Meloni a Palermo, il giorno della rabbia e delle polemiche

Meloni a Palermo, il giorno degli scontri e delle polemiche

La tensione. Cronaca di una giornata difficile. Le reazioni.

Ieri, Palermo ha vissuto il suo giorno della rabbia, a margine del comizio di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, considerata futura premier in pectore da molti osservatori. Ci sono stati scontri e parapiglia, come abbiamo riassunto nella cronaca di una serata destinata a incendiare una campagna elettorale già aspra. Non possono mancare le reazioni, mentre si approssima la data del 25 settembre, l’election day che in Sicilia vedrà l’accorpamento delle politiche e delle regionali. Sul merito delle vicende di ieri, che hanno visto pure il coinvolgimento, suo malgrado, di Alessia Candito, una brava cronista di ‘Repubblica’ che si trovava lì, semplicemente, per fare il suo lavoro, non resta che pretendere la massima chiarezza. Intanto, è il contesto che preoccupa, se guardiamo a un orizzonte temporale oltre le elezioni, davanti ai possibili annunci di una stagione di tensione.

“Vogliamo spiegazioni”

Fausto Melluso, una vita a sinistra, già consigliere comunale, ha scritto un lungo post su Facebook. Ne pubblichiamo un corposo stralcio: “Io penso che in un Paese civile si debba poter contestare una leader che si appresta a diventare Presidente del Consiglio dei Ministri, e credo naturalmente che ci debba essere un presidio delle forze dell’ordine attento a garantire a tutti la possibilità di manifestare, naturalmente senza violenze. Lo penso in generale, in particolare poi accettando di stare lontani dal comizio, non provando a forzare per raggiungere l’iniziativa principale; senza quindi in sostanza essere di alcun disturbo. Se i manifestanti non riescono a defluire ed è in quel momento che pare siano stati i disordini principali, qualcuno dovrebbe dare qualche spiegazione. In particolar modo quando l’uso della violenza appare così superfluo, gratuito, indiscriminato al punto da colpire una cronista, Alessia Candito, che stava facendo bene il suo lavoro e che di certo “non se l’è andata a cercare”.

Bobo e gli altri

Una richiesta di chiarezza che si aggiunge ad altre già registrate (qui è possibile leggere la ricostruzione della questura). Uno dei più risoluti è Bobo Craxi, esponente socialista, candidato all’uninominale Palermo 2 per il centrosinistra: “I manganelli apparsi al comizio della Meloni sono un fatto grave, una misura assolutamente sproporzionata ed un triste presagio di quel che sta per accadere nel paese. Chiederò stamane al questore di Palermo la ragione di questa violenza verso pacifici avversari politici della signora Meloni. In questi giorni per quattro fischi hanno piagnucolato e hanno ottenuto una inutile prova muscolare delle forze dell’ordine. La verità è che ci sono apparati dello Stato che si sono messi al servizio della campagna elettorale di Fratelli d’Italia perché ritenuti vincenti. Ne hanno fatto le spese ieri sera a Palermo le giovani femministe malmenate per aver protestato contro le pericolose banalità che esprime la signora Meloni sui diritti delle donne”. Ecco il commento del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: “È inaccettabile che a margine di un comizio elettorale, momento di libera espressione del proprio pensiero, certi toni possano superare i limiti, tanto da sfociare in attimi di tensione tra manifestanti e forze dell’ordine, come è avvenuto stasera (ieri sera, ndr) in alcune vie del centro città”.

Il lavoro di chi informa

E c’è una sottolineatura necessaria da compiere circa il lavoro dei giornalisti, di chi si trova in mezzo a situazioni complicate per informare, per onorare la sua professione. “L’Associazione stampa parlamentare siciliana – si legge in una nota – si schiera a fianco dei colleghi giornalisti che ieri pomeriggio sono stati coinvolti in alcuni episodi per le strade di Palermo durante gli interventi della polizia mentre in piazza Politeama era in corso il comizio della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. In particolare, l’Associazione si stringe attorno alla cronista di Repubblica Alessia Candito, colpita e caduta per terra mentre stava documentando l’intervento degli agenti in tenuta antisommossa nei confronti di alcuni manifestanti scesi in piazza per contestare e tenuti a distanza dal comizio elettorale. Solidarietà anche a tanti altri cronisti e operatori spintonati durante le fasi concitate in via Ruggero Settimo e al collega giornalista identificato dalle forze dell’ordine solo perché stava scattando delle foto ai cartelli mostrati dai manifestanti”. Una puntualizzazione sacrosanta sul ruolo di chi racconta, spesso rischiando in prima persona. (Roberto Puglisi)


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