PALERMO – “Il Megafono? Non è composto solo da me, ma anche da me”. Il presidente della Regione Rosario Crocetta non frena, ma rilancia. Rivendica di essere il fondatore di quello che nei mesi, a turno, è stato un movimento, un partito, un’idea, un’associazione culturale. Ma che ha eletto deputati, consiglieri e ha fondato circoli in tutta la Sicilia. Poche ore prima, Totò Cardinale sedeva a capotavola in una riunione politica tra il governatore e il gruppo dei Drs, di cui l’ex ministro è orgogliosamente fondatore e ispiratore. E tale viene considerato dagli esponenti della nuova formaazione politica sorta a Sala d’Ercole.
C’è solo un piccolo particolare a rendere questa situazione appena un po’ opaca. Crocetta e Cardinale sono due dirigenti del Partito democratico. E tra le fila del Pd, l’”ubiquità” dei due big inizia a essere un po’ indigesta. Così, il presidente della commissione regionale di garanzia Giovanni Bruno ha convocato per mercoledì prossimo una riunione. Bisognerà ancora una volta sciogliere un nodo che sembrava, invece, essere stato risolto: la doppia appartenenza, appunto.
Ancora una volta. Già, perché la vicenda “Megafono” era stata già al centro delle polemiche interne al partito. Ed era finita proprio sui tavoli della commissione, stavolta nazionale, di garanzia. In quella commissione sedeva proprio Giovanni Bruno. La deliberazione della commissione nazionale, aveva fissato dei paletti molto chiari: il Megafono non può essere un partito in competizione col Pd, non può strutturarsi sul terrtiorio, mentre gli esponenti Pd che partecipano alle competizione regionali o amministrative, hanno l’obbligo di aderire ai gruppi consiliari o parlamentari dei democratici. Un obbligo che il Pd ha faticato parecchio a far assolvere al più “illustre” democratico di Sicilia. Sono serviti mesi, e infuocate direzioni regionali, infatti, per convincere Rosario Crocetta a traslocare dal gruppo “Lista Crocetta-Megafono” per aderire appunto al Pd. E disegnare così, i contorni chiari di un paradosso. La “Lista Crocetta” è senza Crocetta.
Ma il presidente, come detto, oggi sembra rilanciare. Ancora una volta. “Faccio parte anche del Megafono e non intendo tradire la fiducia delle tante persone, dei tanti giovani che hanno creduto in questo sogno”. Un’uscita probabilmente non casuale. Visto che a fine maggio si terranno le elezioni amministrative. E in una circolare diffusa proprio dalla commissione di garanzia si fa riferimento a questa questione. “In relazione alla prossima tornata elettorale del 25 maggio 2014, – si legge nella nota – si richiamano le SS.VV in indirizzo a verificare l’applicazione puntuale delle norme statutarie e regolamentari in materia; le commissioni provinciali di garanzia sono invitate a vigilare con attenzione la loro applicazione sia in fase di predisposizione delle candidature sia a risultato elettorale ottenuto”. Il timore, che appare oggi assai fondato, è che nei vari Comuni nei quali si terranno le elezioni, possano sorgere liste del Megafono e dei Drs, oltre che liste civiche che fanno chiaramente riferimento a questi movimenti. “Cardinale dDimentica- sussurra qualche big del Pd – che sua figlia è un deputato del partito democratico?”.
Eppure, la situazione sembrava essere stata risolta. Dopo la deliberazione della commissione di garanzia nazionale, qualche mese fa, alla commissione regionale toccava in qualche modo l’esecuzione di quella decisione. Ma il partito avrebbe, di fatto, deciso di “temporeggiare”. Un atteggiamento blando, accompagnato dalle polemiche per un potenziale caso di “conflitto di interesse”. Nei giorni in cui la commissione, presieduta dal catanese Giacomo Torrisi, avviava l’istruttoria, il presidente Crocetta nominava il iglio del presidente, Jacopo Torrisi, vicepresidente del Teatro Stabile (“ma a titolo gratuito”, la replica in quei giorni). Nel frattempo, però, lo stesso Torrisi era stato inserito – e non a titolo gratuito – anche nell’ufficio di gabinetto dell’assessore al Turismo Michela Stancheris.
Quanto basta per far storcere il naso a molti esponenti del Pd. Che adesso potrebbero tornare sull’argomento. “La convocazione della commissione – spiega il presidente Giovanni Bruno – è un atto dovuto e consequenziale alla delibera della commissione nazionale, ed è finalizzato a fare chiarezza su accordi e liste civiche. Su questa vicenda non possiamo più consentire confusione di ruoli e risse nei territori su argomenti già chiarite dello Statuto. Uno Statuto che noi faremo rispettare, a tutela delle minoranze più che delle maggioranze”.
Un’azione di “prevenzione” la definisce Bruno, in vista delle amministrative. Ma il tema delle “regole”, come spesso accade, sta incendiando il Pd anche su un altro fronte. Quello delle liste per le elezioni europee. Anche in questo caso, il presidente Crocetta – nelle vesti, per carità, di dirigente del Pd e non di governatore – ha auspicato la presenza del senatore Beppe Lumia. Escluso proprio in seguito al rispetto delle norme dello Statuto del Pd. Norme che – al fine di favorire il rinnovamento nel partito – impediscono la candidatura di chi ha ricoperto cariche per un numero di anni pari a tre mandati. Dopo l’esclusione di Lumia, però – che potrebbe, a quanto pare, essere ripescato dalla direzione nazionale del partito – qualcuno ha puntato l’indice anche contro gli altri due candidati “di lungo corso”: Giovanni Barbagallo e Antonello Cracolici. In questi due casi, però, le norme dello Statuto non impedirebbero le candidature. Lo Statuto regionale, infatti, all’articolo 26, quello che dispone i limiti per i mandati, prevede che “non è ricandidabile da parte del Partito Democratico Siciliano per la carica di componente del Parlamento Europeo, Nazionale e dell’Assemblea Regionale chi ha ricoperto dette cariche per la durata di 3 mandati”. Quindici anni, circa. Una norma che – così com’è – avrebbe sbarrato la strada anche a Cracolici e Barbagallo.
Ma a quella norma ne segue un’altra: “Eventuali deroghe al comma precedente, tenuto anche conto dei diversi sistemi elettorali, – si legge infatti – devono essere deliberate dalla Direzione Regionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti, su proposta motivata della assemblea del livello territoriale corrispondente”. E la direzione regionale, in effetti, ha sottoposto al voto, approvando, quasi all’unanimità, quelle candidatore. Operando, quindi, la deroga necessaria. Qualcuno obietta che – in caso di elezioni europee farebbe fede lo Statuto nazionale. In questo caso, però, la durata dei mandati fa riferimento solo ai ruoli di deputato nazionale ed europeo. Norme che, quindi, fermerebbero solo la corsa di Lumia, appunto. In questo caso, la deroga dovrebbe essere concessa dala direzione nazionale. E pare che l’unico siciliano in direzione, Davide Faraone, le pensi come Crocetta: “Lumia va candidato”.