“Figlioccio sono a Palermo”: Messina Denaro era uno di famiglia

“Figlioccio sono a Palermo”: Messina Denaro uno di famiglia

I Bonafede hanno offerto copertura e assistenza al latitante

PALERMO – Un intero nucleo familiare al servizio di Matteo Messina Denaro. Pezzo dopo pezzo emerge un legame indissolubile fra il padrino di Castelvetrano e i parenti di Leonardo Bonafede, capomafia di Campobello di Mazara ormai deceduto.

Rapporti consolidati e antichi, che risalgono al periodo in cui era vivo il padre di Matteo, don Ciccio Messina Denaro. Il geometra Andrea Bonafede e il cugino omonimo, impiegato comunale, sono stati arrestati nelle scorse settimane. Oggi è toccato seguirne le sorti ad un altro cugino, Emanuele Bonafede, e alla moglie Lorena Lanceri. Lui fa il bracciante agricolo e il cameriere in un ristorante, lei la casalinga. Altri componenti della famiglia avrebbero offerto copertura a Messina Denaro.

I coniugi hanno avuto rapporti con il boss almeno dal 2017. E cioè dall’epoca della cresima del figlio Giuseppe. Non ci sono di mezzo solo i soldi che il boss avrebbe dato per comprare il regalo di cresima, un Rolex Oyster Perpetual da 6.300 euro. Messina Denaro ha annotato la spesa nella sua contabilità (“6.300 orol”) e i carabinieri hanno trovato il riscontro dei pagamenti nella gioielleria Matranga di Palermo dove il prezioso orologio è stato comprato.

In un audio del 13 gennaio scorso Messina Denaro si rivolgeva al ragazzo dicendo: “Figlioccio io sono a Palermo…”. E il giovane lo chiamava “parrino”. Secondo la Procura di Palermo e il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, “non soltanto i due coniugi ma anche il figlio Giuseppe, ben conoscevano la vera identità del loro ospite”.

Il 17 aprile 2021 Giuseppe Bonafede aveva intenzione di ricevere amici a casa (“vorrei fare venire i ragazzi… siamo in 4”) e chiedeva alla madre di avvisarlo quando il “parrino” se ne fosse andato (“fammi sapere quando”), salvo prendere atto a malincuore (“mah”), del netto rifiuto della madre (“no affermativo”). Messina Denaro era ancora a casa come è emerso dal tracciamento dell’utenza telefonica in uso al capomafia.

Ed ancora il 27 luglio 2022 Bonafede jr avrebbe dovuto ricevere la consegna di libri (“ho ordinato libri di ingegneria e arrivano domani”) ma avrebbe potuto non trovarsi in casa (“domattina vado a fare colazione alle 10.30”) e temeva, quindi, di creare problemi al “parrino” (“e se viene il parrino”).

I pizzini trovati dopo l’arresto hanno svelato la corrispondenza. Lorena Ninfa Lanceri è stata “coperta” nei messaggi di Messina Denaro Matteo (sia in entrata che in uscita) con diversi nomi convenzionali. A volte la chiamava “tramite”, altre “Lesto”. Parola, quest’ultima, che appare in un appunto rinvenuto nel covo del latitante. L’11 aprile 2022 il capomafia stragista annotava che tramite “Lest” aveva consegnato la posta indirizzata a “cugino” (e cioè l’insegnante Laura Bonafede) e a “Tan” (si tratterebbe di Maria Gentile detta Tania, la figlia di Laura Bonafede). Anche la ragazza avrebbe intrattenuto una corrispondenza con il capomafia che ne tesseva le lodi rispetto alla figlia Lorenza Alagna.

Che “Lesto” sia Lanceri emergerebbe dai messaggi “WhatsApp” con i quali la donna raccontava ad un’amica di avere ricevuto da “Francio” (Francesco Salsi e cioè Messina Denaro Matteo) un quadro in regalo. Del quadro si parla nella contabilità del latitante (“50.00 LESTO REGA QUAD”). E si parla di un altro nome, “Malo”, abbreviativo di “Maloverso”, nome in codice attribuito dal latitante ad Emanuele Bonafede, l’ultimo a finire in carcere tra i membri di una famiglia al servizio del latitante.


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