PALERMO – Nuova rogatoria in Spagna. E nuovo giro di interrogatori. Sono ancora tanti, troppi i punti oscuri sulla morte di Mario Biondo. La Procura di Palermo continua a credere che il cameraman palermitano sia stato assassinato nonostante le autorità spagnole abbiano archiviato il caso come suicidio.
Da qui la necessità di tornare a Madrid per sentire, ed è la seconda volta, la moglie Raquel Sanchez Silva, alcuni giornalisti e amici della vittima. Non convincono alcuni commenti postati sui social network. L’ipotesi è che qualcuno posa sapere più quanto abbia finora raccontato. E così i pubblici ministeri Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, a fine mese, voleranno in Spagna, anche sulla spinta delle richieste dei familiari della vittima, avanzate tramite gli avvocati Toni Palazzotto e Carmelita Morreale. C’è coincidenza fra i dubbi emersi dalle indagini disposte dai pm e quelle volute dai parenti che hanno pure “assoldato” la criminologa Roberta Bruzzone.
Il cadavere del cameraman fu trovato dalla domestica nella sua abitazione di Madrid. Era il 30 maggio 2013. Il giovane aveva una pashmina di seta legata al collo e fissata a una libreria. Secondo la ricostruzione delle autorità spagnole Mario Biondo era in piedi, con le ginocchia leggermente piegate. I parenti non hanno mai creduto al suicidio. Nulla faceva presagire che Mario potesse arrivare ad un gesto estremo. La sua carriera era ad una svolta. Dopo l’esperienza nella troupe della versione spagnola del programma televisivo l’Isola dei Famosi, c’erano in cantiere altri programmi. Durante le riprese in Honduras aveva conosciuto la bella e famosa presentatrice tv Raquel Sanchez Silva. Una passione travolgente culminata nel matrimonio celebrato a Taormina. La sera prima della morte aveva parlato con i familiari e programmato un loro viaggio in Spagna. Insomma, il suo non era certo il profilo psicologico di un uomo che da lì a poco avrebbe deciso di togliersi la vita.
I pm palermitani decisero di fare riesumare il cadavere per eseguire l’autopsia. Il medico legale definì plausibile l’ipotesi del suicido, ma sottolineò le tante zone d’ombra nella dinamica. Poi, una perizia di parte arrivò a conclusioni opposte, suffragando l’ipotesi dell’omicidio. Ecco perché a luglio i pm hanno chiesto e ottenuto sei mesi di proroga delle indagini dal giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa. Tanti i quesiti ancora senza risposta: se la vescica di Mario Bondo era piena con quali campioni fu eseguito l’esame da cui sarebbe emerso l’uso di sostanze stupefacenti? Sul capo della vittima inoltre c’era il segno di un colpo, forse inferto con una cintura; simulando delle prove di carico è emerso che la libreria non avrebbe potuto reggere il peso del corpo di un uomo nella fase compulsiva di un suicidio; le ipostasi, cioè i ristagni di sangue, sono compatibili con una posizione supina diversa da quella in cui fu ritrovato il corpo; sarebbero stati riscontrati degli strani accessi nel computer di Biondo nei giorni successivi alla morte; strane sarebbero pure alcune operazioni eseguite con la carta di credito nelle ore precedenti al delitto.