Il commando mafioso entrò in azione a Mazara del Vallo

I killer e la fuga in mare, 30 anni fa l’attentato a Rino Germanà

Il commando entrò in azione a Mazara del Vallo

“Spesso mi chiedo perché non sono morto e non so darmi una spiegazione, quell’attentato non è stato fatto solo nei confronti miei ma di tante altre persone che si trovavano a mare, visto che il commando non ha avuto pietà a sparare mentre mi trovavo in acqua. Il destino ha voluto che rimanessi vivo e la vita, dopo il ’92, ha regalato a me e mia moglie un terzo figlio, Francesco”.

Rino Germanà, ex questore in pensione, ricorda ogni istante di terrore quel 14 settembre 1992. Da oggi una lapide commemora l’attentato che subì trent’anni fa sul lungomare Fata Morgana di Mazara del Vallo. Il commando, inviato da Totò Riina e formato da Leoluca Bagarella, Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro, fece fuoco, ma Germanà riuscì a salvarsi perché si tuffò in mare.

“Oggi ritornare qui mi fa uno strano effetto perché torno indietro con la memoria a 30 anni fa, quando facevo il poliziotto in questa città e sono scampato alla morte – racconta -. Colgo il desiderio di umanità che è presente tra i mazaresi e che oggi me lo testimoniano con affetto”.

Alla cerimonia sono stati presenti il questore di Trapani Salvatore La Rosa, il sindaco Salvatore Quinci, il vescovo monsignor Domenico Mogavero.

Le offese di Totò Riina

Nei colloqui di Totò Riina, intercettati qualche anno fa nel carcere milanese di Opera, il padrino corleonese si gonfiava il petto per quell’attentato e si rammaricava per il fatto di non avere compiuto la missione di morte: “Partivamo la mattina da Palermo a Mazara. C’erano i soldati poverini a fila indiana a quel tempo… era pomeriggio, tutti i giorni andare a venire, da Mazara. A chi hanno fatto spaventare? A nessuno, che poi quello si è buttato in mare”.

“Questo Germanà, il commissario di polizia, sono andati ad ammazzarlo, gli hanno sparato – aggiungeva Riina -… figlio di puttana, si salvò nell’acqua con tutti i pantaloni, tutte le cose nell’acqua… c’erano questi questi fratelli Graviano… erano picciriddi… gli è sembrato una cosa troppo facile”.

Sulle sue capacità di “grandissimo investigatore” si sofferma Massimo Russo, che alle indagini sulla mafia trapanese ha dedicato una grossa fetta della sua vita professionale: “E’ l’esempio, per fortuna vivente, della vera antimafia: antieroe, serio, riservato, senza etichette, che non ha ‘spettacolarizzato’, né mai strumentalizzato la sua vicenda umana e professionale e che non hai mai chiesto nulla: e che dallo Stato e da tutti noi ha ricevuto meno, molto meno di quello che meritava”.

“Una vera icona, altro che antimafia farlocca”

Le parole di Russo sono dure: “Una vera icona, a dispetto di certa antimafia farlocca, folcloristica, parolaia, di auto blu a sirene spiegate, costruttrice di carriere, di interessi e relazioni se non anche di affari, che ha strumentalizzato storie e dolori, che cerca la vetrina, che parla di eroi per costruire le proprie fortune, che ha fatto e continua a fare tanti danni. Ma nessuno alla mafia”.

Ed invece Germanà “li ha fatti, avendo avuto il fiuto per scoperchiare le pentole giuste, ha fatto tanti danni alla componente militare di Cosa Nostra ma anche a quella colletti bianchi e per questo il gotha di Cosa nostra attentò alla sua vita a Mazara del Vallo dove per una scelta scellerata se non criminale del Viminale era stato mandato nuovamente a dirigere il Commissariato. La sera stessa Germanà era a Roma, nella ‘guerra’ tra lo Stato e la mafia non c’è stato più posto per lui: voglia di proteggerlo o di levarlo di mezzo?“

“23 maggio, 19 luglio e 14 settembre: un sequenza di orrore mafioso e terroristico che deve essere letto unitariamente per tentare di capire altri pezzi di verità, forse i più difficili da conseguire – conclude Massimo Russo -. Ma dell’attentanto a Germanà si è sempre parlato poco: in Italia si è eroi solo se si muore. E perché avere gli eroi fa comodo Gli ultimi anni Germanà li ha trascorsi come Questore di Forlì e poi di Piacenza: con tutto il rispetto, come avere Messi e farlo giocare a basket”.


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