PALERMO – Sarebbero i sei scafisti degli oltre mille migranti arrivati nelle ultime ore al porto di Palermo. La polizia e la guardia di finanza hanno fermato tre uomini del Gambia , due del Senegal ed un nigeriano. Si trovavano a bordo di di quattro gommoni che, in condizione di autentica “fortuna”, hanno attraversato il Mediterraneo: i migranti sono stati salvati dalla nave “Dattilo”, ma al moneto dei soccorsi con loro c’erano anche dieci cadaveri. La guardia costiera, nel corso del trasferimento dei migranti sull’imbarcazione di salvataggio, aveva già individuato elementi fondamentali all’individuazione degli scafisti, documentando anche attraverso alcuni video la terribile vita a bordo del barcone.
Le indagini della squadra mobile e della guardia di finanza, coordinare dal procuratore aggiunto Dda Maurizio Scalia e dal sostituto procuratore Paola Caltabellotta, hanno permesso di accertare chi fossero i sei uomini a capo delle imbarcazioni. E’ emerso che i migranti, prima di esser fatti salire a bordo dei gommoni, venivano condotti in locali fatiscenti sulle coste libiche, con scarse razioni di cibo e sotto vigilanza armata, per essere successivamente trasferiti sui gommoni attraverso piccole imbarcazioni, poco alla volta.
I racconti da incubo degli stranieri hanno delineato il quadro di terribili difficoltà del loro viaggio, ma hanno anche descritto le condizioni precarie dei gommoni e dei loro conducenti, che si erano improvvisati “timonieri” senza in realtà avere mai avuto alcuna esperienza. E’ il caso di uno dei fermati, un 17enne, alla guida del gommone su cui si trovavano i dieci cadaveri, tra cui quelli di tre bambine. I testimoni hanno sottolineato come i “timonieri” avessero appreso da altri componenti della banda di scafisti poche elementari nozioni di navigazione, soltanto pochi minuti prima di partire.
Emblematico, così come ricordato dai testimoni, il fatto che il “baby scafista” fosse stato ribattezzato come “il capitano”. I sei fermati dovranno rispondere del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il minorenne “scafista” è accusato anche anche di omicidio: durante la navigazione, quando già il gommone si trovava in condizioni precarie ed era colmo di persone, aveva imbarcato una notevole quantità di acqua. Il giovane durante i soccorsi ha tentato di confondersi tra i migranti per celare il suo vero ruolo e in queste frenetiche fasi ha fatto rovesciare sul fondo del gommone diverse taniche di carburante, le cui esalazioni hanno stordito alcuni malcapitati che, cadendo a terra, sono rimasti soffocati dall’acqua che si è accumulata sul fondo dell’imbarcazione. Poi sono stati ripetutamente calpestati dai migranti che accalcandosi tentavano di guadagnare la salvezza. I fermati sono stati trasferiti al Pagliarelli, il 17enne al Malaspina.