Il Catania precipita nel baratro del vuoto più assoluto. Non gli basta correre ai ripari, qui non ci sono più ripari: sono stati spazzati via dai venti polari. Il Catania è sottozero: di punti non avendo manco superato quota dieci; di gioco transitando dalle platoniche dimostrazioni di schemi del triste Atzori ad una imprevedibile rivoluzione tattica di Mjhalovic che tenga conto dello scarsa materia prima a disposizione.
Eppure era apparso che Sinisa ci fosse riuscito, nel primo tempo, a trasformare il compassato Catania atzoriano in una squadra più verticale ed assennata, quasi “normale”. Ma si trattava di fuoco di paglia, moschetteria: la cavalleria leggera Mascara-Morimoto-Martinez supportata dall’andino Llama creava e distruggeva, quasi sorpresa di se stessa, della quantità innumerevole di volte in cui metteva uno dei cavalieri a portata di gol. Morimoto il giapponese al 12’ ballonzolava solo in area a difesa spalancata e sbalordita; la controfigura di capitan Mascara tirava addosso al portiere al 23’ un fendente diagonale dell’andino, il quale infine oppresso dalla nostalgia della Cordigliera e sballacchiava sulla muraglia atzeca un tiro sbagliato del capitan trasformatosi in passaggio facile facile.
Dicono ora che al Catania manchi un centravanti. Ma va ?
Se ne sono accorti gli infreddoliti tredicimila spettatori del Cibali-“Massimino” (diecimila abbonati, appena millequattrocento paganti ed altrettanti “vip”) a tre minuti dal termine, quando un paio di rimpalli assurdi nell’area rossazzurra regalavano a Danilevicius Tomas, che di mestiere fa l’attaccante, un irresistibile assist trasformato con una volèe incrociata.
Nessuno avrebbe scommesso finallora un euro bucato sul Livorno, che un solo tiro in porta ha fatto: un tiro, un gol, tre punti e via a festeggiare, con Serse Cosmi che saltella ad abbracciare i suoi eroi per l’insperata impresa.
Cibali terra di conquista, prateria per le scorribande. Chi le fermerà ? Il pubblico prima ha implorato “fate gol” nel corso di uno sconclusionato secondo tempo il cui il Catania smentiva quanto di buono aveva prodotto nel primo, quantomeno ad occasioni da rete; poi si è scatenato in cori contro il direttore Pietro Lo Monaco ritenuto il colpevole unico di questo sfacelo che condurrà dritto dritto il Catania in serie B. L’anno scorso già salvo nel girone d’andata, quest’anno praticamente già retrocesso.
Ma come evitare che il girone di ritorno si trasformi in un calvario ?
Qui ad occhio e croce ci vorrebbe un totale rimescolamento delle carte: una squadra nuova di zecca sia nell’organico che nel gioco. Ed anche nella mentalità. Dov’è finito il Mascara trascinatore dei primi tre campionati di A ? Sbaglia passaggi, cicca gli agganci, scompare e riappare nel gioco senza mai prendere la squadra per mano. Perché non sostituirlo ? Perché è una istituzione ?
E quella difesa che almeno una a domenica ne combina: Siena e Livorno ringraziano.
Riuscirà Mihalovic a raddrizzare una situazione che appare compromessa ? Da giocatore riusciva a rabberciare situazioni già perse con quelle stratosferiche punizioni che lo resero celebre in tutto il mondo. E’ stato un gran giocatore, come lo fu Zenga. Ha solo queste carte in mano, per ora, prima che il presidente Pulvirenti apra la borsa negli esami riparativi di gennaio, se mai lo vorrà e potrà fare.
Altrimenti salvi la faccia, il Catania, e pensi subito ad allestire una compagine competitiva per l’anno venturo: i casi Chievo e Parma sono lì a dimostrare che si può retrocedere e risalire anche nel volgere di un solo torneo. Fantasie, bagnarsi prima del piovere ?
Sfollano malinconicamente i tifosi rossazzurri; le notizie dagli altri campi giungono come stilettate che nemmeno l’odore dei cofoni degli “arusta e mancia” e dei caldarrostai riesce a rallegrare. Nessuno ancora osa pronunziare la parola “SerieB”. Forse nemmeno gli stessi dirigenti. Ma la scintilla, la scossa ancora non pervenuta deve schizzare adesso. Altrimenti davvero sarà troppo tardi.
Eppure era apparso che Sinisa ci fosse riuscito, nel primo tempo, a trasformare il compassato Catania atzoriano in una squadra più verticale ed assennata, quasi “normale”. Ma si trattava di fuoco di paglia, moschetteria: la cavalleria leggera Mascara-Morimoto-Martinez supportata dall’andino Llama creava e distruggeva, quasi sorpresa di se stessa, della quantità innumerevole di volte in cui metteva uno dei cavalieri a portata di gol. Morimoto il giapponese al 12’ ballonzolava solo in area a difesa spalancata e sbalordita; la controfigura di capitan Mascara tirava addosso al portiere al 23’ un fendente diagonale dell’andino, il quale infine oppresso dalla nostalgia della Cordigliera e sballacchiava sulla muraglia atzeca un tiro sbagliato del capitan trasformatosi in passaggio facile facile.
Dicono ora che al Catania manchi un centravanti. Ma va ?
Se ne sono accorti gli infreddoliti tredicimila spettatori del Cibali-“Massimino” (diecimila abbonati, appena millequattrocento paganti ed altrettanti “vip”) a tre minuti dal termine, quando un paio di rimpalli assurdi nell’area rossazzurra regalavano a Danilevicius Tomas, che di mestiere fa l’attaccante, un irresistibile assist trasformato con una volèe incrociata.
Nessuno avrebbe scommesso finallora un euro bucato sul Livorno, che un solo tiro in porta ha fatto: un tiro, un gol, tre punti e via a festeggiare, con Serse Cosmi che saltella ad abbracciare i suoi eroi per l’insperata impresa.
Cibali terra di conquista, prateria per le scorribande. Chi le fermerà ? Il pubblico prima ha implorato “fate gol” nel corso di uno sconclusionato secondo tempo il cui il Catania smentiva quanto di buono aveva prodotto nel primo, quantomeno ad occasioni da rete; poi si è scatenato in cori contro il direttore Pietro Lo Monaco ritenuto il colpevole unico di questo sfacelo che condurrà dritto dritto il Catania in serie B. L’anno scorso già salvo nel girone d’andata, quest’anno praticamente già retrocesso.
Ma come evitare che il girone di ritorno si trasformi in un calvario ?
Qui ad occhio e croce ci vorrebbe un totale rimescolamento delle carte: una squadra nuova di zecca sia nell’organico che nel gioco. Ed anche nella mentalità. Dov’è finito il Mascara trascinatore dei primi tre campionati di A ? Sbaglia passaggi, cicca gli agganci, scompare e riappare nel gioco senza mai prendere la squadra per mano. Perché non sostituirlo ? Perché è una istituzione ?
E quella difesa che almeno una a domenica ne combina: Siena e Livorno ringraziano.
Riuscirà Mihalovic a raddrizzare una situazione che appare compromessa ? Da giocatore riusciva a rabberciare situazioni già perse con quelle stratosferiche punizioni che lo resero celebre in tutto il mondo. E’ stato un gran giocatore, come lo fu Zenga. Ha solo queste carte in mano, per ora, prima che il presidente Pulvirenti apra la borsa negli esami riparativi di gennaio, se mai lo vorrà e potrà fare.
Altrimenti salvi la faccia, il Catania, e pensi subito ad allestire una compagine competitiva per l’anno venturo: i casi Chievo e Parma sono lì a dimostrare che si può retrocedere e risalire anche nel volgere di un solo torneo. Fantasie, bagnarsi prima del piovere ?
Sfollano malinconicamente i tifosi rossazzurri; le notizie dagli altri campi giungono come stilettate che nemmeno l’odore dei cofoni degli “arusta e mancia” e dei caldarrostai riesce a rallegrare. Nessuno ancora osa pronunziare la parola “SerieB”. Forse nemmeno gli stessi dirigenti. Ma la scintilla, la scossa ancora non pervenuta deve schizzare adesso. Altrimenti davvero sarà troppo tardi.