Minorenne suicida, chiesto il giudizio per due agrigentini - Live Sicilia

Minorenne suicida, chiesto il giudizio per due agrigentini

Alice Schembri si tolse la vita alla Rupe Atenea due anni dopo aver subito una violenza sessuale di gruppo

AGRIGENTO – La procura di Palermo ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di due dei quattro agrigentini coinvolti nell’inchiesta sulla morte di Alice Schembri, la diciassettenne suicidatasi nel maggio 2017 alla Rupe Atenea di Agrigento due anni dopo aver subito una violenza sessuale di gruppo ripresa con i cellulari.

Si tratta di un 26enne e un 27enne. La prima udienza preliminare si celebrerà il prossimo 4 ottobre davanti il gup Marco Gaeta. Nella vicenda sono coinvolti altri due giovani le cui posizioni sono al vaglio della procura dei Minori. Tutti sono accusati di violenza sessuale di gruppo con minore e produzione di materiale pedopornografico.

Quest’ultima contestazione è alla base dello spostamento della competenza da Agrigento a Palermo. La drammatica storia culmina nel maggio 2017 con il suicidio della ragazzina, annunciato sui social con una lettera struggente.

L’origine della tragedia, secondo gli inquirenti, va però ricercata a quanto accaduto due anni prima e cioè quando la minorenne fu costretta a subire una violenza di gruppo immortalata dagli smartphone. La squadra mobile di Agrigento, indagando sul suicidio della giovane, riuscì a trovare i video e ricostruire i pezzi mancanti della vicenda. Alice, prima dell’ultimo gesto, scrisse su Facebook un post straziante:

“Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte. Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando. Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai.. E allora ho pensato perchè devo sopportare tutti i momenti no, che pur fregandomene, sono abbastanza stressanti, se anche quando tutto va bene e come dico io, il mio pensiero è sempre là? Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio sempre averla vinta, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere cosi’…” La procura di Palermo, dopo aver chiuso le indagini, tira dritto e chiede il processo per due dei quattro ragazzi coinvolti a cui vengono contestate anche due aggravanti: l’avere realizzato i video con una minore di 16 anni e l’averlo commesso “in piu’ persone riunite”.


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