Mafia ennese: sconti in appello, ma pene pesanti per 18 imputati I NOMI

Mafia ennese: sconti in appello, ma pene pesanti per 18 imputati I NOMI

È il processo Caput Silente, dal titolo della maxi-inchiesta del Commissariato di Leonforte che ha decapitato il clan di Leonforte
CORTE D'APPELLO
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LEONFORTE (ENNA) – Avrebbero provato a rimettere in piedi Cosa Nostra in città, anche dopo che la polizia, con l’operazione Homo Novus, nel 2013 aveva azzerato la cosca capeggiata da Giovanni Fiorenza. Sono arrivati importanti sconti di pena in appello per gli imputati del processo Caput Silente, che riguarda tra gli altri i due figli di Fiorenza, Alex e Saimon.

Il padre, del tutto estraneo a questa indagine, dopo aver scontato la sua pena è già tornato libero da un pezzo. Tra i condannati vi sono inoltre personaggi emergenti come Gaetano Cocuzza. Pene ridotte per tutti per effetto del cosiddetto “concordato”, ma la sentenza rimane una stangata per la mafia di Leonforte.

Per Alex Fiorenza detto “u stilista”, la condanna passa da undici anni due mesi e venti giorni a 7 anni 6 mesi e 6 giorni. Saimon Fiorenza detto “u bufalu”, che era stato condannato a undici anni un mese e dieci giorni, ora ottiene uno sconto di oltre quattro anni: in appello prende 7 anni.

Le altre condanne per associazione mafiosa

Le pene più alte in assoluto vanno a Cocuzza, scesa da diciannove anni e dieci mesi a 12 anni; e a Salvatore Mauceri, che ora prende 11 anni (in primo grado erano stati diciotto anni undici mesi e dieci giorni). Cocuzza era già stato condannato al processo Homo Novus, ma lì lo accusarono solo di tentata estorsione.

Salvatore Mauceri è un fratello di Rosario, vecchio referente del clan di Enna che sconta un ergastolo per il duplice omicidio Musica-Valenti. Rosario si trova da anni in prigione e ovviamente non c’entra nulla con le storie avvenute dopo il suo arresto.

La sentenza è stata emessa dalla Corte d’appello di Caltanissetta, presieduta da Giovanbattista Tona, consiglieri Alberto Davico e Gigi Omar Modica. Confermate, sostanzialmente, le responsabilità penali, ma le condanne vengono ridotte. E’ l’effetto del giudizio di prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti e, ovviamente, di un concordato.

I due Fiorenza, Mauceri e Cocuzza vengono ritenuti responsabili di associazione mafiosa, al pari di Natale Cammarata, a cui erano stati inflitti in primo grado quindici anni e quattro mesi. Per Cammarata la pena ora è scesa a 11 anni e 8 mesi.

Tra gli imputati “minori” uno storico mafioso di Enna

Tra gli imputati c’è pure un vecchio mafioso di Enna, Salvatore La Delia (storico uomo di fiducia del padrino di Enna Gaetano Leonardo, detto “Tano ‘u liuni”). La Delia avrebbe chiesto il pizzo a un imprenditore leonfortese sugli appalti in alcune scuole di Enna e Piazza Armerina. Il gup gli aveva inflitto quattro anni e otto mesi per tentata estorsione, pena che ora scende a 2 anni.

Antonino Calì, leonfortese come quasi tutti gli imputati, prese nove anni due mesi e venti giorni. La pena ora scende a 6 anni. Nicola Guiso detto “Dario u lupu” aveva preso dieci anni. Ora per la pena scende a 6 anni e 20 mila euro di multa. Per Antonino Lo Grande, condannato in primo grado a nove anni e dieci mesi, si è scesi a 6 anni e 20 mila euro di multa.

Salvatore Piccione, che era stato condannato a nove anni e quattro mesi, ora prende 6 anni e 20 mila euro di multa. Anche Pietro Piccione ottiene uno sconto di pena: prende 6 anni e 20 mila euro di multa. In primo grado gli erano stati inflitti nove anni due mesi e venti giorni. Umberto Pirronitto prende 3 anni 1 mese 10 giorni e 2.222 euro di multa (aveva preso 4 anni 8 mesi).

Francesco Trovato, a cui erano stati inflitti nove anni due mesi e venti giorni, ora prende 6 anni e 4 mesi. Salvatore Virzì, dieci anni in primo grado, ora prende 6 anni e 20 mila euro di multa. Per Salvatore Ilardi, che aveva preso sei anni e sei mesi, ora la pena è scesa a 4 anni 1 mese 10 giorni e 18 mila euro di multa.

Il catanese Angelo Costanzo aveva preso sette anni e sei mesi: ora si scende a 4 anni 7 mesi 10 giorni e 20 mila euro di multa. Gli altri due catanesi passano da dieci anni e quattro mesi a 6 anni, Alfio Nicolosi; e da sette anni e sei mesi a 4 anni 7 mesi 10 giorni e 20 mila euro di multa, Mario Pastura.

L’associazione antiracket: soddisfatti, ma non scenda l’attenzione

Si chiude così il processo seguito alla brillante inchiesta del Commissariato di Leonforte e della Squadra Mobile di Enna. La polizia, due anni fa, ha stroncato il secondo tentativo di ricostruzione mafiosa in paese, diretta dalla Dda di Caltanissetta. Gli autori sarebbero stati per l’appunto i due fratelli Fiorenza con l’aiuto di Cocuzza, Mauceri e altre persone del posto.

Parte civile, tra le altre, oltre all’associazione Fai Leonforte e alla Fai, c’era una presunta vittima e anche il Comune di Leonforte. “L’associazione antiracket di Leonforte – recita una breve nota dell’organizzazione – esprime soddisfazione per le condanne inflitte e spera che il territorio venga sempre attenzionato dalle istituzioni, per evitare che il fenomeno possa riorganizzarsi”.

Le gravi ipotesi accusatorie: “Paga o quel proiettile è per tuo figlio”

L’accusa in primo grado è stata coordinata dai pubblici ministeri Santi Roberto Condorelli, procuratore aggiunto di Caltanissetta, e Claudia Pasciuti. Tra le imputazioni, vi è la gravissima minaccia ai danni di un imprenditore leonfortese, per cui sono stati condannati in primo grado Alex Fiorenza e Cocuzza.

Quest’ultimo si sarebbe anche esposto in prima persona, presentandosi dalla vittima e dicendo: “Tanti saluti dagli amici. Gli devi dire qualcosa?”. La richiesta sarebbe stata pazzesca: 200 mila euro entro una settimana. O la cartuccia inesplosa calibro 38 special che gli era già stata recapitata, la volta dopo, l’avrebbe “testata” suo figlio. Così era scritto in un biglietto anonimo.

Peccato per loro che l’imprenditore non chinò il capo, ma piuttosto si presentò alla polizia e denunciò tutto. Nel frattempo, peraltro, Cocuzza si era già messo nei guai con la droga ed era finito in carcere per spaccio. “U stilista”, che di questa richiesta di pizzo viene ritenuto il mandante, dal canto suo due anni fa era rimasto libero per poco tempo. Poi era stato raggiunto dalla nuova ordinanza e tornò in cella.

Cocuzza è stato condannato anche per la tentata estorsione ai danni di un barista. Assieme a Salvatore Mauceri, poi, avrebbe chiesto il pizzo, tra il 2017 e il 2019, al titolare di una ditta che montava il luna park in paese. Assieme a Pirronitto, infine, avrebbe chiesto soldi a due giovani autori di un furto. Pure i ladri, insomma, secondo Cocuzza si dovevano “mettere a posto” pagando una percentuale sul bottino.

Il traffico di droga a Leonforte e le “forniture” a Catania

Le accuse legate al traffico di droga, invece, riguardano dieci dei condannati: Cocuzza, Mauceri, Nicolosi, i due fratelli Piccione, Trovato, Calì, Guiso, Lo Grande e Virzì. Secondo l’accusa, si sarebbero associati tra loro per distribuire, in vari momenti e a vario titolo tra il 2017 e il 2019, cocaina, marijuana e hashish a Leonforte.

Il catanese Nicolosi sarebbe stato il corriere della droga per le forniture di hashish. Si sarebbe rifornito a Catania e avrebbe consegnato il fumo direttamente a Cocuzza o Mauceri, da marzo 2018 a febbraio 2019. Pastura e Costanzo, assieme ad altri due, sono ritenuti, a vario titolo e in diverse fasi, i fornitori di cocaina e marijuana.

Riguardo ai singoli presunti pusher, va evidenziato che sono stati ritenuti colpevoli in primo grado di spaccio di marijuana e cocaina, in diversi periodi, Virzì e Lo Grande; di spaccio di marijuana e hashish, sempre in vari momenti, Pietro e Salvatore Piccione, Trovato e Calì.


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