PALERMO – Il Tribunale del Riesame annulla l’ordinanza di custodia cautelare. Scarcerato Angelo Costa, uno dei 181 arrestati del blitz antimafia delle scorse settimane. È stato accolto il ricorso degli avvocati Antonio Turrisi, Angelo Barone e Valerio Romano.
Anche nell’ambito di una precedente indagine sulla mafia di Porta Nuova, denominata “Vento”, Costa era stato scarcerato.
Una scarcerazione che alimenta il giallo dei 315 mila euro sequestrati dai carabinieri. Era un continuo discutere di soldi a Porta Nuova. Se ne parlava nelle case degli indagati a piede libero che presto sarebbero stati arrestati. Il boss Calogero Lo Presti, e non solo lui, aveva invece a disposizione un cellulare in carcere.
A casa della suocera di Angelo Costa in via Carmelo Trasselli, nella zona di corso Calatafimi, i carabinieri del Nucleo investigativo hanno trovato i contanti dentro una cassaforte. Soldi della droga, secondo la Procura della Repubblica. Costa è indagato perché avrebbe fatto parte dell’associazione finalizzata al traffico con Nicolò Di Michele e, appunto, Lo Presti.
Costa e Di Michele hanno sposato due sorelle, nipoti di Calogero Lo Presti. Una volta Agata Lo Presti, moglie di Di Michele, avrebbe battuto cassa con veemenza. Pretendeva più soldi e avrebbe cercato di fare valere il peso mafioso del nonno Calogero.
Perché i militari sono andati a casa della suocera di Costa? Agata Lo Presti in una intercettazione raccontava di avere prelevato nella cassaforte dell’abitazione quanto serviva per comprare gli occhiali alla sorella Angela, moglie di Costa. Il nonno Calogero si chiedeva come mai la nipote non avesse a disposizione la liquidità necessaria.
Agata Ruvolo rispondeva che era più prudente lasciare i soldi nella cassaforte della madre, in caso di perquisizioni. Il denaro è finito sotto sequestro assieme ad un appartamento in viale Strasburgo di proprietà del boss detenuto Gregorio Di Giovanni, e le ville a Carini di Filippo Maniscalco e Roberta Presti.
Alla luce dell’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare e la scarcerazione di Costa è evidente che non è a lui che viene ricondotta la grossa somma di denaro. I sospetti si concentrano dunque su Di Michele e sul boss Lo Presti.