Motorizzazione di Palermo, "Dopo gli arresti siamo senza personale" - Live Sicilia

Motorizzazione di Palermo, “Dopo gli arresti siamo senza personale”

Anfuso, che dirige l'ufficio di Catania e Palermo, è costretto a fare affidamento su dipendenti che arrivano dalla città etnea e Agrigento

PALERMO – Lo scorso febbraio un vero e proprio terremoto si è abbattuto sulla motorizzazione di Palermo. In 21 sono finiti agli arrestati per corruzione dalla polizia, di questi ben otto sono funzionari della motorizzazione, altri 13 responsabili di agenzie di disbrigo pratiche della provincia di Palermo.

Dopo gli arresti, naturalmente, la motorizzazione è finita un po’ nel caos ed è stato nominato, almeno momentaneamente, un nuovo direttore, si tratta di Marco Anfuso che guida già la motorizzazione di Catania

“Stiamo lavorando in emergenza cosante e continua. La situazione non è delle più semplici“ ha dichiarato Anfuso a Live Sicilia.

Il personale, a seguito degli eventi di fine febbraio, è ridotto, anche perché sono stati coinvolti dei dirigenti, che sono le figure più importanti della pubblica amministrazione. Ben otto dipendenti, su un ufficio di poco meno di 45, non sono più presenti, perché oggetto delle indagini e in questo momento siamo circa 35. Se consideriamo che Palermo è la quinta città d’Italia capiamo subito che c’è qualcosa che non funziona. Un territorio così vasto non può essere gestito con questo numero di dipendenti così esiguo“. 

L’emergenza si è palesata subito dopo l’arresto dei dipendenti, così Anfuso è stato “catapultato” nel capoluogo: “La mia amministrazione ha cercato di fronteggiare questa emergenza chiamandomi a dare una mando qui a Palermo, ma per me non è semplice, devo affrontare una trasferta da Catania dove ho un altro ufficio da gestire. Ho accettato per spirito di servizio, cosa che non deve mai mancare. L’amministrazione mi ha dato carta bianca per affrontare questa emergenza che sto, in qualche modo, affrontando con l’ausilio di dipendenti di altri servizi, in particolare con il supporto di colleghi di Catania e Agrigento, ma non è facile soddisfare l’utenza anche con l’ausilio dei colleghi. Il dipartimento mi ha dato anche disponibilità di un congruo numero di dipendenti, che saltuariamente vengono a dare una mano per servizi come i quiz per il conseguimento della patente o gli esami presso le scuole guida, questo perché sono soggetti formati e che possiamo ‘utilizzare’“. 

Questi, però, non solo i soli servizi che offre la motorizzazione che deve anche occuparsi delle revisioni dei mezzi pesanti: “Il servizio è carente perché gran parte dei soggetti coinvolti in questa vicenda giudiziaria erano operatori tecnici, cioè soggetti che potevano effettuare le revisioni dei mezzi pesanti e se non troviamo la soluzione potrebbe essere compromessa la circolazione, che è ancora più importante del conseguimento della patente“.

Lei ha accennato ai dipendenti che non sono più presenti in ufficio per le vicende giudiziarie, ma c’è chi fortunatamente non è stato interessato da tutto questo e continua a lavorare…

“Ho cercare di dare fiducia a chi opera correttamente in questo ufficio perché sono stati duramente colpiti da questa esperienza. Quando accadono queste cose il fango schizza da tutte le parti. Ad essere colpiti non sono stati solo i colleghi che si trovano qui, ma tutti gli uffici delle motorizzazioni perché siamo una grande famiglia. Ci sono anche i colleghi che arrivano dalle altre province, anche loro hanno uno spirito di sacrificio veramente ammirevole; tutti loro hanno diritto al solo rimborso delle spese e non lo fanno per soldi. Vengono darci una mano e devono anche subire, così come purtroppo accade a tutti gli altri, i vituperi delle persone che vogliono il loro servizio e sono disposti a fare la qualunque per ottenerlo. 

Quando ha saputo degli arresti come ha reagito? 

“La mia reazione non è stata positiva. Non eravamo pronti a tutto questo. Gli uffici della motorizzazione sono stati oggetto di questo fenomeno, ma non è solo un problema di motorizzazione. Se guardiamo bene in tutti i rami della Pubblica amministrazione, e non solo in Sicilia, ci accorgiamo che ogni giorno ci sono situazioni poco lusinghiere. Il trauma è stato molto forte. Noi da più di vent’anni non avevamo più sentore di queste problematiche anche grazie alla pulizia che è stata fatta. Siamo riusciti a rendere dignità a questi uffici. Quando è avvenuto questo evento ci siamo visti risucchiati in un vortice che ci ha portato ad almeno vent’anni fa. La cosa non è piacevole perché ci sentiamo tutti facenti parte di una famiglia“.

Lei settimanalmente fa la spola tra Catania e Palermo, come ci si immerge nei ‘problemi’ passando da un ufficio all’altro?

“È difficile immergersi nei problemi di questo ufficio visto che lavoro tutta la settimana a Catania. Immergermi in questa realtà è stato come scoprire un mondo nuovo, per certi versi anche esaltante. Quando si vedono realtà nuove e colleghi nuovi si scopre una umanità diversa. Questo, per me, è un arricchimento personale, certo la mentalità è un po’ diversa nell’affrontare le questioni perché l’ufficio era organizzato in una determinata maniera, che è diversa da Catania, ma questo è dipeso anche dal personale che si ha a disposizione“.


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