PALERMO – In un pizzino indirizzato alla sorella Rosalia, nome in codice “fragolone” – datato 15 marzo 2022 – Matteo Messina Denaro forniva indicazioni precise. Bisognava dare a “Condor altri 4. Quindi W. restano 125”. Parlava di soldi e del fondocassa.
A “Condor”, però, doveva essere consegnato anche un portachiavi: “Ti allego un disegno di un portachiavi, dallo pure a Condor”.
Dovrebbe trattarsi, così scrivono gli investigatori, “verosimilmente delle chiavi d’ingresso di una abitazione clandestina”.
Dunque potrebbe esserci un altro immobile, ancora più riservato, dove il latitante avrebbe nascosto importanti documenti. Finora i pizzini sono stati trovati nella casa di famiglia in Alberto Mario a Castelvetrano (nell’asse da stiro e dentro la gamba di una sedia), nell’abitazione di campagna di Rosalia in contrada Starsatto-Paratore (nel sottotetto a cui si accede da una botola) e nel covo di via Cb31 dove Messina denaro ha trascorso l’ultima parte della latitanza.
La chiave che andava consegnata a “Condor” serviva per aprire un altro luogo segreto, dove potrebbero essere custoditi altri documenti e la cassa con il denaro. C’è una circostanza da tenere in considerazione. Finora i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno messo le mani su un migliaio di lettere e pizzini. In nessuno di essi si fa riferimento alla vita “mafiosa” del latitante. Nessun nome del passato, nessuna indicazione di relazioni e incontri. Strano per un personaggio che aveva l’abitudine di scrivere parecchio.
Così come è strano che a casa della sorella Rosalia siano stati trovati dei fogli di contabilità. Alcuni, anche risalenti al 2010, ma non tutti. Come se i fogli fossero stati prelevati occasionalmente da un archivio molto più ampio.