PALERMO – Matteo Messina Denaro ha intrapreso il suo ultimo viaggio. La salma del boss ha lasciato l’obitorio dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila al tramonto, a bordo del carro funebre di una ditta di Castelvetrano, e sta facendo ritorno nella cittadina trapanese. Le telecamere hanno immortalato la partenza della bara di cedro del capomafia dal capoluogo abruzzese, sotto l’occhio vigile degli agenti del gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria.
Ultima fermata: Castelvetrano
Un viaggio di oltre undici ore lungo lo stivale. Tre autisti ad alternarsi alla guida del carro funebre: l’ultimo viaggio del padrino, stroncato da un tumore al colon all’età di 61 anni, si concluderà all’alba al cimitero di Castelvetrano. Nel suo testamento biologico Messina Denaro ha scritto di non volere accanimento terapeutico e alimentazione forzata: venerdì è entrato in coma irreversibile e non gli è più stato somministrato il cibo. A Castelvetrano il boss sarà tumulato nella tomba di famiglia dove è sepolto anche il padre, Francesco Messina Denaro, don Ciccio, capomafia indiscusso negli anni Ottanta e fedelissimo di Totò Riina.
Nessun funerale per Matteo Messina Denaro
Per Matteo ‘u siccu non ci saranno funerali religiosi, né tantomeno cerimonie pubbliche. La Chiesa li vieta per i mafiosi, una posizione ribadita con nettezza dal vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Angelo Giurdanella. In un camposanto blindato già da ore, pochi familiari assisteranno alla tumulazione: certamente le sorelle Giovanna e Bice, il fratello Salvatore e la figlia da poco riconosciuta Lorenza, daranno l’ultimo saluto al boss. Ci sarà anche la nipote e legale, Lorenza Guttadauro, unica della famiglia ad assistere il boss nelle ultime ore di vita. Non dovrebbe esserci la madre, invalida ormai da anni. Le esequie dovrebbero concludersi entro le sette.
La cappella delle microspie
Lo scenario sarà la stessa cappella dove anni fa gli inquirenti piazzarono delle microspie, poi scoperte dalla famiglia del boss. Gli inquirenti, che allora davano la caccia al padrino trapanese arrestato il 16 gennaio scorso, avevano nascosto le cimici dietro una lapide. Per aggirare le mille precauzioni dei familiari del latitante, che evitavano di parlare in casa temendo di essere intercettati, erano stati piazzati degli apparecchi elettronici al camposanto sperando che, sentendosi al sicuro, i parenti di Messina Denaro avrebbero parlato al cimitero dando indicazioni utili sul nascondiglio del capomafia. E invece, pare a seguito di un violento temporale, la lapide, che evidentemente non era stata rimessa perfettamente al suo posto, attirò l’attenzione dei familiari del boss i quali notarono una serie di fili pendere da dietro. Furono loro stessi a denunciare la cosa alla polizia. E così calerà il sipario sulla vita dell’ultimo grande latitante di Cosa nostra.
DALL’ASCESA CRIMINALE ALLA MORTE: LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI SU MATTEO MESSINA DENARO