Messina Denaro, San Valentino, gli affari: 27 anni con la maestra

Messina Denaro, San Valentino, gli affari: 27 anni con la maestra

Si sono conosciuti nel 1996. La lettera della figlia

PALERMO – Si sentivano al sicuro, amate e protette dal capomafia. E Matteo Messina denaro ricambiava i sentimenti di Laura Bonafede e della figlia Martina Gentile.

Quelle della madre erano spesso parole d’amore. Sua è la dedica a firma “BIu” (uno degli alias della donna) nel giorno di San Valentino 2008 rinvenuta su uno dei diari “Libricino n. 1” tenuti da Matteo Messina Denaro e sequestrati all’interno della casa di campagna di contrada Strasatto-Paratore a
Castelvetrano, abitata da Rosalia Messina Denaro
.

Messina Denaro e la maestra

Prova del legame tra il padrino e Bonafede sono anche un biglietto scritto dalla donna per il 50esimo compleanno di Messina Denaro (oggi ne ha 60), in cui la maestra diceva di ritenersi “Fortunata a far parte della tua vita”. Si erano conosciuti nel 1996, quando il padre e capomafia Leonardo Bonafede, le aveva dato il permesso di fargli visita.

Le tracce dei rapporti sono costanti nei pizzini, miniera di preziose informazioni. Il latitante era ossessionato dalla contabilità. Appuntava ogni spesa. Ad esempio nei mesi di giugno e agosto del 2022 “LAU REGA” e “REGALO PULC” .

I pm non hanno dubbi: si tratta di soldi destinati ad acquistare regali per Laura Bonafede, nata a giugno del 1967, e per la nipotina, figlia di Martina, (soprannominata anche “Pulce”), nata in agosto.

Gli appunti sul “Van Gogh”

Messina Denaro teneva un diario. In copertina un quadro di Van Gogh, “il mio pittore preferito”. Vi raccoglieva le confidenze più intime. Gli era stato regalato da Laura Bonafede e dalla figlia nel 2013 con tanto di dedica: “per te e i tuoi pensieri… da me e Tan. (il nome in codice dato a Martina ndr).

C’è stato un periodo in cui il latitante, la maestra e la figlia hanno vissuto insieme. Poi per motivi da chiarire, probabilmente per prudenza, si erano allontanati. E quando, di recente, Martina Gentile ha potuto incontrare di nuovo il boss ha sentito la necessità di aprire il suo cuore, scrivendogli: “Carissimo adorato, Che immensa gioia poterti abbracciare, è stato bellissimo, mi sono sentita protetta, importante, felice non so spiegarti, ma poi è stato ancora più bello perché inaspettato. Non sapevo cosa fare, cosa dirti prima ti avrei voluto dire di darmi un passaggio e ti fermavi a mangiare a casa … utopia! Incredibile come ci hanno tolto tutto”.

La lettera di Martina

Nella lettera, trovata dai carabinieri del Ros, la ragazza faceva un esplicito riferimento al luogo in cui aveva incontrato il boss per caso, verosimilmente una rivendita di tabacchi : “Quando hai tentato la fortuna pensando di diventare ricco, ti ho visto”.

Laura Bonafede era guardinga. Temeva i controlli, usava nomi in codice, era maniacalmente attenta ai “nemici”, così definisce le forze dell’ordine. Ad un certo punto disse al capomafia che era “meglio evitare di viaggiare con scritti, i nemici sono troppo assetati di risvolti e possono tentare di tutto, Semmai si può cercare un’altra soluzione”. “C’era uno che mi girava intorno e che sicuramente era uno sbirro”, aggiungeva.

Il 2017 anno di fibrillazione

Ci fu fibrillazione nel 2017 quando il capomafia di Campobello di Mazara, Franco Luppino, finì in carcere. “Perlana”, così veniva chiamato Luppino, era uno dei fedelissimi di Messina Denaro: “Una volta mi dicesti: ‘ma se persone non ce ne sono più'”, scriveva riferendosi al fatto che gli arresti avevano decimato i clan e che non c’erano più gli uomini d’onore d’un tempo.

Interessi economici

“Perlana ci serviva”, scriveva la donna. Anche perché gli altri mafiosi erano inaffidabili. Come “Solimano” e “Pancione che mangia come un porco, nemmeno può camminare più”. Dal brano di una lettera del 3 dicembre 2022 si capisce che Laura Bonafede ed il latitante condividevano anche interessi economici. La donna informava Matteo Messina Denaro di prezzi e “obiettivi”, da intendersi come margini di profitto.

“Da questi scarni riferimenti si coglie la condotta di sostentamento economico da parte della donna che si faceva carico per conto del latitante, della gestione di attività economiche, consentendogli così di non esporsi direttamente con il rischio di essere catturato” ritengono gli inquirenti. “Prezzo: 0,75 euro, praticamente la metà. Invece l’integro 1,50 euro. Se non ci fosse stato questo imprevisto sarebbe stato raggiunto un buon obiettivo ma va bene lo stesso”, scriveva.

Affari, dunque, appena accennati. Dove ha nascosto Messina Denaro l’archivio dei suoi interessi e dei suoi rapporti mafiosi? Il lavoro della Procura di Palermo prosegue.


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