CATANIA – Ricostruiti i rapporti tra Enzo (all’anagrafe Giuseppe) Mangion e il delfino degli Ercolano Antonio Tomaselli, tra il 2016 e il 2017 reggente di Cosa Nostra di Catania. Questo il filo di Arianna seguito dall’investigatore del Ros che è stato esaminato dal pm Marco Bisogni nel processo che vede alla sbarra il figlio del boss deceduto Francesco Mangion (Ciuzzu u firraru) nell’ambito di uno dei tronconi del processo Samael. Un’indagine che ha permesso di ricostruire la filiera d’investimento dei soldi sporchi che i boss di Cosa nostra (Santapaola, Ercolano e Mangion) hanno accumulato tra gli anni 70, 80, 90.
Il militare del Ros, inoltre, ha rimesso in fila le “dazioni di denaro” di Giuseppe Cesarotti, che sarebbe stato colui – secondo il mosaico accusatorio – che avrebbe avuto il compito di far fruttare le ricchezze illecite. Insomma investirli. Le microspie e le telecamere dei carabinieri sono arrivate a casa del boss, cognato di Aldo Ercolano (figlio di Pippo), e hanno immortalato scambi di denaro in diretta.
Enzo Mangion avrebbe tenuto i conti del ‘denaro ripulito’. Insomma la cassaforte “svizzera” di Cosa nostra.