PALERMO – L’attesa scheda tecnica che accompagna il maximutuo, pattuito dal governo regionale con Roma nel silenzio quest’estate, è pronta. Era stata richiesta a gran voce dalle opposizioni, critiche sul mutuo che porterà, hanno lamentato centrodestra e Movimento 5 Stelle, a un indebitamento trentennale sulla testa dei siciliani. Già un altro maxi mutuo era stato votato quest’anno, quando, appena sei mesi fa, si conteggiarono i debiti del Servizio sanitario nazionale e si approvò, nell’ambito della legge cosiddetta “salva imprese”, un finanziamento di circa un miliardo di euro, con oltre seicento milioni da destinare appunto al pagamento dei debiti nei confronti dei fornitori del servizio sanitario.
Il dato è chiaramente illustrato nella scheda tecnica che il governo di Crocetta ha inviato al Parlamento regionale per illustrare il disegno di legge n.875 con cui si chiede all’Ars di dare il via libera a un nuovo mutuo, stavolta di due miliardi di euro. Richiesta che sta facendo storcere il naso anche ad alcuni esponenti della maggioranza del governatore.
Con la legge regionale n.11 del 6 maggio 2014 la Regione fu autorizzata ad accedere alle anticipazioni di liquidità per il pagamento dei debiti della Regione (fino a 347.132 migliaia di euro) e dei debiti del Servizio sanitario nazionale fino a 606.097 migliaia di euro. Per un totale di 953.229 migliaia di euro, ovvero il già citato mutuo di circa un miliardo di euro concesso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il problema per la Regione siciliana è emerso quando, dall’esame dei conti economici dal 2001 al 2011 e dello Stato Patrimoniale al 31 dicembre 2011, durante la riunione del 13 novembre 2013 a Roma, da parte del Tavolo di verifica degli adempimenti, è emersa una necessità strutturale di cassa del SSR per l’importo di 2.607 milioni di euro. Ovvero due miliardi in più di quelli calcolati dalla Regione a maggio.
Il governo di Crocetta – è spiegato nella scheda tecnica – è quindi obbligato a chiedere questo ulteriore finanziamento per il pagamento dei debiti del servizio sanitario nazionale, altrimenti il Governo nazionale avrebbe dovuto presentare un’istanza per il commissariamento ad acta della Regione.
La Regione, dunque, il 9 luglio 2014, ha avanzato presso il Ministero dell’Economia una nuova richiesta di accesso alle anticipazioni di liquidità, sino all’importo residuale di 2.000.903 migliaia di euro, che è pari alla differenza tra il prestito già riscosso e i fondi ancora mancanti accertati. Ed è adesso in cerca del nulla osta dell’Assemblea regionale siciliana.
I mutui sottoscritti con il Mef prevedono rimborsi a lungo termine (sino a 30 anni) ad un tasso fisso conveniente (la convenienza deriva dall’adozione di un tasso pagato dallo Stato su scadenze più brevi dei 30 anni, in particolare Btp a 5 anni).
Ma per il contratto relativo all’anticipazione di liquidità il Ministero dell’Economia e della Finanza chiede alla Regione “che sia predisposta una copertura finanziaria specifica, certa e stabile nel tempo”. Copertura finanziaria che, secondo il piano di ammortamento predisposto dal governo regionale, andrebbe assicurata con “quota parte del gettito derivante dalle maggiorazioni dell’aliquota d’imposta regionale sulle attività produttive (I.R.A.P.) e dell’addizionale regionale all’I.R.P.E.F., già disposte per la copertura dei disavanzi del settore sanitario”. Tale gettito, infatti, “risulta ormai superiore rispetto alle summenzionate esigenze di copertura per effetto dell’applicazione delle misure di contenimento della spesa sanitaria indicate nel Piano di rientro 2007-2009, nel Programma Operativo 2010-2012 e nel nuovo Programma Operativo di Consolidamento 2013-2015”.
Obiettivo del nuovo mutuo, secondo la giunta Crocetta, è anche quello di “ridurre notevolmente il ricorso da parte delle aziende sanitarie all’anticipazione di cassa presso il proprio istituto cassiere in quanto si determinerebbe un notevole risparmio in termini di minori oneri finanziari a carico dei bilanci degli enti sanitari”.
“Appare evidente – conclude la scheda – che, fermo restando le attuali condizioni praticate dagli istituti cassieri, ad un minor ricorso alle anticipazioni di tesoreria in conseguenza dell’immissione di liquidità, le aziende sanitarie beneficeranno di una riduzione significativa degli oneri per interessi passivi attualmente sostenuti”.
“In questo modo – aveva dichiarato il parlamentare del Pd, Mario Alloro – i cittadini e le imprese della nostra regione saranno costretti a pagare tre volte: una volta finanziando il sistema sanitario, una seconda volta pagando i debiti accumulati da gestioni improvvide (mutuo di 2,600 milioni con lo stato), una terza volta adesso, con modalità e finalità davvero poco trasparenti, che costringeranno i siciliani, tra l’altro, a pagare sovraliquote Irpef ed Irap, già oggi le più care in Italia, per addirittura trent’anni”.
Ma, mentre una parte della maggioranza oppone resistenza alla contrazione di un nuovo mutuo – e accoglie le perplessità della minoranza di Sala d’Ercole – c’è un’altra parte di maggioranza che sostiene l’ineluttabilità della proposta del governo Regionale: “Il mutuo da due miliardi che la Sicilia si appresta ad accendere – ha spiegato il presidente della Commissione Sanità dell’Ars, Pippo Digiacomo (Pd) – è, sotto molti punti di vista, indispensabile: senza questa operazione perderemmo 800 milioni di trasferimenti bloccati a Roma ed inoltre continueremmo a pagare oltre 40 milioni di euro l’anno di oneri bancari. Il 60% della rata del mutuo, dunque, di fatto verrà pagata dal solo risparmio degli interessi”.
Dall’opposizione Forza italia, invece, in una conferenza stampa, si era scagliato contro il mutuo proposto dalla Regione perché “non soltanto coprirebbe i debiti del SSR fino al 2011, forse fino al 2012, ma non è stata presentata la lista dei debiti che saranno coperti con queste somme”.
Per il Movimento 5 Stelle tutte queste discussioni pro o contro il mutuo non sono altro che un tentativo per prendere tempo in attesa di “inserire il mutuo nelle leggi finanziarie e – come dice Giorgio Ciaccio, membro della Commissione Bilancio dell’Ars – farla approvare con una logica di scambio di favori legato agli altri contributi contenuti nella norma. Se avessero accolto le nostre proposte di risparmio basate su una seria ed efficace politica del taglio della spesa pubblica non saremmo al punto di doverci indebitare in questo modo”.