Nomine e "appalti truccati": l'autunno caldo della sanità

Nomine e appalti “truccati”: nuovi verbali, sanità sotto accusa

Dopo la condanna di manager e imprenditori i pm cercano riscontri ai nuovi interrogatori di Fabio Damiani

PALERMO – Ci sono quattro o forse cinque verbali di Fabio Damiani che non sono stati depositati nel processo sulla corruzione negli appalti della sanità siciliana. Ed è su questi verbali che stanno lavorando pubblici ministeri e finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Potrebbe essere un autunno caldo sul fronte giudiziario.

Nelle scorse settimane Damiani, ex manager dell’Asp di Trapani e responsabile della Centrale unica di committenza degli appalti della Regione siciliana, è stato condannato a sei anni e mezzo. Stessa sorte è toccata ad altri imputati, fra manager e imprenditori. A Damiani è stata riconosciuta l’attenuante per avere collaborato con la magistratura. Una collaborazione non del tutto svelata.

In aula, durante l’esame davanti al giudice per l’udienza preliminare Clelia Maltese, Damiani aveva parlato della spartizione politica delle nomine nella sanità come un fatto normale. Ad esempio lui sapeva in anticipo che sarebbe andato a Trapani. Ed aveva fatto cenno ad altre gare di appalto “truccate” dietro pagamento di tangenti.

Ad un certo punto, però, sono stati gli stessi pubblici ministeri Giacomo Brandini e Giovanni Antoci a stoppare l’argomento delle nomine e i dettagli delle altre gare di appalto, spiegando che si tratta di temi che riguardano un’altra indagine ancora in corso. Ed è l’inchiesta su cui, in parallelo, gli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis non hanno smesso di lavorare.


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