Monterosso, un danno in tre atti |I paradossi di Lombardo e Crocetta - Live Sicilia

Monterosso, un danno in tre atti |I paradossi di Lombardo e Crocetta

Lombardo revoca l’incarico di dirigente generale, poi la nomina Segretario. E Crocetta la conferma

Corte dei conti
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PALERMO – Il danno è in tre atti. Secondo la Procura della Corte dei conti che ha contestato agli ex governatori Crocetta e Lombardo, oltre a 18 assessori delle loro giunte, un danno all’erario di quasi 900 mila euro a causa della nomina di Patrizia Monterosso a Segretario generale, gli “illeciti” sono stati il frutto di tre distinti provvedimenti.

La prima delibera di Lombardo 

La prima delibera “incriminata” è del 13 luglio del 2012. Siamo agli sgoccioli dell’era del governatore Lombardo che decide di lasciare in eredità al governo che verrà una nomina “pesante”: quella del nuovo capo della burocrazia siciliana. Patrizia Monterosso viene nominata per quattro anni. Eppure sulla stessa dirigente, sempre dalla giunta di Lombardo, non molti mesi prima, era arrivato un provvedimento di revoca di un precedente incarico a dirigente generale: non aveva i titoli per fare il capodipartimento. Li avrà per fare il capo dei dirigenti. Anzi, anche quegli anni da dirigente generale ricoperti illegittimamente secondo la stessa Regione, sarebbero stati “usati” per giustificare la successiva nomina a Segretario generale. Insomma, una nomina illegittima avrebbe contribuito a legittimare la nomina successiva.

Il primo paradosso di una storia che, stando all’invito a dedurre del procuratore Albo, è costellata di controsensi. Anche perché, nel racconto della Procura contabile, le ombre sulla prima nomina della Monterosso a Segretario generale sono tante: manca la pubblicità (doveva essere consentito ai dirigenti che ritenevano di avere i titoli necessari di partecipare all’avviso) e non sarebbe stata verificata la presenza di dirigenti interni idonei a ricoprire quell’incarico cercando tra “tutti i ruoli” della pubblica amministrazione (quindi non solo nella dirigenza regionale). E poi, come detto, quel controsenso: “La medesima amministrazione, – scrive il procuratore Albo – dopo approfondita istruttoria, aveva revocato per mancanza di requisiti, un precedente incarico di dirigente generale, conferito alla stessa dottoressa Monterosso”. Per la Procura insomma, già nel 2012 Monterosso “non aveva i requisiti”, una carenza “certificata dalla delibera di revoca di precedente incarico di dirigente generale”. Il presunto “danno” iniziava lì.

La conferma (inutile) di Crocetta 

Non mancano i paradossi anche in occasione della seconda delibera, del 5 febbraio 2013. Pochi mesi prima, infatti, Rosario Crocetta aveva vinto le elezioni, presentandosi, anche nel corso della campagna elettorale, come “l’anti-Lombardo”, come il governatore che avrebbe segnato un solco col passato. E invece, già allora il presidente gelese scelse la continuità col suo predecessore, confermando, entro i 90 giorni previsti dalla legge sul cosiddetto “spoil system” la stessa Monterosso. Un paradosso, dicevamo, visto che quella conferma era, sotto certi aspetti, inutile, come spiega lo stesso Albo. Se Crocetta non fosse intervenuto, in quell’occasione, infatti, l’incarico sarebbe comunque andato avanti fino a naturale scadenza. Ma il governatore decide di intervenire lo stesso. Un atto non dovuto, ma che, annota la Procura, presuppone una “manifestazione di volontà che la giunta ha espresso aderendo e facendo proprio quanto deciso dal precedente governo regionale”. Una conferma “al buio”, insiste il Procuratore, che “esprime massima leggerezza funzionale nel conferire un delicato incarico dirigenziale a un soggetto esterno”. Leggerezza ancora più grave perché, appunto, se la giunta non fosse intervenuta, l’incarico sarebbe stato automaticamente confermato “sino alla sua naturale scadenza”. Crocetta e i suoi assessori allora in carica e presenti in giunta (Ester Bonafede, Lucia Borsellino, Nicolò Marino, Patrizia Valenti, Dario Cartabellotta e Nino Bartolotta) decidono, in pratica, di confermare, mettendolo nero su bianco, “al buio” e senza che fosse necessario, la decisione del predecessore Lombardo: anche per questo saranno chiamati a pagare, ciascuno per la sua parte, un danno erariale da oltre 550 mila euro.

L’ultimo incarico di Crocetta 

Infine, ecco il nuovo incarico, che arriva, sempre per volontà di Crocetta, il 30 giugno 2016. E un altro “pezzo” di danno contestato dalla Procura: stavolta di oltre 210 mila euro. Nemmeno in quest’occasione, secondo la Procura, la Regione darà alla scelta del nuovo Segretario generale, pubblicità e trasparenza. Crocetta infatti si limiterà a chiedere ai suoi uffici di staff una “apposita relazione ricognitiva al fine di individuare nell’ambito dei ruoli di prima e seconda fascia della dirigenza regionale, soggetti che siano in possesso di analoga qualificazione professionale”. Nessuno dei 20 dirigenti selezionati tra gli oltre 1.600 in organico, però, secondo la Regione, aveva comunque i titoli necessari per ricoprire quell’incarico. E così ecco la conferma per altri 5 anni. Un nuovo incarico per Patrizia Monterosso che sarebbe, per i magistrati contabili, “illecito per omessa e trasparente verifica della sussistenza tra i ruoli dell’amministrazione della professionalità richiesta per ricoprire l’incarico” e anche perché “il soggetto esterno individuato per ricoprire l’incarico di Segretario generale non aveva i requisiti”. Fin dal 2012.


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