PALERMO – E vissero tutti felici e scontenti. Verrebbe da chiedersi: c’era bisogno di trattative così lunghe ed estenuanti se poi la nomina dei direttori generali della sanità ha provocato così evidenti scosse telluriche all’interno della maggioranza di governo, tanto ampia quanto litigiosa?
Manager della sanità, settimane di trattative
Dalle nomine della Sanità escono quasi tutti scontenti. Fratelli d’Italia – che pure ha preso sei postazioni “pesanti” – ha addirittura disertato la giunta finale (ma i problemi erano soprattutto altri); Cuffaro e la Dc hanno dovuto inghiottire a fatica l’esclusione dalla poltrona di Agrigento che era diventata un punto d’onore, non tutti i prescelti hanno raggiunto la destinazione sperata, il presidente Schifani ha dovuto sudare sette camicie per governare le trattative e inghiottire a sua volta qualche scelta forzata, perfino il direttore generale della Sanità Iacolino esce un po’ deluso perché avrebbe voluto andare all’Asp di Palermo dove invece è rimasta Daniela Faraoni (unica riconfermata insieme a Giuffrida al Cannizzaro e al “prorogato” Sirna al Policlinico di Catania) con cui i rapporti negli ultimi tempi non sono stati idilliaci.
C’è voluto tanto tempo per raggiungere questo striminzito risultato. E la gente comune – che i problemi con la sanità pubblica li vive ogni giorno ma per tutt’altri motivi – continua ad allontanarsi sempre più da una politica che sembra ragionare in termini di potere e che a sua volta si allontana dalla gente e dai problemi della vita reale.
I giorni più difficili per il governo
Dal punto di vista politico, quello di queste ore è il momento più difficile del nuovo Governo, a poco più di un anno dal suo insediamento. E i temi del contendere sono, nell’ordine: la distribuzione delle cariche di manager, la legge “salva ineleggibili”, e il disegno di legge sulla rinascita delle Province. Senza voler scadere nella demagogia e nella retorica: non stupitevi poi se c’è sempre meno gente che va alle urne.
Nelle convulse ultime ore qualcuno ha sussurrato che siamo alle porte di una crisi di Governo ma in realtà non ci crede nessuno. Andare a casa dopo solo un anno di legislatura (e rinunciare a quasi quattro anni di mandato ben remunerato)? Impensabile. L’ipotesi che Fratelli d’Italia ritiri la sua delegazione dalla squadra di Governo? Molto, ma molto, improbabile.
Nuovi scontri all’orizzonte
Assisteremo alla solita “liturgia”: i malumori evaporeranno nel giro di pochi giorni, i “pontieri” lavoreranno per la pace, in un modo o nell’altro si ritroverà un po’ di unità per andare avanti, in attesa di altri terreni di scontro. A cominciare, per esempio, dalla nomina dei direttori sanitari e amministrativi che saranno teatro di un’altra battaglia di spartizione. Ne parleremo tra pochi giorni.