La 'mezzaluna' della droga: l'asse Catania - Calabria - Live Sicilia

La ‘mezzaluna’ della droga: l’asse Catania – Calabria

La ricostruzione della "via della cocaina" con cui veniva rifornita la piazza di spaccio
IL BLITZ DI VIA USTICA
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CATANIA – Le spedizioni notturne, la staffetta con due auto, le comunicazioni e il gergo per camuffare le proprie operazioni: è il sistema di rifornimento della droga in via Ustica, scoperto e smantellato con l’operazione Mezzaluna di due settimane fa. Nell’ordinanza di custodia cautelare sono descritti i metodi usati per rifornire la piazza di spaccio di cocaina, fornita da trafficanti calabresi.

Le “ruote”

A occuparsi dei rifornimenti in via Ustica sono, scrive il Gip di Catania, Antonello Ventaloro e Salvatore Giuffrida. Soprattutto il primo ha il compito di coordinare l’attività di spaccio nell’abitazione al quarto piano del 22 di via Ustica, e di curare i contatti con i trafficanti calabresi.

A dare indicazioni agli investigatori sul tipo di linguaggio utilizzato dal sodalizio criminale è un’intercettazione in cui Ventaloro chiede a Giuffrida di portargli “la ruota”. Il giorno dopo Giuffrida, osservato dalla Squadra mobile di Catania, va in via Ustica ma, annota il Gip, “non aveva con sé alcuna ruota”, e dunque è “estremamente probabile” che il termine “ruota” servisse a indicare la cocaina.

I viaggi e le telefonate

I telefonini dei due uomini sono stati tenuti sotto controllo per molto tempo, soprattutto con lo studio dei tabulati e delle celle a cui si agganciavano. In particolare, gli spostamenti della notte tra l’uno e il 2 marzo 2020 e quelli del pomeriggio del 10 marzo hanno fatto capire agli investigatori in che modo si spostasse la droga, e a proseguire nelle indagini fino al mese di giugno.

Sia il telefonino di Ventaloro che quello di Giuffrida, infatti, si sono agganciati a celle telefoniche a Taormina, Messina, Villa San Giovanni e un paesino in provincia di Reggio Calabria, prima di fare lo stesso tragitto all’inverso. Questo indica, scrive il Gip, che entrambi si sono spostati in Calabria, e che viaggiavano su due auto diverse: non avrebbero avuto senso, se no, le telefonate che entrambi gli uomini si sono fatti durante tutto il tragitto.

In più, i due uomini usavano delle utenze “dedicate” per le trasferte: utilizzavano dei numeri solo quando si spostavano in Calabria, segno, per il Gip, che volessero mettersi al riparo da eventuali intercettazioni.

Le auto

Le verifiche hanno permesso ai poliziotti della Mobile di stabilire che Ventaloro e Giuffrida avevano viaggiato sulla stessa tratta ma su auto diverse. In due occasioni diverse il sistema di rilevazione delle targhe ha registrato, nel giro di pochi secondi, il passaggio prima della Volkswagen Tiguan usata da Antonello Ventaloro e poi della Fiat Punto guidata da Salvatore Giuffrida. Una vicinanza che ha fatto pensare al sistema della staffetta, usato da molti spacciatori.

La stessa notte del “passaggio ravvicinato”, lo stesso Giuffrida è stato ritratto dai sistemi di videosorveglianza mentre entrava in via Ustica. Due giorni dopo, torna nella stessa piazza di spaccio e le videocamere lo ritraggono con un pacchetto sottobraccio.

Il gps e la “trappola”

Sulla base di questa intuizione, gli investigatori hanno piazzato una trasmittente Gps sulla Punto di Giuffrida e ne hanno seguito i movimenti. La notte del 29 giugno Giuffrida si sposta fino a Messina, si imbarca su un traghetto e sbarca a Villa San Giovanni, per poi essere localizzato, poco dopo le 4 del mattino, in una masseria dismessa a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria. Dopo mezz’ora, si rimette sulla via del ritorno.

Ma ad aspettarlo ci sono i poliziotti, che a Villa San Giovanni notano anche la Volkswagen di Ventaloro. Giuffrida viene fermato e controllato, mentre Ventaloro fa una manovra per superare i camion che stavano per sbarcare dal traghetto e riesce a scomparire. Nella Punto di Giuffrida i poliziotti della Mobile trovano cinque chili di cocaina, nascosti in un vano del portabagagli.

Le accuse

Il linguaggio, le utenze dedicate, il fatto che, in prossimità delle trasferte in Calabria, i due andassero in via Ustica con degli involucri sottobraccio: per il Gip, sono tutti elementi che provano che è “assai probabile” che fossero proprio Ventaloro e Giuffrida a occuparsi degli approvigionamenti di cocaina per la piazza di spaccio di via Ustica.


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