“Mio figlio io lo sogno da bambino, mentre mi accarezza la faccia. Sento il profumo dei suoi capelli, di quando era piccolo. Mi sveglio di soprassalto e mi addormento di nuovo”. Tutte le mamme hanno nel cuore, nell’intercapedine più segreta e preziosa, l’immagine della creatura in miniatura che tenevano tra le braccia, in un affresco familiare di luce e tenerezza. Per Laura Zarcone al posto di quella luce è arrivata l’oscurità. L’amore non è mai finito, ma ha assunto una piega amarissima. Quel bambino diventato ragazzo e infine scomparso in un orizzonte mai svelato, quel giovane inghiottito dal nulla è Marcello Volpe. Suo figlio. Marcello, vent’anni, si dileguò alla vigilia del suo compleanno, uscendo da casa, il 12 luglio del 2011 e non è più tornato. Laura racconta dodici anni di pena. E di speranza.
La casa di Franco Volpe e Laura Zarcone è in una zona appartata di Palermo. Oltre l’ingresso si respira affetto. Come se qualcosa che salva, nonostante tutto, fosse immancabilmente presente. Attaccato alle pareti, nel pianoforte dell’ingresso, nell’ampio e arioso salone: ovunque c’è qualcosa che ti fa sentire bene. Sulla strada che porta a un terrazzo accogliente, con la pomelia di rito, ci sono due pappagallini che non smettono un attimo di gorgheggiare. Ascolti un canto che offre pace. Su un mobile ci sono le foto di Marcello di un tempo e di come era nel momento del niente che l’ha assorbito. Mancano le foto di come sarebbe adesso.
Laura si siede e racconta quello che rimane oltre la carezze e il figlio bambino che si trasforma in visione quasi ogni notte: “Ho regalato dei giocattoli a una associazione. Poi ho sognato mio figlio alla porta, con una ragazza accanto e una bambina in braccio. Ed ero dispiaciuta perché i giocattoli non ci sono più. In questi dodici anni non abbiamo mai perso la fede. Confidiamo sempre che possa tornare. Cosa è successo davvero? Non lo so. Non ho la più pallida idea. Alla squadra mobile di Palermo abbiamo incontrato soltanto persone meravigliose e attente che non ci hanno mai fatto sentire soli e che sono andate oltre il semplice discorso professionale”.
Giusto un anno fa, un presunto ‘avvistamento’ a Milano, forse un miraggio o chissà. “Un amico dell’altro mio figlio, che giocava a scacchi con Marcello, ha incontrato un ragazzo molto simile. Glielo ha chiesto: ‘Sei Marcello?’. Quello ha avuto una reazione quasi furiosa: ‘Ma che dici? Ma chi è Marcello?’. E si è dileguato. Perché ha agito in quel modo? Sempre a Milano abita l’ex maestra di scuola che ha il marito tranviere. Tutti i tranvieri tengono continuamente gli occhi aperti. Chi è mio figlio? Un ragazzo molto curato, che si preoccupava di essere sempre pulito e in ordine. Se doveva andare in gita scolastica, preparava lo zaino due settimane prima”.
Laura Zarcone racconta quel giorno, il 12 luglio del 2011. “In ufficio mi sono accorta di avere dimenticato il telefonino. Ho chiamato casa, mi ha risposto proprio Marcello. Non sapevo che non ci saremmo più sentiti. A un certo punto mi ha telefonato Franco, mio marito, nel frattempo ero tornata in possesso del cellulare: ‘Marcello non c’è più. Marcello è sparito’. Ci siamo subito allarmati, perché non era un comportamento da lui. Anna, una ragazza che lavorava in un panificio vicino, l’ha visto passare. Era martedì. Abbiamo avvisato la polizia. Il sabato successivo il suo telefonino è stato acceso per qualche istante all’Arenella. Lo hanno cercato da cima a fondo, senza nessun risultato”.
E’ una storia incomprensibile. Marcello che dice al fratello che sta uscendo per andare a lavorare nel reparto di falegnameria di cui era apprendista. Marcello che sa di avere una festa già pronta per il suo ventesimo compleanno. Marcello che porta con sé soldi, chiavi di casa, ma non i documenti. Marcello che finisce, con il suo volto, sui muri tappezzati in un disperato grido d’aiuto. Marcello di cui si parla a ‘Chi l’ha visto…’.
Laura si alza un attimo, rovista tra le foto sul mobile, e si siede di nuovo: “Ecco Marcello”. Due fotografie. In una c’è un bambino, con i capelli biondi che sarebbero diventati castani. Nella seconda, dal cellulare, l’ultimo reperto disponibile. I pappagallini gorgheggiano. La casa dell’amore resiste, nonostante tutto. La pomelia inondata di sole, nel terrazzo, è una bandiera che non si arrende. La domanda non è mai cambiata. Ragazzo, figlio amato e smarrito, dove sei adesso?