"Nelli lasci il governo, venga a Roma | No al commissariamento, ma..." - Live Sicilia

“Nelli lasci il governo, venga a Roma | No al commissariamento, ma…”

Intervista a Davide Faraone: "Non è giusto esporre la Scilabra a una guerra tra bande. Un asse con Crocetta e Lumia? Hanno deciso di sposare il progetto di Renzi... Chi non vuole i deputati del Megafono commette un grosso errore. Ma questo governo non ha governato, bisogna ripartire da capo". La replica.

PALERMO – “Senza i numeri all’Ars non si va avanti. Crocetta lo capisca una volta e per tutte. Se è il caso, chieda a Nelli di fare un passo indietro, è giovane in gamba, non può essere massacrata in questa guerra per bande”. Il deputato nazionale e prossimo sottosegretario Davide Faraone mette le mani nella questione-chiave. Il governo regionale ha perso pezzi di maggioranza. E rischia di andare sotto pericolosamente sia sulla mozione di censura all’assessore alla Formazione, sia sulle Province. “E dopo due anni il bilancio è chiaro: questo governo non riesce a governare, va fatto il tagliando e vanno trovate immediate soluzioni, credo che i cittadini abbiano perso la pazienza.”

Perché questo governo non governa?

“Credo che uno dei motivi sia anche legato alla rissosità del Pd siciliano, che non somiglia affatto a quello nazionale, nei numeri e nella capacità di decidere. Anche a Roma si litiga, ma poi si decide e si va avanti, qui invece è una palude. E poi in Aula c’è una maggioranza trasversale della conservazione. Su certi temi la pensano tutti allo stesso modo, destra e sinistra: dai forestali, ai precari, alla pubblica amministrazione. Mi parlano di un buco di circa tre miliardi di euro. Di fronte a questi numeri, inutile utilizzare interventi tampone, serve radere al suolo e ripartire”.

In cosa è diverso il Pd siciliano da quello nazionale?

“Le faccio un esempio: l’intenzione da parte di qualche deputato di ostacolare l’adesione di altri parlamentari, quelli del Megafono, va esattamente nella direzione opposta rispetto a quella seguita dal partito di Renzi. Un partito inclusivo. Se vietiamo a qualcuno di entrare solo a causa di un nostro dissidio interno, andiamo verso il suicidio. E lo stesso avverebbe se favorissimo l’ingresso di qualcuno sempre sulla base dello stesso dissidio. Io ho occupato il seggio ad Enna durante le primarie perché voleva impedire ai cittadini elettori di votare, figurarsi se ho cambiato idea. Ha vinto Renzi ed è prevalsa l’idea di un partito società, aperto, a vocazione maggioritaria, non il modello di partito chiuso elitario che voleva insegnare agli italiani come si sta al mondo. Non è un segreto il fatto che io ho un’idea di partito radicalmente opposta a quella di Crisafulli e Cracolici.”

In cosa si traduce questa apparente differenza tra partito siciliano e nazionale?

“Quello siciliano è un partito che oggi vive nel caos. La nostra immagine a Roma è ormai imbarazzante. Rischiamo di diventare una barzelletta. Mentre ovunque incontriamo gente che voglia iscriversi al partito di Renzi, nessuno vuole iscriversi invece al Pd siciliano. Vorrà dire qualcosa… Mentre giravamo con Matteo ultima visita a Palermo, noi visitavamo l’istituto Puglisi, una start up, e i giornalisti ci chiedevano del rimpasto e della sfiducia a Crocetta. Non vi sembra imbarazzante?”.

A dire il vero, fino all’altroieri i deputati del Megafono avevano sdegnosamente rifiutato di confluire nel Pd, e, anzi, in certi casi hanno anche corso contro i democratici nelle elezioni amministrative. Non è normale nutrire un po’ di diffidenza nei confronti di questa improvvisa volontà di fusione col gruppo parlamentare?

“A me non interessa sapere perché questi deputati vogliano aderire al Pd. A me interessa soltanto che si tratti di gente pronta a rispettare i principi e i valori del Partito democratico. E che sia gente onesta. Ritengo quindi che quei deputati abbiano tutto il diritto di chiedere l’adesione al nostro gruppo. E tra l’altro, non sarebbe nemmeno un fatto del tutto inedito…”.

In che senso?

“Recentemente abbiamo già sposato il progetto del Pdr, dei socialisti siciliani, come movimento che ampli i confini del partito. Mentre vorrei ricordare che in occasione delle ultime Europee abbiamo incluso nella nostra lista un candidato indicato da Articolo 4. In Italia stiamo provando ad allargare i limiti del Pd. In Sicilia invece qualcuno vorrebbe andare nella direzione opposta. La prossima volta il centro sinistra in quest’isola dovrà vincere con un consenso superiore al 50 per cento, non per la divisione degli avversari. Questa è la nostra ambizione”

Qual è, in questo scenario di divisioni e fratture, la responsabilità del governatore Crocetta?

“Guardi, sul governo non ho dubbi. Così com’è non va affatto bene. Crocetta può avere le migliori idee del mondo, ma se non ha i numeri non realizzerà un bel niente. Senza una maggioranza non si va da nessuna parte. Se non si è in grado di fare approvare i provvedimenti, allora non resta che andare a casa”.

E come si fa a ricreare, in questo caos, le condizioni per mettere insieme una maggioranza?

“Nell’immediato bisogna disinnescare le mine di questa settimana a cominciare dalla mozione di censura nei confronti dell’assessore Scilabra”.

E come si disinnesca questa mina?

“Azzerando tutto”.

Cioè? Il governatore dovrebbe, insomma, rimuovere l’assessore Scilabra prima che venga “affondata” dai deputati?

“Io credo che sarebbe gravissimo se l’assessore venisse censurato anche grazie ai voti del Pd. E non ne faccio una questione personale. Ritengo Nelli Scilabra un assessore coraggioso e che ha operato bene. La riforma presentata sul modello duale di Bolzano è una delle più innovative nel paese. Occorre che l’assemblea l’approvi. Ma su questo nome si è creata ormai una frattura insanabile. E se vogliamo sposare un progetto, un’idea, non possiamo fermarci davanti a questo o a quel nome. Se vorrà, la porterò con me a Roma. L’ho vista veramente provata. La politica deve ritrovare un senso di umanità che ha smarrito. Ma quello della mozione è solo uno dei casi in cui Crocetta dovrebbe riflettere bene…”.

Vale a dire? Quali altri ostacoli vanno aggirati?

“Penso ad esempio alla riforma delle Province. Anche in questo caso, se il presidente non è certo di avere i numeri all’Ars, rinunci al suo ddl e si limiti ad applicare la legge Delrio, come, mi pare, sia intenzione di un’ampia fetta del parlamento siciliano”.

A dire il vero, la giunta ha deciso di esitare il proprio testo.

“Le ripeto, spero che Crocetta ci ripensi. O quantomeno che abbia verificato davvero di avere i numeri per approvare la riforma”.

 

Si tratterebbe, per il presidente, di un mezzo fallimento. Come giudica lei questi due anni di legislatura?

“Credo che oggi si possa fare un tagliando all’esecutivo. E il tagliando non è positivo. Ma in questo clima nemmeno Mandrake riuscirebbe a lavorare. A me interessa poco di chi è la colpa. So solo che se oggi i siciliani fossero chiamati a votare il pacchetto governo-Pd verremmo rasi al suolo”.

A proposito dell’operato del governo: che fine hanno fatto i suoi decaloghi e i suoi ultimatum?

“Sono stati messi da parte. E io auspico che vengano subito rimessi in agenda. Un’agenda che va condivisa non solo da governo e Pd, ma anche da tutta la coalizione. Non dobbiamo chiedere assistenza al governo nazionale, ma una mano dimostrando la nostra voglia di cambiare.”

Lei parla di governo. Ma quale governo dovrà discutere questa agenda, se una parte del Pd non riconosce la delegazione dei democratici in giunta?

“E infatti ritengo che sia giunto il momento di azzerare tutto. La mozione di censura sugli assessori viene meno se c’è la volontà del presidente della Regione di azzerare la squadra e ripartire. Si ricominci da capo. Abbandonando qualsiasi schema e senza garantire posizioni a nessuno. Nessuno, di fronte alle necessità di ritrovare l’unità e far funzionare il governo, può essere garantito in giunta”.

Quanto è vivo, invece, il rischio commissariamento, di fronte a uno stallo come questo?

“Sgombriamo il campo dai dubbi una volta per tutte: non c’è, oggi, alcun rischio di commissariamento. Né Renzi, né Delrio hanno mai preso in considerazione questa ipotesi. Semmai noi rischiamo un altro tipo di commissariamento”.

Vale a dire?

“Quello dei siciliani nei confronti del Pd. E non ce lo possiamo permettere”:

Lei parla di azzeramento di un governo, in realtà, composto da diversi assessori renziani. Perché non iniziate voi, facendoli dimettere dalla giunta?

“Io non escludo nulla, in questo senso. Non sarò mai complice di una situazione di stallo. Oggi, di fronte a una Sicilia in queste condizioni, tenere la palla in mano senza giocare è un atteggiamento criminale. Che si aggiunge ad altri atteggiamenti ormai insopportabili. Molto meglio passare la palla anche ad un altra coalizione se è il caso. Purché vi sia una classe dirigente che prende decisioni.

Di quali atteggiamenti parla?

“Penso che nel Pd in tanti la pensino come me. Ma c’è in giro qualche estremista che rischia di far saltare tutto per area. E siamo ormai entrati nella stagione dei dossier e dei mascariamenti. Uno lo ha denunciato qualche giorno fa il presidente. Sono schifato da chi usa ad esempio il valore dell’antimafia come manganello per uccidere avversari interni ed esterni”.

A chi si riferisce?

“E’ un’abitudine che si sta diffondendo ultimamente”.

Lei in passato parlò di “antimafiosi 2.0”. Adesso la vediamo dialogare con frequenza con Crocetta e Lumia. Si è creato un nuovo asse nel Pd?

“A me Renzi, Delrio, hanno stato chiesto di aiutare il governo per superare l’impasse in cui si trova. L’ho fatto anche in passato, in diverse occasioni, tutte le volte che c’è stato bisogno. Mi sto sforzando di creare le condizioni per ricomporre il quadro politico e poi Crocetta e Lumia hanno deciso di sostenere Renzi e la sua sfida per le riforme.”

Ha sentito il segretario generale Raciti? Avete provato a chiarivi?

“Diciamo che siamo tutti consapevoli della delicatezza della situazione. Tutti convinti della necessità di azzerare tutto e rilanciare, si tratta soltanto di capire come.”

Già, il segretario chiede di azzerare. I renziani chiedono di azzerare. Cosa manca, insomma, per azzerare davvero?

“Tra qualche giorno, per regolamento, scadono le cariche dei presidenti di commissione all’Ars. Credo sia una fortuna. È il momento ideale, insomma, per ridiscutere tutte le cariche all’interno del Pd e nella coalizione per voltare pagina davvero. Però basta discutere di poltrone. La gente è stanca e le emergenze sono tante. Si faccia in fretta, si rinnovi la squadra, tenendo conto dell’autonomia del presidente e della volontà delle forze politiche. Martina, Orlando, Madia, Boschi, Mogherini, non sono stati votati in direzione nazionale. È stata la sensibilità di Matteo che ha fatto venir fuori una squadra che. Teneva insieme capacità e rappresentanza.”

Un deputato che nel recentissimo passato è stato a lei molto vicino, come Fabrizio Ferrandelli, ha parlato di fallimento in Sicilia dei renziani.

“Io non voglio polemizzare. Sono diventato rottamatore buonista. Si invecchia. Mi rendo solo conto che spesso l’azione, la mentalità di Matteo Renzi non è compresa nemmeno da alcuni esponenti del Pd. Renzi per molti è una parentesi. Per me il Pd dovrà essere sempre, a prescindere dalla sua leadership, come lo abbiamo immaginato alle Leopolda e non come lo costruivano nei caminetti, D’Alema e company. Abbiamo vinto per cambiare il Pd e il paese. Lo stiamo facendo. In Sicilia con più difficoltà, ma nonostante tutto, sono fiducioso”.


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