Manca il numero legale | "Salva" la maggioranza - Live Sicilia

Manca il numero legale | “Salva” la maggioranza

Il voto è slittato dopo la verifica dei presenti in Aula chiesta dal capogruppo Pd Alice Anselmo.

Ars sui contenziosi
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PALERMO – La mancanza del numero legale “salva” la maggioranza. La richiesta del capogruppo del Pd Alice Anselmo ha fatto slittare la seduta e il voto sulla mozione presentata dall’Mpa per il ritiro dell’accordo con il quale la Sicilia ha deciso di rinunciare ai contenziosi con lo Stato. Una seduta nella quale era in programma anche la mozione di censura presentata dal Movimento cinquestelle nei confronti dell’assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, in seguito alla condanna della Corte dei conti sulle “spese pazze” all’Ars.

Subito prima della richiesta di numero legale, la Anselmo aveva chiesto di rinviare il voto sulla mozione dell’Mpa in attesa di ascoltare l’intervento del governatore Crocetta, oggi assente in Aula. Richiesta che le opposizioni hanno però respinto. Un’attesa che secondo Angela Foti del Movimento cinquestelle avrebbe rappresentato una “mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento. Non siamo pupazzi a disposizione del governatore e non possiamo assecondare le esigenze di una maggioranza che non c’è”, ha affermato Foti. “Votiamo adesso, l’Aula ha tutto il diritto di farlo senza attendere il presidente”, ha ribadito Salvatore Lombardo, che presentando la mozione ha parlato di “punto nodale di questa legislatura, la più grande vergogna subita dalla Sicilia dal giorno del riconoscimento della sua autonomia”. Una rinuncia ai contenziosi, ha ricordato Lombardo, “che lo stesso presidente nel 2014 ha definito ‘furzusa’. Che vuol dire? Qualcuno ha forzato Crocetta a firmare quell’accordo?”. Il deputato dell’Mpa ha poi annunciato l’istituzione di una “commissione di indagine per quantificare il valore delle sentenze” a cui la Regione ha rinunciato con quell’accordo.

Una mozione che “va sostenuta per mettere un punto fermo e rimediare a un accordo scellerato” ha aggiunto il grillino Sergio Tancredi. Un accordo che, secondo il deputato, “dimostra la subalternità di un governo che ha deciso di piegarsi ai voleri romani”. “Il centro sinistra ha ridotto la Sicilia come la cenerentola delle regioni a statuto ordinario”, ha affermato il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone. Secondo cui il governo regionale non ha “la forza e la capacità contrattuale per rivendicare non i privilegi, ma ciò che gli spetta”.

La rinuncia ai contenziosi con lo Stato “è esemplificativo della incoerenza e della incapacità dell’esecutivo” è il pensiero di Santi Formica della Lista Musumeci. Per il quale “il governo si è lasciato scippare in maniera inopinata e illegittima di risorse che lo statuto e la Costituzione riconoscono alla nostra regione”. A prendere le difese dell’accordo è stato l’assessore all’Economia Alessandro Baccei, che al momento della sottoscrizione non era ancora un componente della giunta Crocetta. Secondo Baccei in Aula “sono state dette tante inesattezze. L’accordo con lo Stato ci ha permesso di risparmiare la ‘penale’ di 730 milioni che la Regione avrebbe dovuto pagare per lo sforamento del patto di stabilità, insieme alla promessa di 550 milioni”. L’unico punto debole di quell’accordo, secondo Baccei, “è stata la posizione di subalternità con la quale la Regione si è presentata per negoziare, creata proprio dallo sforamento del patto di stabilità”. La mozione sarà votata domani alle 16.

Davanti a Palazzo dei Normanni, intanto, la federazione italiana delle scuole materne ha protestato durante la seduta, contro l’azzeramento da parte della Regione Siciliana dei contributi verso gli istituti paritari per l’infanzia. L’emendamento che avrebbe dovuto ristabilire i finanziamenti nell’ambito del cosiddetto “ddl stralcio” non è stato discusso oggi dalla commissione Bilancio. “Un errore”, secondo il capogruppo di FI Marco Falcone, che si basa “sul presupposto che le stesse percepiscono già un contributo nazionale. Purtroppo quando argomenti delicati e complessi vengono trattati con sufficienza e pressappochismo, i risultati sono disastrosi”. Il contributo dello Stato alla Sicilia, ricorda Falcone “è di circa 10 mila euro per ogni sezione, quando nel resto del Paese raggiunge anche i 19 mila euro. Una differenza di trattamento che dovrebbe essere colmata dalla Regione, che anziché aiutare, affossa chi svolge in maniera paritaria un importante servizio pubblico”.

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