arrivare a esponenti dei Brunetto, clan di riferimento dei Santapaola – Ercolano nella zona ionica. I quali Brunetto fanno da intermediari nell’estorsione e, anche senza riuscire ad abbassare la cifra, riescono a ottenere una decurtazione della prima rata a 2 mila euro.

Tre giorni dopo l’accordo, nel giugno del 2017, i soldi passano di mano nei pressi della palestra. Presenti, oltre alla vittima, ci sono altre tre persone. I soldi vengono divisi in parti uguali tra i Brunetto e i Cintorino, ovvero tra i due clan che controllano la zona, e che mostrano in questo modo di coordinare i propri affari sul territorio.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI