CATANIA – “La Cgil crede che le responsabilità politiche sul caso della piccola Nicole, gravissime, siano del governo regionale siciliano, sia quello passato retto da Lombardo così come quello attuale presieduto da Crocetta. Lo stucchevole rimpallo di responsabilità al quale stiamo assistendo non serve a nulla. La magistratura ha aperto un’inchiesta. Aspettiamo gli esiti con rispetto ed attenzione, ma abbiamo molti dubbi, molte domande alle quali urge risposta”.
Il caso della piccola Nicole, la neonata deceduta in ambulanza dopo non avere trovato posto negli ospedali pubblici, colpisce anche il sindacato catanese che da anni punta al confronto sulle carenze del sistema sanitario. Sul caso, stamattina sono intervenuti il segretario generale della Camera del lavoro, Giacomo Rota, la segretaria confederale Nicoletta Gatto, la responsabile del Dipartimento confederale Pubblico impiego, Rosaria Leonardi, il responsabile del Dipartimento Sanità Turi Cubito, il segretario generale della Fp Cgil, Gaetano Agliozzo. Presenti anche Carmelo Calvagna e Renato Scifo della Cgil medici.
Per la Cgil, insomma, il governo regionale non avrebbe dato seguito alle promesse degli ultimi anni, né avrebbe mai curato un vero confronto con i sindacati proprio a proposito di un tema molto delicato come quello della rete ospedaliera. “Ci chiediamo per quale motivo non sia più disponibile il servizio di elisoccorso che, probabilmente, sarebbe servito alla bambina. – dice Giacomo Rota- Purtroppo i tagli sconsiderati alla Sanità non permettono al servizio di essere disponibile nelle ore notturne. Vorremmo poi capire se 38 posti di UTIN (la terapia intensiva neonatale) sono da ritenersi sufficienti per la popolazione della provincia di Catania, se cioè sono sufficienti a soccorrere i nostri piccoli nel caso dovessero averne bisogno.
La Cgil vuole poi sapere come mai ospedali importanti come il Policlinico, il Vittorio Emanuele e il Cannizzaro, si ritrovano ancora oggi senza direttori generali. La conseguenza di questa mancanza è sotto gli occhi di tutti: impedisce una programmazione a lungo periodo; inoltre, purtroppo, la rete delle ambulanze neonatali non è coordinata e non è stato nominato il direttore generale del servizio 118. Riteniamo in ultima analisi, che la sanità pubblica non possa subire alcun taglio a scapito di quella privata. Il servizio sanitario pubblico è la risposta centrale al diritto alla salute dei cittadini. E a proposito di questo, resta infine da chiedersi come mai la Regione ritiene sia giusto chiudere i reparti con meno di 500 parti all’anno, quando la stessa regola non verrebbe invece applicata alle strutture private “.
A fornire qualche numero sui parti a Catania è stata Rosaria Leonardi: nella provincia sono 12 mila, in media, in un anno, e di questi 1000 sono statisticamente collegate a nascite di prematuri. “Non si può non tenere conto di questo dato, e della realtà anche sociale della madri, che oramai – anche se non ci riferiamo al caso specifico di Nicole- partoriscono in età sempre più matura a causa di una crisi economica e di una mala occupazione che permette loro di fare una famiglia quando vorrebbero”. E aggiungono Turi Cubito, Gaetano Agliozzo e Nicoletta Gatto: “Sarà compito della magistratura rintracciare i responsabili , ma è nostro dovere individuare responsabilità politiche per la scelta fatta in materia di posti letto ed emergenza. I tagli effettuati hanno ridotto del 10% i posti letto ma è mancato il contemporaneo potenziamento del territorio. La rete del sistema di rianimazione è carente sia di posti che di personale, le assunzioni di medici restano nell’albo delle promesse mai mantenute. La procedura STEN, il sistema che dovrebbe garantire l’assistenza proprio nella neonatologia, è carente sia di mezzi che di personale”.