"Mafia, pizzo e politica"| Quattro condanne a Misilmeri - Live Sicilia

“Mafia, pizzo e politica”| Quattro condanne a Misilmeri

Francesco Lo Gerfo, Damiano Falletta, Vincenzo Ganci e Stefano Polizzi

La mafia avrebbe condizionato la vita amministrativa del Comune. La condanna più pesante - 18 anni - è stata inflitta a Francesco Lo Gerfo, indicato come il capomafia del paese. Sette anni a Vincenzo Ganci, ex consigliere di circoscrizione e candidato alle comunali di Palermo.

PALERMO – La mafia avrebbe condizionato la vita amministrativa del Comune di Misilmeri. Così dissero i carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo. Si conclude con quattro condanne il processo nato dal blitz Sisma del 2012.

La condanna più pesante – 18 anni – è stata inflitta a Francesco Lo Gerfo, indicato come il capomafia di Misilmeri. Tre anni a Mariano Falletta, anche lui di Misilmeri. La richiesta di pena era di sette anni, ma per l’imputato, difeso dagli avvocati Marco Clementi e Maria Teresa Nascè, è caduta una delle due intestazioni fittizie di beni contestate. Cinque anni al palermitano Stefano Polizzi. Sotto processo per tre estorsioni, alla fine ne hanno retto solo due al vaglio Tribunale. Non sono stati creduti, dunque, gli imprenditori Virga di Marineo, proprietari di un importante impianto di calcestruzzo, che lo avevano riconosciuto e accusato in aula. Secondo i legali della difesa, gli avvocati Claudio Gallina Montana e Vito Agosta, le presunte vittime lo avrebbero tirato in ballo per motivi di interesse economico raggiungibili solo con un eventuale esito del processo a loro favorevole. Esito che che non è arrivato. L’accusa si basava solo sulla dichiarazione della parte lesa. Dichiarazione che vale come prova quando ne viene riscontrata l’attendibilità. Da qui la condanna a cinque anni contro i 7 chiesti dall’accusa.

Infine, sette anni sono stati inflitti a Vincenzo Ganci, imputato di concorso esterno in associazione. Quest’ultimo era candidato nella lista Amo Palermo alle ultime amministrative di Palermo. Prima di tentare la corsa a Palazzo delle Aquile era stato eletto consigliere comunale nel 1998 a Misilmeri. Assunto alla Gesip nel 2001, è stato consigliere di circoscrizione (quartieri Oreto- Villagrazia-Falsomiele) eletto nel Pdl. Era il 2007. Indicato dagli investigatori come il mediatore fra i mafiosi di Misilmeri e l’amministrazione del comune in provincia di Palermo, Ganci è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame dopo un anno di detenzione.

Lo Gerfo e Ganci, si leggeva nella misura cautelare, avrebbero condizionato la vita amministrativa di Misilmeri, tanto che il Comune venne poi sciolto per mafia. A cominciare dalla scelta di chi doveva guidare l’assemblea consiliare: “Noi altri ci recuperiamo quattro voti dall’altra parte… lo vedi che possiamo… li chiamiamo e si mettono tutti a disposizione”. Lo Gerfo, inoltre, avrebbe anche messo le mani sullo smaltimento dei rifiuti attraverso l’impresa formalmente intestata a Falletta. Il controllo della ditta avrebbe consentito al capomafia di distribuire posti di lavoro al Coinres, il consorzio per la raccolta della spazzatura.


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