BRONTE – Richiesta di rinvio a giudizio per il sacerdote Luigi Minio, presidente dal 2013 della Fondazione “Istituto San Vincenzo de’ Paoli – Padre Marcantonio”, alias l’ospizio per anziani di Bronte, suo nipote padre Renato Minio definitivo “amministratore di fatto” e altri tre dipendenti della struttura Vincenzo Greco, Vincenzo Lembo e Rita Riolo. Le accuse: maltrattamenti ai danni di persone indifese e abbandono di persone incapaci. La notizia riportata stamattina dal quotidiano online Sudpress, ha lasciato senza parole un intero paese. Gli indagati “sottoponevano a continui maltrattamenti gli anziani ospiti”, si legge negli stralci della richiesta di rinvio a giudizio riportati nell’articolo, “rendendo loro la vita particolarmente penosa e dolorosa, aggredendoli verbalmente con ingiurie e minacce, non assicurando loro adeguati e sufficienti pasti” e “usando nei confronti degli anziani violenza fisica consistita in spintoni, schiaffi e pugni. Fatti accertati in Bronte, dal mese di agosto 2013 sino ad oggi con condotta perdurante”.
“In assenza di condizioni minime per l’assistenza agli anziani ricoverati, di condizioni igieniche sufficienti e di personale qualificato ed in numero adeguato in grado di assistere continuativamente gli ospiti della struttura (ad esempio un solo operatore per 61 ospiti nelle ore notturne), in assenza di figure professionali prescritte dalla normativa vigente (ad esempio, terapista della riabilitazione) e di adeguata e continuativa assistenza medica, – si legge ancora nei confronti dei cinque accusati – nonché abbandonavano gli anziani ospiti come risultante dal verbale di ispezione dei NAS di Catania del 13.01.2014 e di quelli sottoposti a visita medica da parte dell’ASP del distretto di Bronte, da cui emergeva che su un totale di 62 ospiti ben 30 (pari al 46%) risultavano totalmente non autosufficienti, tutte persone incapaci per vecchiaia e malattia di provvedere a loro stesse e di cui le persone indagate avevano la cura e custodia. Con fatti accertati dal 13 gennaio 2014 con condotta perdurante.”
In una struttura che accoglie circa settanta anziani, sessanta sono le vittime dei reati, alcune delle quali ormai decedute, individuate dalla Procura. Ad essere contestata a padre Luigi Minio è anche l’omessa comunicazione all’autorità di Pubblica Sicurezza delle generalità delle persone alloggiate nell’ente ecclesiastico. Attesa ora per il 5 ottobre la decisione del GIP, che, si legge dalle righe di Sudpress, lo scorso febbraio non accolse la richiesta di un primo provvedimento cautelare di arresto.