Maurizio, dove ci porti? Ricordi “Itaca” di Lucio Dalla? Riascoltala: “Capitano che hai negli occhi il tuo nobile destino, pensa mai al marinaio a cui manca pane e vino…”. Ecco, caro presidente, la ciurma rosanero è attonita come l’ultimo mozzo dell’equipaggio di Ulisse. Forse stiamo tornando a casa e il vento è propizio. Forse ci attendono incognite e mostri. Lo sai anche tu, presidente, il palermitano medio per ora pensa a Palombo della Samp con le mani giunte e in lacrime per chiedere scusa. Ci pensa e si gratta il grattabile.
Caro presidente, lasciamo perdere il tuo bisogno impellente di una rivoluzione a ogni piè sospinto. Analizziamo la direzione che la prua della barca lascia intendere. Silvestre è arrivato, un buon affare. Tuttavia, nel frattempo, è venuto a mancare il portiere (e i mancati miracoli del pur simpatico Benussi sono uno dei motivi della cocente eliminazione avverso il Thun), l’assetto tattico si è ingarbugliato e l’attacco è un rebus. Tornerà Amauri? Potrebbe essere una discreta idea e non è detto che lo sia. Il Palermo non è più come il Parma, con il massimo rispetto. E’ una società che, dopo i recenti campionati, dovrebbe nutrire ambizioni diverse. Siamo più poveri senza Pastore, per il talento individuale e per la sua capacità di incollare il centrocampo all’attacco. L’unico campione vero rimane Miccoli.
Caro presidente, a questo Palermo serve almeno un altro fuoriclasse, senza disdegnare altri buoni giocatori. La via Garroniana al calcio può essere disastrosa. Stiamo attenti.