Il summit e la scalata al potere | "Fricano vicino a D'Ambrogio" - Live Sicilia

Il summit e la scalata al potere | “Fricano vicino a D’Ambrogio”

Giuseppe Fricano e Alessandro D'Ambrogio

Il blitz con 91 arresti. Nelle recenti inchieste sulla mafia di Palermo la presenza di Alessandro D'Ambrogio è una costante. La si ritrova pure dietro alle strategie che avrebbero portato alla nomina di Giuseppe Fricano come reggente del mandamento di Resuttana. La conferma del pentito Sergio Flamia.

IL RETROSCENA
di
2 min di lettura

PALERMO – Gira e rigira e il suo nome salta fuori. Sempre. Nelle recenti inchieste la presenza di Alessandro D’Ambrogio è una costante. La ritroviamo pure dietro le strategie che avrebbero portato alla nomina di Giuseppe Fricano alla reggenza del mandamento di Resuttana.

La scelta di Fricano avrebbe fatto venire meno una tradizione consolidata che voleva alla guida del mandamento, nel segno della continuità, personaggi legati al clan Madonia. Fricano piuttosto sarebbe vicino a Porta Nuova. Imparentato con il vecchio padrino Pippo Calò, negli ambienti mafiosi si diceva che fosse figlioccio di D’Ambrogio che del mandamento di Porta Nuova è stato reggente fino al suo arresto, nel novembre 2013. Pochi mesi prima, il 2 febbaio, un importante summit di mafia è stato monitorato dagli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza. Nei pressi del cimitero di Santo Spirito, in una stalla utilizzata da D’Ambrogio, si danno appuntamento Giuseppe Fricano, Calogero Ventimiglia, Giovanni Vitale, Gregorio e Domenico Palazzotto, Nicolò Di Maio. Sono tutti uomini di Resuttana.

L’ascesa di Fricano è stata turbolenta. È arrivato ai ferri corti con Gioacchino Intravaia, colui che gli ha conteso lo scettro e che lo criticava per la qualità degli uomini scelti (“quattro drogati”) e per la gestione della cassa. Sono pure arrivati alle mani. Alla fine, però, nella lotta per il potere ebbe la meglio Fricano. E sarebbe stata la vicinanza a D’Ambrogio a far pendere la bilancia dalla sua parte.

A suffragare questa ipotesi è un autorevole boss che si è fatto pentito. Sergio Flamia, uomo d’onore della mafia di Bagheria, ha raccontato che “vi fu una riunione cui partecipò, tra gli altri, Giuseppe Fricano: questi si presentò nell’occasione come responsabile della famiglia mafiosa di Resuttana e Acquasanta dicendo ‘per quanto riguarda Resuttana e Acquasanta sono responsabile io per conto di Zio Mimmo’”. La riunione, quella volta, si tenne in una casa di Flamia in via Caramia, a Bagheria.

L’uscita plateale di Fricano non era piaciuta ai più. Pure D’Ambrogio non aveva gradito e, almeno così racconta Flamia, lo avrebbe rimproverato. Il boss bagherese si era irrigidito per l’atteggiamento spaccone di Fricano. Poi, qualcuno gli si avvicinò per spiegargli che “Fricano era figlioccio di Alessandro D’Ambrogio”. Dunque ci sarebbe D’Ambrogio dietro la scalata di Fricano che averebbe preso il potere a Resuttana “per conto dello zio Mimmo”. E cioè per conto di Girolamo Biondino, il personaggio chiave dell’inchiesta che ha fatto scattare 91 arresti. Anche il capomafia di Tommaso Natale era d’accordo con D’Ambrogio che per un periodo è stato, dicono gli investigatori, il numero uno della mafia palermitana.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI