Luciano Abbonato nuovo assessore al Bilancio, Cesare Lapiana vicesindaco e il caso Marchetti definitivamente archiviato. Leoluca Orlando si presenta a Sala delle Lapidi, circondato dalla sua giunta, e in una conferenza stampa dallo stile poco ortodosso prova a fare luce sulle dimissioni dell’ex generale della Guardia di Finanza, che proprio venerdì scorso si è dimesso scatenando un putiferio a Palazzo delle Aquile.
Il Professore ostenta la solita sicurezza, ma il fatto che legga alcuni fogli appositamente preparati è il primo sintomo della necessità di soppesare le parole accuratamente, vista la delicatezza della situazione. Le dimissioni di Marchetti sono infatti diventate un caso nazionale e perfino il partito è intervenuto per richiamare Orlando a più miti consigli. E infatti il sindaco legge il suo discorso, legge la lettera inviata al generale venerdì scorso, risponde a qualche domanda ma non a tutte e decide di non fare alcuna polemica con Marchetti, “sfuggendo” ai giornalisti. “Non commento”, è stato il leitmotiv del sindaco che non ha però rinunciato a riservare qualche stoccata all’ex vice. “L’Amministrazione comunale non è una porta girevole da cui si entra e si esce in base alle proprie convenienze”, ha sentenziato il Professore che ha anche definito “inopportuno” il paragone della cabina di regia sulle partecipate a una “cena fra amici con pizza e birra”.
“L’amministrazione è impegnata a mettere in sicurezza il Comune e le società partecipate, per dare una speranza di futuro possibile dopo dieci anni di barbarie”, ha continuato Orlando, che ha anche puntato il dito non solo contro il precedessore Diego Cammarata – “Le responsabilità di tutto questo sono dell’amministrazione precedente e tutti i suoi accoliti, dagli skipper a chi dopo aver depredato l’Amia è fuggito in Senato” – ma anche contro gli attuali vertici delle società partecipate che non hanno lasciato la poltrona, come quelli della Sispi, contro i commissari dell’Amia – “che mentre i lavoratori stanno lavorando in condizioni pesantissime per far tornare la situazione nella normalità, continuano ad incassare stipendi milionari la cui esatta entità viene tenuta nascosta” – e perfino contro il commissario Luisa Latella. Un attacco, quest’ultimo, giunto un po’ a sorpresa, viste le parole di stima che fin dal suo insediamento il sindaco aveva pronunciato nei confronti dell’ex prefetto. “Stiamo compiendo le nostre scelte politiche, che prevedono di non licenziare e di non aumentare le tasse, nonostante le lacune lasciate dalla Latella che non è stata in grado di evitare il default”. E in un turbinio di accuse, sul banco degli imputati finisce anche il governo nazionale: “A parte il ministro Cancellieri, che è molto preoccupata come noi per l’ordine pubblico, poi non ha fatto nulla e non produce atti”. Una bordata diretta anche al ministro Passera, reo, a dire del sindaco, di non rivelare i compensi dei commissari Amia e di non aver risposto alle sue missive.
GESIP
Governo tirato in ballo specie per l’emergenza Gesip, problema che da qui a qualche settimana si riproporrà in tutta la sua gravità vista la mancanza di fondi. “La Gesip è già in liquidazione – ha tenuto a precisare Orlando – e va liquidata entro il 31 dicembre. Bisogna capire se fare la new company con l’aiuto dello Stato oppure no. Ma se non c’è l’aiuto del governo, saranno tutti licenziati. E io sto fermamente con gli operai della Gesip, come sono vicino a quelli dell’Amia che hanno lavorato anche di domenica e a Ferragosto mentre i commissari continuano a ingrassare”.
COMUNE IN DEFAULT
Un attacco a tutto campo, diretto anche ai grandi partiti nazionali – “che avendo perso le elezioni a Palermo pensano di vendicarsi determinando l’immobilismo del Governo nazionale, gente che pensa di poter usare le città e i cittadini come merce di scambio o, peggio di ricatto ” – motivato dalla disastrata situazione dei conti del Comune specie dopo la spending review di Mario Monti che ha spinto il Ragioniere generale, il 7 agosto, a dichiarare il bilancio in squilibrio.
“Sappiamo che il Comune è sull’orlo del default perché i tagli nazionali e regionali hanno sottratto una somma di circa 12 milioni di euro nel 2012 che potrebbero arrivare ad oltre 40 a regime dal 2013. Ma sappiamo che il default è l’ultima soluzione possibile, perché il dissesto finanziario significa l’aumento delle tasse al massimo possibile, il licenziamento o la messa in mobilità di migliaia di lavoratori, l’interruzione di servizi essenziali per la città”. Una situazione al limite, il cui prezzo non va fatto pagare ai cittadini: “Noi faremo di tutto non solo per evitare la macelleria sociale ma anche per evitare che le conseguenze negative del risanamento siano pagate dalle classi sociali già colpite dalla crisi. Hai diversi modi di uscire dalla crisi, esistono diverse modalità, ma chi viene eletto deve essere coerente con quanto detto in campagna elettorale”.
E i numeri, a ben vederli, appaiono impietosi. Il bilancio del Comune è di circa 1,1 miliardi, di cui appena 11 milioni per investimenti, meno dell’uno per cento; appena 35mila i fondi europei ottenuti lo scorso anno e tagli per il 2012 tra i 6,7 e i 12 milioni, che diverranno 26,5 (fino a 36) per il 2013. Inevitabile che, tra tagli regionali e nazionali, il bilancio pluriennale sia in squilibrio. Adesso toccherà aggiustarlo e il problema è come. Il consiglio comunale la prossima settimana approverà il consuntivo, che conta 5,8 milioni di avanzo, e poi tratterà quello di previsione per il 2012 che va esitato entro il 31 ottobre. “Paghiamo ogni anno 250 milioni alle società partecipate e abbiamo con le aziende 240 milioni di debiti, praticamente mezzo bilancio”, ha detto Orlando che ha però ribadito l’intenzione di non aumentare le tasse. Ma a questo punto risulta difficile capire dove verranno presi i soldi, specie dal momento che il governo centrale ha imboccato la strada dell’austerity.
ABBONATO E LAPIANA
Una situazione d’emergenza con cui avrà a che fare, sin da subito, l’assessore Abbonato, che ha giurato dopo la conferenza stampa. E la scelta dell’ex direttore generale del Comune si presta a molteplici chiavi di lettura. Perché se è vero che la sua “promozione” ad assessore è uno sgarbo a Marchetti, che ne aveva osteggiato la nomina a direttore generale, è anche vero che lo spostamento in giunta risolve, almeno per il momento, la questione della legittimità della scelta di un esterno. Proprio Marchetti, infatti, ha parlato di un’illegittimità realizzata grazie a un parere dell’avvocatura comunale morbido e addirittura in contraddizione con uno precedente risalente a sei anni prima, quando c’era Cammarata. “Per il momento le funzioni del direttore generale saranno spalmate tra il segretario e i capi area”, ha detto Orlando che ha anche aggiunto: “Tutte le città nominano un esterno, lo faremo anche noi. La determina resta valida”. Una difesa d’ufficio che sa più di marcia indietro, nei confronti di una decisione che, visti i costi (180mila euro l’anno), aveva scatenato una piccola rivolta specie sul web. Nominato anche il vicesindaco: sarà Cesare Lapiana, attuale assessore al Bilancio, scelta fatta “per sottolineare quanta importanza diamo alle Aziende partecipate, al loro ruolo di servizio per la città”.