La faccia da bambino gli è rimasta. Poi si è scrollato di dosso tutto quello che di negativo aveva seminato o gli aveva fatto seminare il destino in sua vece. Fernando Muslera si era “bruciato” in una notte di ottobre del 2007, seppellito da 5 gol del Milan, ma soprattutto da una serie imbarazzante di interventi scomposti, tutti caratterizzati dall’assoluta mancanza dei fondamentali. Roba che anche un portiere della serie D italiana non sbaglierebbe. Alla fine di quell’incontro dignitosamente sereno Muslera assicurò che sarebbe migliorato. Nella scorsa stagione, poi, Delio Rossi era corso ai ripari dando fiducia all’ultraquarantenne Ballotta, facendo scivolare al secondo posto nelle gerarchie il giovane sudamericano. Che quest’anno era rimasto in naftalina per fare spazio al presunto monumento Carrizo. Il titolare della nazionale argentina, esaltato un giorno sì e l’altro pure da Maradona, però, ha fatto qualche fesseria di troppo, anzi ne ha collezionato una serie. Da gennaio allora il “bambino” Muslera è tornato in pista. Fortificato da allenamenti estenuanti ed extra. E ha cominciato ad inanellare prestazioni che hanno costretto alla panchina e alle pubbliche polemiche Carrizo. Delio Rossi ha puntato a occhi chiusi su Muslera, il portiere ragazzino scoperto dall’attuale direttore sportivo rosanero Walter Sabatini. Proprio Sabatini di recente ha svelato di essere rimasto vicino a Muslera nel suo periodo difficile e di considerarlo come un figlio. Lotito l’ha fatto firmare fino al 2012, Ranieri voleva portarlo alla Juventus come vice Buffon. Gli estimatori non mancano al portierino. La speranza rosanero è che gli elogi gli abbiano fatto perdere un po’… il controllo. Che i cori dei tifosi laziali (lui e Zarate sono stati i più osannati dopo la vittoria della Coppa Italia) gli abbiano un po’ confuso… le idee. Per stare tranquillo, il Palermo dovrebbe ritrovare il Muslera che fu, il ragazzino impaurito che non ne beccava una…
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