CATANIA – Si è chiuso con due assoluzioni con formula piena e tre assoluzioni parziali (e contestuali sconti di pena), una per il boss pentito Carmelo Porto, il processo d’appello dell’inchiesta antimafia “Grease”. L’operazione, condotta dai carabinieri ormai 14 anni fa, riguardò ipotesi di pizzo, traffici di droga e collegamenti tra la Sicilia e i narcos colombiani.
La sentenza è stata emessa dalla seconda sezione penale della Corte d’appello di Catania. A chiudersi, più specificamente, è uno stralcio dell’inchiesta, che decapitò il clan Cintorino, alleato dei Cappello di Catania, operante fra Calatabiano e Taormina.
Le due assoluzioni
Le accuse, contestate a vario titolo agli imputati, sono associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Varie ipotesi dell’accusa, però, non hanno retto il vaglio della Corte d’appello. Assolti con formula piena Sebastiano Reitano e Michele Cintorino, “per non aver commesso il fatto”.
Assoluzione parziale anche il collaboratore di giustizia Porto, per cui si passa da trenta a 8 anni 4 mesi di reclusione e 2.800 euro di multa. Riduzione di pena pure per sua figlia Francesca, per cui la pena, per effetto di un’assoluzione parziale e delle attenuanti, è scesa da dodici anni sei mesi e 54 mila euro di multa a 7 anni 2 mesi.
Per lei, così come anche per il padre, sono cadute le ipotesi di associazione finalizzata al traffico di droga, e traffico semplice di stupefacenti.
Le accuse cadute per Timpanaro
Sconto di pena, per effetto dell’assoluzione parziale da una delle accuse, anche per Giuseppe Timpanaro, per cui si passa da dieci anni sei mesi e 47 mila euro di multa a 7 anni di reclusione. Per lui sono cadute le accuse di associazione mafiosa e di traffico di stupefacenti.
Porto, si ricorda, nel blitz Grease fu arrestato e poi, dopo un ulteriore inchiesta per cui fu arrestato, decise di collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni furono un ciclone che si abbattè a cascata su numerosi clan catanesi.
La sentenza di primo grado era stata emessa dalla terza sezione penale del Tribunale etneo nel 2021. Qui Porto è stato condannato per associazione mafiosa e varie ipotesi di estorsione.
Il dissequestro per Cintorino
La sentenza della Corte d’appello ha portato ora alla revoca del sequestro disposto nei confronti di Michele Cintorino, assolto, in relazione agli immobili che si trovano a Fiumefreddo di Sicilia. I giudici hanno disposto la restituzione all’avente diritto.
Gli avvocati Francesco Antille e Alessandro Santangelo, che assistono Cintorino, parlano senza mezzi termini della “fine di un incubo”. Cintorino, così come Reitano, esce dal processo pienamente prosciolto.