Mineo il giorno dopo| E' pioggia di polemiche - Live Sicilia

Mineo il giorno dopo| E’ pioggia di polemiche

Fioccano le reazioni alla rivolta dei migranti. Interviene pure il sindacato di Polizia Siap: "Abbiamo difficoltà a difenderci all’interno del Cara figuriamoci a difendere i cittadini che inconsapevolmente potrebbero essere minacciati da coloro che creano questi pericoli".

CATANIA – Torna lentamente alla normalità la vita a Mineo, il comune del calatino teatro ieri della rivolta degli immigrati ospiti del Cara. Le squadre per ripristinare i servizi e la viabilità sono a lavoro già da ieri pomeriggio. A meno di ventiquattro ore è già tempo di una riflessione sull’accaduto. Il gruppo consiliare “Mineo prima di tutto” ha convocato per stamane una conferenza stampa per fare il punto della situazione. “Esprimiamo rammarico e dolore – si legge in una nota- perché non si è intervenuti in modo decisivo prima che la violenza diventasse per i richiedenti asilo l’unico mezzo scelto per poter essere ascoltati dalla nazione intera. La violenza non è mai una soluzione ai problemi, e i cittadini di Mineo, pur comprendendo le motivazioni della rivolta, ne sono rimasti scossi e spaventati. La denuncia sociale che questo gruppo vuole rendere pubblica oggi riguarda un malessere diffuso che non si può più nascondere”. Un’analisi che si accompagna all’allarme circa la salvaguardia della popolazione locale: “Bisogna continuare a chiedere maggiore controllo e sicurezza nel nostro territorio, per tutti. Vogliamo che il patto per la sicurezza siglato dai sindaci il 28.03.2011, che impone di non superare il tetto massimo di 2000 unità tra le persone accolte al “villaggio della solidarietà”, sia rispettato”.

“Proponiamo – si legge ancora- di attuare un diverso modo essere vicini ai richiedenti asilo: puntando non più su mega strutture come il CARA, ma su un sistema integrato di SPRAR su tutto il territorio provinciale e regionale. Questo potrebbe garantire standard e qualità di accoglienza più elevati, la diminuzione delle spese pubbliche sostenute dallo stato. Un esborso che, solo per l’affitto della struttura privata alla ditta Pizzarotti, costa allo stato circa 6 milioni di euro annui. Al presidente Letta chiediamo, dunque, di portare al consiglio europeo il disagio di Mineo e di tutti i centri CARA. Mentre al presidente Crocetta chiediamo che avvii attività di laboratorio per la definizione di una bozza di legge quadro in materia di immigrazione”.

Dopo la richiesta di dimissioni al sindaco Anna Aloisi, avanzate ieri dal consigliere Pietro Catania, i toni sembrano essere più pacati. “A lei chiediamo, nella doppia veste di responsabile della sicurezza del comune di Mineo e di presidente del consiglio di amministrazione del consorzio dei comuni del calatino, di sottoscrivere il protocollo Carlo Alberto Dalla Chiesa per evitare infiltrazioni mafiose nelle gare di appalto per la gestione del CARA, di battersi per ottenere l’aumento delle commissioni di esame delle richieste dei richiedenti asilo e di adoperarsi per la costituzione di un fondo di risarcimento per i proprietari di agrumeti che hanno subito in questi anni danni economici e strutturali alle loro proprietà”.

Prende posizioni sui fatti di ieri anche l’ex consigliere provinciale della sinistra indipendente, Giuseppe Branciforti: “E’ necessario – riferisce a LiveSicilia- promuovere percorsi di integrazione reale nel territorio, ogni intervento deve connettersi col territorio, va inserito cioè in un contesto sociale ed economico. I migranti e i rifugiati – aggiunge- non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità, sono persone. Vi è poi – denuncia- una certa politica attenta ad affari e a clientele che è, a mio avviso, la vera responsabile del clima di intolleranza che si respira nel nostro territorio”.

Esprime il proprio rammarico per le condizioni in cui sono costretti al lavorare le forze dell’ordine il Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, che hanno scritto al Prefetto e al Questore di Catania: “Sacrifici personali, uniti a vera ingratitudine, nei confronti degli operatori chiamati a svolgere servizio, in una situazione rischiosa,  consapevoli di essere non pagati e abbandonati in pieno deserto, aspettando la sorte, che fino ad oggi è stata clemente. Abbiamo difficoltà -continua- a difenderci all’interno figuriamoci a difendere i cittadini che inconsapevolmente potrebbero essere minacciati da coloro che creano questi pericoli. Un situazione inaccettabile taciuta dai media nazionali che oramai è al culmine”.

Interviene nel dibattito in corso anche il sindacato di polizia Coisp: “Mezzi della polizia presi d’assalto, ambulanze distrutte e tantissime altre gravi infrazioni poste in essere da alcuni malvagi disposti a tutto, persino a perdere la propria vita oltre quella altrui. Adesso chi provvede a sostituire nei servizi giornalieri i poliziotti feriti ieri e in circostanze analoghe? Con quali mezzi andranno a lavorare i poliziotti atteso che non ci sono fondi per ripararli? La risposta manca poiché il personale della Polizia di Stato, in Italia da 120.000 circa ha raggiunto la soglia minima storica di circa 90.000 unita’ e la tendenza non conforta attesa la mancanza di concorsi significativi, quindi l’assenza di cambi e avvicendamenti tra i tanti che vanno in pensione per limiti di età e le poche assunzioni in Polizia. L’unica certezza e’ che a pagare i “dazi” come al solito – conclude – sono gli indifesi”.

 


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