PALERMO – Castelvetrano, contrada Zangara. Siamo fra il 2009 e il 2010. Due uomini si incontrano. Si abbracciano e piangono commossi. Non si vedono da tempo. Quei due uomini, stando al racconto di uno dei presenti, sono Calogero Giambalvo e Matteo Messina Denaro. È lo stesso Giambalvo, consigliere comunale di Articolo 4 nel paese del Trapanese, fra i sedici arrestati nel blitz dei carabinieri del Ros, a confidarlo ad un amico. Millantava di avere incontrato il padrino? Sarà una delle prime cose che gli chiederanno i pubblici ministeri.
Per adesso certo è il significato delle parole captate dalle microspie. Svelano un incontro che ha dell’incredibile. Giambalvo ne parla un anno fa con Francesco Martino, pure lui consigliere comunale, ma eletto nell’Udc. Prima gli racconta di avere avuto l’onore di conoscere Francesco Messina Denaro, il padre di Matteo. Di anni, però, in questo caso ne sono trascorsi parecchi: “Allora prima che lui morisse, un tre mesi prima di morire, io ci sono andato alla casa per scaricare tronconi, aveva che non lo vedevo una cinquina di mesi… c’era un profumo di caffè. Entra Lillo prenditi il caffè, zu Cicciu assabenerica… ci siamo abbracciati e baciati, io ogni volta che lo vedevo mi mettevo a piangere… allora tutto assieme mi sento dire così, senti qua, viene una delle sue figlie e mi dice: Lillo vattene escitene con questo trattore da qua dentro, stanno venendo a fare perquisizione, corri, scappa, vattene Lillo, vattene di corsa, salgo sopra il trattore… loro di colpo chiudono il portone, minchia s’arricugghieru 1000 sbirri… ti giuro, io ho fatto tutta la via, da Castelvetrano a Zangara a piangere, mi sono detto lo hanno arrestato… non lo hanno trovato…”.
Ciccio Messina Denaro fu ritrovato cadavere, stroncato da un infarto, nel 1998, nelle campagne di Castelvetrano. Era latitante da otto anni. Così lo ricorda Giambalvo: “… portava il fazzoletto attaccato… gli faceva due scocche qua, sempre il fazzoletto portava lo zu Cicciu… cappello, coppola e fazzoletto al collo, sempre questo, sempre così lui…. Ti pare dove era all’Africa? Qua dentro il paese era. Restando tra di noi, io lo vedevo tutte le settimane”.
Il racconto di Giambalvo si sposta dal mancato blitz datato nel tempo ad anni più recenti. E stavolta il protagonista diventa Matteo Messina Denaro, l’uomo a cui tutti danno la caccia: “Ma perché con Matteo?… lo sai cosa mi è successo a me? Ora ti dico pure la data, tre anni fa, ero a Zangara a caccia, tre anni, quattro anni precisi, quattro anni, ero a Zangara a caccia, loro raccoglievano olive… raccoglievano olive… prendi… a che non lo vedevo da una vita però ha?”. Martino è sorpreso: “Minchia a quello? Minchia”. E Giambalvo scende nei particolari: “… senti, ho preso una lepre che era quattro chili e sei, e l’avevo… nella giacca che mi usciva metà di qua e metà di qua, prendi, mentre camminavo filara, filara… lui nel mentre era andato da mio zio Enzo (Vincenzo La Cascia, campiere dei Messina Denaro e sorvegliato speciale ndr)… mio zio gli ha detto, se vuoi andare a sparare vai a sparare, mio nipote sopra l’ho sentito sparare può darsi che qualche coniglio lo ha preso dice, acchianaci”.
E si arriva al faccia a faccia che non ti aspetti: “… lui sale a piede da solo come un folle sale verso di me, io non lo avevo riconosciuto a primo acchitto, era invecchiato, mi sono detto, ma questo perché minchia mi cammina appresso… poi ho fatto che mi sono ignuniato nelle filara… e mi sono buttato sotto le zucche… lui salendo a me andava cercando, lui perché non mi ha visto più poi ma quando è arrivato di qua a là … mi ci sono alzato, abbiamo fatto mezz’ora di pianto tutti e due… Lillo come sei cresciuto? Lillò… e io mezz’ora di pianto, e mi voleva fottere la lepre con questa piangiuta, ma io gli ho detto, gli ho detto: stiamo facendo mezz’ora di pianto e ti stai fottendo la lepre gli ho detto”. Ride di gusto Giambalvo mentre racconta dell’incontro – vero o presunto tale – con uno degli uomini più ricercati d’Italia. L’inafferrabile Matteo Messina Denaro.