CATANIA – Un lido alla Playa in difficoltà con dei clienti che non pagano. Danni dovuti a un incendio. La gestione di un chioschetto all’interno della struttura. Sono tutti gli ingredienti con cui i clan si infiltrano nel tessuto economico catanese e lo influenzano. Dalle carte del blitz Zeus emerge la storia di un lido in cui Carmelo Distefano, leader dei Cursoti milanesi, si è infiltrato nel giro di un’estate, diventandone una figura centrale. Un caso non di estorsione, ma che dimostra come la mafia sia attiva e influente anche in attività commerciali.
Il lido
Sono le intercettazioni degli investigatori a rivelare la connessione tra imprenditoria e clan. Il 3 giugno 2019 Carmelo Distefano, accompagnato da altre due persone, entra in un lido della Playa e chiede di parlare con il proprietario. Il quale gli parla di un’operazione di Polizia, “Scarface”, e poi gli parla di un un credito che non riesce a riscuotere, anche se ha fatto intervenire diversi esponenti dei Cappello/Carateddi.
Il gestore poi parla a Distefano del comportamento problematico di alcuni clienti: alcuni non pagano; altri si comportano in modo increscioso, allontanando la clientela e spingendola ad andare verso altri lidi.
Il servizio di sicurezza
Distefano, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, “deve essersi proposto in maniera convincente come collaboratore”, dato che già il 4 giugno parla con i gestori di fare diventare il lido “una buona struttura”, con il suo impegno.
Dopo questa conversazione Distefano e Natale Gurreri, anche lui imputato nell’operazione Zeus, incontrano alcune persone per organizzare un servizio di buttafuori al lido. Una di queste persone dice nel corso della conversazione “devi prendere ragazzi che .. , con il paraocchi, e che fanno correre a tutti .. Botte e poi via”.
“Un mare di galera”
Natale Gurreri però vuole stare fuori dalla gestione del lido. La moglie gli chiede esplicitamente “Ma con il lido cosa guadagnamo? Siccome dici che sei la parte, socio…”, e Gurreri risponde “Io non sono socio con niente, non mi interessa perché lì uno prende un mare di galera”.
L’influenza
Distefano, è la ricostruzione degli investigatori, continua a influenzare l’attività del lido: fa assumere il nipote, figlio del fratello Francesco Distefano, e si attiva per impedire l’ingresso a delle persone che pretendono di entrare senza pagare. In più si attiva per condurre un chiosco all’interno della struttura, come lo stesso Natale Gurreri rivela a una persona non identificata.
Distefano in altre parole ha “un ruolo indiscutibile” nel lido, come scrive il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare. Viene contattato per l’organizzazione interna, come l’apertura del locale, e i dipendenti gli riconoscono un ruolo da superiore, come nel caso in cui uno di loro gli chiede il permesso di allontanarsi dal lavoro e di prendere 50 euro dalla casa. Distefano gli risponde di segnare le spese.
Per verificare questa influenza, gli investigatori hanno interrogato il gestore del lido. Il quale ha negato che ci fossero altre persone a gestire la struttura insieme a lui.
Tutti elementi che, precisa il Gip, non configurano un’estorsione ai danni del gestore. Ma che dimostrano “l’ingiustificata progressiva ingerenza del Distefano nella gestione del locale, risultando dimostrative del suo spessore criminale”.