Nico Torrisi: "Noi siamo pronti, vi racconto l'aeroporto del futuro"

Nico Torrisi: “Noi siamo pronti, vi racconto l’aeroporto del futuro”

L'ingerenza della politica nelle vicende della Sac. La privatizzazione. La viabilità della Tangenziale perennemente in tilt. Il caro voli. A colloquio con l'amministratore delegato.

CATANIA. Nico Torrisi, l’amministratore delegato Nico Torrisi, guida la Sac dall’ottobre del 2016. Carica rinnovata appena lo scorso aprile: giusto il tempo di affrontare da semplice osservatore, la tornata elettorale che ha portato al rinnovo istituzionale di Palermo e Roma che un riflesso sulle questioni locali ce l’ha sempre. E come.
Nel mezzo, una visione d’insieme che porta a credere che l’aeroporto Fontanarossa che siamo abituati a pensare possa essere del tutto stravolto sotto il profilo degli interventi e degli investimenti.

Passeggero numero 10 milioni. Tutto bello. Ma qual è il suo giudizio sullo stato di salute dello scalo di Fontanarossa?
E’ uno stato di salute molto buono e che si riallaccia idealmente a quello lasciato nel 2019, prima della pandemia.
Avevo detto all’epoca, e lo ribadisco anche oggi, quello che del passeggero numero 10 milioni era solo uno step: una crescita che, però, ci avvicina quasi ad un livello di saturazione del nostro aeroporto.


E cosa significa?
Lo spiego meglio. Noi abbiamo una serie di investimenti che arrivano fino al 2026 e che ammontano a circa 400 milioni di euro. Significa che si dovrà intervenire sia su cose visibili – tra questi la viabilità e la riedificazione del vecchio Terminal Morandi – che nel merito di cose che non si vedono ma che sono necessarie come, ad esempio, la sicurezza dei passeggeri.
Cambieranno i radiogeni, i riconoscimenti facciali per i check in.


Il 2026 è anche la data nella quale vedremo un aeroporto trasformato?
In verità, stiamo agendo già da adesso. Il volto dell’aeroporto cambierà radicalmente anche sul fronte della sale d’imbarco che verranno raddoppiate. Nel frattempo, quindi, creeremo più spazio e si farà un avancorpo che permetterà di estendere in toto le aree d’imbarco.
Tutto questo ci consentirà di avere più aree commerciali e di avere più spazio all’interno dello stesso Terminal.
Ma, nel frattempo, si lavora sull’altro.


Un progetto che appare ambizioso e che, capisco, apre anche altri scenari.
Guardi, tutti si concentrano principalmente sulla realizzazione della prossima pista. Non è sbagliato, attenzione.
Anzitutto, chiarisco che non si tratta di un allungamento della pista ma di una nuova di sana pianta: la prima diventerà una pista di rullaggio.
Io non dico che non è una questione importante ma noi i voli intercontinentali li facciamo già e che il mercato dell’aviazione mondiale è cambiato. Non vanno più i grossi aerei. Oggi si utilizzano veicoli più snelli, più performanti e meno inquinanti.
La priorità per la crescita oggi è quella di avere più spazi e fornire più servizi. Lo chiede il mercato. Lo chiedono i passeggeri.


Uno “spazio” è, ad esempio, quello legato ai parcheggi?
Certo. Abbiamo realizzato nuovi parcheggi che sono sempre saturi. E dire che mi dicevano che ero un pazzo a pensare a queste cose. Abbiamo aggiunto tre mila stalli: ripeto, sempre saturi.
Non solo i nostri ma anche quelli che sono “off airport”: quindi, la crescita è totale.
Stiamo partendo anche con un Bando sui pannelli fotovoltaici per i nuovi parcheggi. Così saremo automi anche dal punto di vista energetico.
Mi faccia dire che, tante volte, ho sentito dire delle fesserie come, ad esempio: “Si sostituisca tutto con le auto elettriche”. Occorrerebbero già oggi un numero enorme di colonnine per la ricarica. Ed è proprio quello al quale stiamo lavorando.


Senta, ma questo dibattito che ogni tanto spunta fuori a proposito dell’Hub siciliano, rischia di essere un fatto solo di “lana caprina”?
Io credo che chiunque parli di Hub faccia un errore clamoroso. L’Hub non è scelto da chi lo costruisce ma dalle compagnie aeree.
Noi siamo felici che le compagnie aeree abbiano scelto Catania come loro mercato principale, senza nulla togliere agli altri scali.
Immaginare, poi, che una rete Catania-Comiso possa funzionare al meglio senza una Catania-Ragusa, allora stiamo parlando di utopia.
Ho condiviso il ragionamento fatto dal Presidente Schifani a proposito del cargo legato a Comiso: ma se traportiamo delle ottime cose all’andata, dobbiamo trovare anche il modo che si torni indietro carichi di altri prodotti.


Comiso diventa determinate anche per i lavori di cui Lei parlava poc’anzi?
Quando faremo i lavori infrastrutturali, creeremo dei disservizi: devo necessariamente dire la verità. Per questo sarà indispensabile che si crei una rete definitiva con Comiso.

Capitolo privatizzazione.
La privatizzazione vede un percorso molto chiaro, tracciato dai soci. La premessa è che il CdA, ed io in particolare, mi adeguo all’indirizzo politico dato dai soci. Un indirizzo rafforzato anche dall’attuale Governo regionale.

E quali sono, adesso, i prossimi passaggi?
Sul lavoro svolto dagli “advisor” verrà presentato tra poche settimane  un progetto all’Assemblea che poi dovrà determinare, mi auguro con un voto unanime, se avviare o meno la fase della privatizzazione.
Sottolineo che abbiamo atteso, com’è noto, le vicende della Camera di Commercio, dalle quali preferisco tenermi fuori.

Sul caro voli, al di là delle prese di posizione della politica, mi dice perchè qui da noi si paga così tanto?
Io ho incontrato poco tempo fa un Ministro, del quale non faccio il nome. Gli ho detto: “Guarda la prossima volta che vieni in Sicilia, riprendi il Ponte con quel treno veloce”. E lui si è messo a ridere. Ma non c’è da ridere. Noi non abbiamo autostrade: fa schifo la Catania-Palermo e fa altrettanto schifo la Catania-Messina dove si paga pure un pedaggio. Quindi, o si va a dorso d’elefante oppure si deve andare in aereo.
La situazione ci ha visto migliorare moltissimo, e lo dico con soddisfazione, il ventaglio delle offerte. Molta più competizione ci ha creato vantaggi. La tratta Catania-Roma è la rotta più redditizia d’Italia.
Se, ed è un’oscenità, si riescono a vendere biglietti a mille, mille e duecento euro, significa che c’è qualcuno che se li compra.
Sono chiaro: non giustifico chi applica queste tariffe con le quali andremmo in Australia in classe economica. Dico che, purtroppo, sono le regole di un mercato sbagliato.

Sembra un polverone di stagione: crede che questa volta sia la volta buona per mettere un freno al caro voli?
Condivido che si è trattato tante volte di “polveroni stagionali”: ma questa volta ho visto tanta determinazione nelle parole del Presidente Schifani. In più, c’è una cosa che gioca a suo favore: quella che è stata finalmente riconosciuta l’insularità.
C’è un capitolo di spesa: non è una soluzione ma è un buon inizio.
Attenzione però.


A cosa?
Io ragiono da uomo d’azienda e dico che quando il mercato viene drogato dagli incentivi si rischia di far scappare le compagnie. E’ già successo da altre parti.

Ultime due cose. La prima: i nostri lettori quotidianamente ci raccontano le saghe legate alle colonne di auto in Tangenziale. C’è anche chi perde l’aereo. Ma è normale ritrovarci a parlare di queste cose nel 2023? Possibile che non si riesca a intervenire in modo definitivo?
Io ringrazio per la domanda. Perchè noi aspettiamo da anni che venga riaperto il tratto di Tangenziale che porta in aeroporto.
E la cosa che mi fa sorridere e arrabbiare è che spesse volte non ho mai visto uno straccio di lavoratore su quel tratto.
Non è più un ritardo: è un fermo dei lavori.
Mi lasci, invece, ringraziare il Commissario Portoghese del Comune di Catania col quale siamo riusciti a ridisegnare la nuova viabilità dell’aeroporto. Già da questo mese cambieranno le vie d’accesso alla scalo. Ci piacerebbe che lo stesso venga fatto anche più sù: verso l’Asse dei sevizi dove si rischia l’effetto imbuto.


Ultima cosa: mi dice da quanta politica Le viene tirata la giacca?
Io sto spesso con la camicia quindi non gli viene facile tirarmi la giacca ma, battute a parte, ho rispetto per la politica e mi piace quella politica che dà consigli.
La politica che fa raccomandazione in stile anni ottanta si è sempre tenuta lontana da me perchè sa che io ho un Bentelan che mi rende allergico a queste cose.
Mi piacerebbe che qualche politico, invece, entrasse da quella porta e ci ricordasse che ci troviamo in un quartiere disagiato al quale diamo fastidio a livello di rumori e di inquinamento.
Ma, come sempre, provvediamo noi: come il prossimo Parco urbano che regaleremo al quartiere.


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