PALERMO – Le accuse erano gravissime, ma del tutto infondate. Un vero e proprio attacco alla libera informazione e al diritto di cronaca e di critica quello contenuto nei tre esposti con i quali la dirigente Patrizia Monterosso, oggi direttrice della Fondazione Federico II ed ex Segretario generale della Presidenza della Regione siciliana ha contestato al giornalista Accursio Sabella addirittura il reato di “atti persecutori”, cioè stalking.
Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Fabrizio Molinari, ha quindi archiviato, considerandole prive di fondamento, le denunce sporte da Monterosso, che era difesa dall’avvocato Antonio Fiumefreddo, nei confronti del giornalista oggi direttore responsabile del quotidiano “LiveSicilia” Accursio Sabella.
Le accuse avanzate dall’alto burocrate nei confronti del cronista erano molto gravi: non solo il reato di diffamazione ma, come si è detto, addirittura di “stalking” sarebbe stato commesso dal giornalista nell’esercizio della propria attività giornalistica. Nelle copiose denunce, spuntano persino le accuse di “molestie” ed “estorsione”.
Tutto quanto è stato archiviato, dopo che la stessa Procura, in estate, aveva chiesto l’archiviazione dopo una attenta indagine. Nonostante ciò, Monterosso ha deciso di opporsi alla richiesta di archiviazione del Pubblico ministero Federica La Chioma, rendendo necessaria una udienza preliminare lo scorso 8 novembre nel corso della quale ha ribadito le pesanti accuse al giornalista. Accuse respinte definitivamente anche dal Gip Fabrizio Molinari, in una ordinanza che non lascia spazio a ombre e dubbi.
L’avvocato Marcello Montalbano, difensore del giornalista Sabella esprime “grande soddisfazione per questo provvedimento che certifica in modo chiarissimo l’assoluta professionalità del giornalista accusato dalla dirigente”. L’avvocato Montalbano fa poi rilevare come il Giudice nel suo provvedimento abbia più volte sottolineato come l’intera attività di Sabella, contestata dalla burocrate, rispetti totalmente i canoni della corretta informazione.
Il Gip infatti, tra le altre cose, nell’ordinanza ha affermato: “Risultano essere sempre stati rispettati dal Sabella i limiti della veridicità della notizia, dell’interesse pubblico alla diffusione della stessa e della continenza delle espressioni usate”. Sabella ha quindi sempre scritto il vero e nella forma corretta. E ancora, il giudice aggiunge: “Corrisponde a verità che la Monterosso è stata condannata dalla Corte dei Conti …. così come che, nei confronti della stessa, era pendente, all’epoca della pubblicazione degli articoli, un procedimento penale per il delitto di peculato”. E il giudice non si esprime solo nel merito degli articoli, ma anche sulla forma: “Il lessico usato dal giornalista Sabella – scrive il giudice Molinari – non ha mai assunto toni offensivi, ingiuriosi ed irriguardosi”. Nell’ordinanza, il Gip scende anche nel dettaglio di singoli articoli, per confermare la bontà e la correttezza dell’operato del giornalista. Lo stesso dicasi per il reato di “atti persecutori” (stalking): “L’attenzione giornalistico-mediatica sulla figura di Patrizia Monterosso – scrive ad esempio il giudice – sempre nella sua qualità di alto dirigente regionale, risulta ancor più accentuata dal fatto che la stessa è stata interessata da vicende giudiziarie di una certa gravità”.