Proprio quando avevano ragione. Ecco, giusto una volta che avevano ragione, va a capitare l’impossibile. Perché dopo le Ztl che non funzionano e l’Amia che fallisce (fallimento “bollato” come un vittoria…e saremmo nell’assurdo se non fossimo nel drammatico), dopo le barche-ufficio e le compartecipate che non fanno che compartecipare allo sfacelo generale della città, sembrava che, per una volta, il Comune di Palermo non fosse carnefice. Ma povera vittima. Vittima dei “morosi”. Una condizione inverosimile, anche “a naso”. Visto che il soggetto contro il quale il Comune di Palermo è intervenuto, sospendendo il pagamento di 17mila euro, è una cooperativa sociale, la “Solidarietà”, che si occupa si salute mentale. L’amministrazione ha motivato la decisione sostenendo che la coop risultava morosa nel versamento dei tributi, dato che si poteva evincere interrogando il sito di “Equitalia”.
Ora, immaginiamo il personale della coop, che del dramma della disabilità psichica ha fatto la propria nobile missione, non comprendere la “follia” di quella decisione. Lì era tutto in regola. Nessuna morosità. Eppure è iniziato un viaggio kafkiano tra i corridoi della Serit, dove, alla fine, hanno “scoperto” (ma lo sapevano già) di non aver alcun debito con l’erario.
La responsabile della cooperativa è così tornata negli uffici del Comune, dove i funzionari hanno riconfermato che dalle loro ricerche si evinceva il contrario, e cioé che la società doveva una somma al fisco e per questa ragione la pubblica amministrazione non poteva liquidare quanto dovuto.
Insomma, sembrava che, per una volta, il Comune avesse davvero ragione. Eppure, dietro insistenza del presidente della coop, gli impiegati del Comune hanno di nuovo verificato la posizione della cooperativa, questa volta alla presenza di una delle socie. Il funzionario ha chiesto a una collega di scandire a voce alta il numero della Partita Iva risultato debitore. Ecco, è stato in quel momento che tutto è crollato. La partita iva “morosa” non era quella della coop, ma proprio del Comune di Palermo. Quello sì, che era in debito col Fisco.
Insomma, per una volta che avevano ragione…avevano torto anche stavolta.
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