Da Notarbartolo a Mondello| Palermo, la mafia dei posti auto - Live Sicilia

Da Notarbartolo a Mondello| Palermo, la mafia dei posti auto

Le intercettazioni svelano un sistema di controllo dei parcheggi privati a pagamento da parte di Cosa nostra.

PALERMO – Che gli scagnozzi di Cosa nostra controllino la rete dei posteggiatori abusivi a Palermo è già emerso in altre inchieste. La novità è che la mafia regolerebbe anche il mercato dei parcheggi privati e a pagamento. Un mercato in crescita vista la penuria di posti auto gratuiti e i rischi che si corrono lasciando la propria macchina per strada in balia dei ladri. E così i clan, con i conti sempre in rosso, sono costretti ad accontentarsi delle briciole. Non ci sono più né i boss né gli affari di una volta.

Sono le parole di Teresa Marino, moglie del reggente del mandamento di Porta Nuova, Tommaso Lo Presti – entrambi detenuti – ad offrire a magistrati e carabinieri nuovi spunti investigativi. In città vigerebbe una sorta di suddivisione territoriale. È vietato pestarsi i piedi. E quando le cose non filano lisce ci si rivolge al mafioso.

La casa della Marino era stata imbottita di microspie che hanno registrato anche le conversazioni con Fabio D’Alia, un meccanico incensurato ritenuto vicino alla famiglia Lo Presti. Era D’Alia – “è da venerdì che combatto con il parcheggio” – a rivolgersi alla Marino per risolvere la questione con il titolare di un posteggio nella zona del centro città. Era entrato in concorrenza con un parente dei Lo Presti. “…ora questo di qua di via Sammartino che fa la guerra con lui – diceva D’Alia – c’è stato un amico mio che si è aperto un garage in concomitanza con altri, ora le macchine da via Notarbartolo fino a Mondello se li devono dividere… Angelo cinquanta macchine e quello centodieci… mi prende i fogli di qualche mese prima che Angelo fa qualche macchina in più… Angelo ne fa ottanta quello ne fa sessanta, quaranta… quindi il problema è lui…”.

Sempre dalle parole di D’Alia emergerebbe che il titolare di un nuovo parcheggio, per evitare guai, si sarebbe mosso in punta di piedi: “… ora c’è il tizio che… vogliono i soldi oggi quello mi ha portato il… mi fa dice ‘Fabio, dice io so chi è lei e mi metto a disposizione…’”.

Più urgente era la questione che riguardava il gestore di un altro garage a cui era stato detto che “le macchine agli altri non li puoi levare”. Insomma, la concorrenza non era gradita, ma bisognava fare attenzione “… perché è vigile urbano… non so se è carne o pesce non l’ho capito”. A giudicare dalle parole di D’Alia, il titolare del parcheggio – fosse o meno un vigile urbano – si era detto disponibile a pagare “la caramella “, e cioè a sborsare dei “soldi”. Tocca agli investigatori capire a che titolo dovesse mettere mano al portafogli. Così come resta da interpretare un passaggio di conversazione in cui si parlava di “autisti traditori”. “Ti sembra che me ne vado la che non mi da niente? Dice, io me ne vado da quelli che me li danno”, disse uno di loro a D’Alia.

Nel corso della conversazione sarebbe emerso anche l’interesse nel business dei parcheggi anche dei Sansone dell’Uditore e di altre famiglie dal cognome pesante. E così per evitare il caos fu necessario convocare una riunione. “L’appuntamento con questi di qua…”, lo definiva D’Alia.


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