Muhammad Ali sta bene e domenica scorsa ha guardato il Super Bowl. A comunicarlo è stata la figlia dell’ex pugile, Laila Ali, che con questa dichiarazione ha smentito la notizia diffusa in precedenza dal fratello del campione che dipingeva il pugile in gravissime condizioni di salute. Alcuni giorni fa infatti Rahman Ali, fratello del campione di boxe, aveva dichiarato alla nota rivista “Sun on Sunday” di aver visto suo fratello in condizioni critiche non essendo più in grado addirittura di riconoscerlo.
Il campione, affetto dal morbo di Parkinson diagnosticatogli nel 1984 era apparso pubblicamente l’ultima volta durante l’apertura delle scorse olimpiadi di Londra dove era parso estremamente fragile. Tra i fan di tutto il mondo la notizia si è chiaramente diffusa in pochissimo tempo e tifosi più o meno giovani si erano stretti intorno al campione temendo il peggio. Subito dopo, per fortuna, la figlia del re della boxe passato alla storia come Mohammed Ali ha invece pubblicato una fotografia in cui il settantunenne Cassius Clay viene immortalato davanti alla televisione intento a guardare il Super Bowl di domenica scorsa. Scongiurato il pericolo quindi è lecito dire che il grande Cassius Clay non intende mollare, neanche fuori dal ring.
Ma chi è Muhammad Ali? Nato come Cassius Marcellus Clay Jr. a Louisville, in Kentucky, il 17 gennaio del 1942, è ad oggi uno dei più grandi sportivi della storia del pugilato mondiale. Salendo per la prima volta sul ring a soli 12 anni rivelò subito il suo grande talento entrando definitivamente al centro dei riflettori mediatici con la vittoria della medaglia d’oro nella categoria dei pesi mediomassimi alle Olimpiadi di Roma del 1960. Da quel momento fu una collezione di successi. Nel 1961 battè due giganti della boxe come Lamar Clark, sconfitto per KO, e Doug Jones per conquistare nel 1964 la sua prima corona di Campione del Mondo dei pesi massimi sconfiggendo l’allora campione in carica Sonny Liston per abbandono all’inizio della settima ripresa. Fu proprio in quell’occasione che si convertì all’Islam acquisendo il nome di Muhammad Ali non riconosciuto dalle maggiori organizzazioni di pugilato americane.
L’anno seguente, ancora durante un incontro con Liston si verificò uno degli episodi maggiormente legati alla leggenda di Cassius Clay: “il pugno fantasma”. Durante la prima ripresa, al primo minuto, il campione in carica colpì l’avversario con un pugno che parve assolutamente innocuo. Liston però crollò al tappeto e l’immagine di Clay che sovrasta letteralmente il suo avversario è oggi una delle icone storiche del pugilato. Il fatto fu poi ripreso durante la collaborazione di Liston e del suo manager con le autorità nella veste di pentiti di mafia dove si scoprì che entrambi gli incontri erano stati pilotati proprio dalla malavita che scommettendo sullo sfavorito Clay si era arricchita enormemente. Cassius però nelle numerose interviste si è sempre dimostrato enormemente scettico sull’accaduto sostenendo che un eventuale accordo sul match non si sarebbe manifestato con un KO al primo minuto d’incontro.
Ali manterrà il titolo e la corona per otto volte ma la sua carriera si interruppe quando si rifiutò di partire militare per il vietnam, scelta che gli costò la licenza. Nel ’71 tornò finalmente sul ring vincendo due incontri ma perdendo ai punti contro il detentore del titolo, Joe Frazier. Ali vincerà altri dieci incontri conoscendo poi la seconda sconfitta della sua carriera, sempre ai punti, contro Ken Norton. Nel 1974 riuscì a riconquistare il titolo mondiale battendo per KO George Foreman utilizzando una tattica che lasciò tutti stupiti. Alì stette alle corde per ben otto riprese lasciando sfogare l’enorme potenza del suo avversario per degli interminabili minuti. Quando infine si rese conto che Foreman era stremato iniziò a sferrare una violenta serie di jab e uppercut che lo mandarono al tappeto.
Dal 1976 in poi la velocità ineguagliabile di Alì iniziò progressivamente a diminuire e questo fu evidente con la sua incapacità di mettere KO i suoi avversari. Nel 1978 perse il titolo di campione del mondo per decisione non unanime ai punti contro Leon Spinks riottenendo la corona nella successiva rivincita terminata ancora una volta ai punti. Subito dopo annunciò il suo ritiro. Tornò sul ring nel 1980 contro Larry Holmes perdendo per getto della spugna e nel 1981 contro Trevor Berbick, perdendo ai punti con decisione unanime. Il suo stesso allenatore diceva che Ali parlava molto più lentamente di prima, oltre a muoversi con sempre meno fluidità, sintomo del progredire della malattia che di lì a poco gli verrà diagnosticata. Ad oggi Alì detiene il record di 56 vittorie su 61 incontri, 37 delle quali per KO.
A Mohammed Ali si riconosce anche il grande impegno contro il razzismo, combattuto soprattutto sul suolo americano, che nel 2005 gli varrà la Medaglia presidenziale della Libertà, la più alta onorificenza degli Stati Uniti d’America, conferitagli direttamente dal presidente George W. Bush.