PALERMO – Se l’ente di Formazione non ha pagato i dipendenti è anche, e soprattutto, colpa della Regione. Con questa motivazione il Tar ha accolto il ricorso dell’Enaip Asaform, difeso dallo studio legale Armao, contro la revoca dell’accreditamento. Una decisione, quella dell’amministrazione regionale, che aveva di fatto tagliato fuori lo storico ente dai finanziamenti dell’Avviso 20. Soldi che adesso il governo sarà costretto a restituire. “Abbiamo ricevuto mandato – dice l’avvocato Armao – a richiedere un risarcimento milionario alla Regione”.
La sentenza dei giudici amministrativi, però, va al di là del singolo caso. E mette nero su bianco un principio che “smonta” alcune delle giustificazioni dell’esecutivo Crocetta nei confronti di migliaia di lavoratori: “Prendetevela con gli enti che non vi pagano gli stipendi”, scriveva fino a pochi giorni fa su Facebook il governatore, rispondendo alle lamentele di un addetto ai lavori. E invece i giudici dicono altro: “Se la Regione non ha trasferito i fondi per il personale, l’ente non era nelle condizioni di garantire le retribuzioni”. La revoca dell’assessorato alla Formazione, datata ottobre 2014, prende le mosse dai controlli operati dagli ispettori dell’assessorato alla Famiglia. “Il verbale ispettivo, – si legge nella sentenza – riferisce testualmente che ‘i contributi previdenziali, il Tfr, i premi assicurativi e l’Irap sono stati versati per l’intero periodo di competenza del Prof 2011, anche per il periodo novembre 2011 – aprile 2012, per il quale non sono stati pagati gli emolumenti maturati’, e che ‘l’ente ha indebitamente conguagliato indennità economiche relative agli assegni nucleo familiare, malattie, maternità, donaz. sangue, senza corrisponderle ai lavoratori interessati nei tempi imposti dalla legge e soltanto successivamente, le stesse, sono state pagate agli interessati stessi’”.
A dire il vero, questo verbale verrà riportato nell’atto di revoca con un incredibile strafalcione. Nel ricopiare le date, infatti, l’assessorato trascrive, al posto di “2011-2012”, l’intervallo “2001-2002”. Un errore “materiale” che però si traduce in un errore “di merito”, visto che la gaffe viene rilanciata dall’assessorato stesso per dimostrare come le irregolarità affondassero persino in anni lontani. “E’ accertato, senza possibilità di equivoco, – scrive infatti l’assessorato – come le gravi irregolarità amministrative datassero da molto prima del 2007: più in particolare, la mancata erogazione degli stipendi risale addirittura al 2001”. Una data frutto, “senza possibilità di equivoco”, solo dell’errore di trascrizione.
Ma al di là dello scivolone, resta la “sostanza”. L’Enaip non ha versato gli stipendi ai lavoratori nell’arco di tempo che va dal novembre 2011 all’aprile del 2012. E il motivo è spiegato in sentenza: “L’Ente – scrivono i giudici del Tar – ha fornito sufficiente prova del nesso causale tra l’omesso versamento delle retribuzione ai dipendenti nel predetto lasso temporale ed i ritardi nell’erogazione da parte dell’Amministrazione regionale delle risorse relative alla voce di costo del personale”. Una dimostrazione che la Regione non è riuscita a confutare durante il giudizio. “Dunque, – proseguono i giudici – le irregolarità retributive emerse nell’ambito della visita ispettiva non possono essere imputate, quanto meno integralmente, all’ente di formazione, e l’amministrazione avrebbe dovuto tenere adeguatamente conto, nelle valutazioni propedeutiche all’adozione della revoca, all’incidenza causale dei propri ritardi in fase di erogazione dei contributi rispetto alle irregolarità contestate”.
All’ente, insomma, poteva essere imputato solo il mancato versamento di alcune somme relative ad esempio a malattie e maternità. Una “irregolarità – aggiunge però il Tar – sanata in una fase successiva”. Insomma, per i giudici, “il concreto atteggiarsi dell’operato dell’ente non può essere ritenuto da solo sufficiente a giustificare l’esercizio del potere di revoca dell’accreditamento, sia per il carattere contenuto dell’infrazione, che ha inciso solo parzialmente sull’esatto adempimento delle regole contributive, sia per la limitata estensione temporale del fenomeno, sempre circoscritto a quel lasso di tempo di circa sei mesi in cui l’ente non ha versato le retribuzioni dovute. La revoca – proseguono – non si appalesa congrua rispetto alla consistenza dei fatti contestati e non tiene conto dell’incidenza causale della condotta della stessa Amministrazione regionale rispetto al loro verificarsi”. Insomma, la Regione avrebbe “dimenticato” che la responsabilità nel mancato pagamento degli stipendi era dovuta, in buona parte, all’amministrazione stessa.
Una responsabilità che si traduce nella necessità di restituire le somme agli enti. E in effetti al Tar, la Regione in questi mesi ha raccolto una sfilza di insuccessi. Il più “oneroso”, quello riguardante la cessione del Cefop al Cerf, per il quale il governo ha dovuto reperire 32 milioni da restituire al Consorzio, illegittimamente tagliato fuori dai finanziamenti regionali. A questi, si aggiungono i casi appunto dell’Enaip e altre vicende analoghe. Cause perse, di fronte al Tar, a causa di illegittime revoche dell’accreditamento a enti come Ecap Agrigento, Ecap Caltanissetta, Enaip Caltanissetta, Euss Formazione, costate complessivamente 16 milioni. Mentre cause per altri 13 milioni sono ancora pendenti. La Regione a questi enti ha tolto l’accreditamento. Ma la colpa, molto spesso, è della Regione stessa.