"Non è autentico il pizzino | che chiama in causa Cuffaro" - Live Sicilia

“Non è autentico il pizzino | che chiama in causa Cuffaro”

Il processo, la difesa
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“Non ci sono elementi che possano in qualche maniera avallare l’autenticità del pizzino che chiama in causa Salvatore Cuffaro. Anzi ce ne sono molti che ci inducono a pensare che sia falso. E’ stato redatto in modo apocrifo”. Lo ha detto l’avvocato Oreste Dominioni, legale dell’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, imputato per concorso in associazione mafiosa nel processo che si svolge, con il rito abbreviato, davanti al gup Vittorio Anania. Dominioni fa riferimento al pizzino, datato settembre 2001, consegnato da Bernardo Provenzano a Massimo Ciancimino per farlo avere al padre Vito, ex sindaco mafioso di Palermo.

Nel pizzino, che è stato dato ai pm proprio da Massimo Ciancimino, il padrino corleonese farebbe riferimento a provvedimenti di indulto e amnistia sul tavolo di alcuni politici tra i quali quello che viene definito “il nuovo presidente”. Stando alle dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino, il presidente sarebbe stato Salvatore Cuffaro. “E’ molto strano che, come dice la perizia – ha proseguito -, questo pizzino, assieme agli altri sei consegnati da Ciancimino, non sia stato scritto con nessuna delle macchine conosciute di Bernardo Provenzano. E’ ancora più strano che il periodo in cui sono stati redatti (tutti con la stessa macchina da scrivere) vada, secondo Ciancimino, dal 1992 al 2001. Un periodo che si interseca con quello degli altri undici scritti da Provenzano messi in comparazione dai periti con quelli di Ciancimino. Nonostante questo, infatti, i pizzini sono diversi da quegli undici scritti tra il 1994 e 1997. Inoltre, nel corso di undici anni i caratteri digitati da quella macchina non sono cambiati, fatto che per i periti è impossibile. L’usura della macchina avrebbe portato a delle differenze”. Per la prosecuzione delle arringhe il processo è stato rinviato al 13 gennaio. Il 27 gennaio ci dovrebbero essere le repliche dei pm.


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