"Non ha rapporti con il clan"| No alla sorveglianza speciale - Live Sicilia

“Non ha rapporti con il clan”| No alla sorveglianza speciale

Il Tribunale di Agrigento aveva disposto la sorveglianza speciale per Eduardo Cino, imprenditore 38enne di Racalmuto che fu arrestato nel blitz antimafia del 2006, ma assolto in appello per non avere commesso il fatto.

PALERMO – Fu un episodio sporadico, che risale al 2006 e rimasto isolato. Da allora non sono stati accertati ulteriori rapporti con il clan mafioso. Così la Corte d’appello di Palermo ha accolto il ricorso presentato dal legale di Eduardo Cino, per il quale il Tribunale di Agrigento aveva disposto la sorveglianza speciale.

Imprenditore 38enne di Racalmuto, era stato arrestato nove anni fa per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Domino 2”. Condannato in primo grado a sei anni ed otto mesi, è stato assolto nel 2009 dalla Corte d’assise d’appello di Palermo per non avere commesso il fatto.

Un anno dopo i suoi beni e quelli del padre – Nicolò Cino, arrestato durante lo stesso blitz e ritenuto componente della famiglia mafiosa del paese dell’Agrigentino – sono stati sequestrati dalla Dia: si trattava di immobili, conti correnti bancari e postali, terreni ed una impresa del settore edile, per un valore complessivo di oltre un milione e cinquecentomila euro.

Su proposta della Procura di Palermo era quindi stata disposta la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e una cauzione di settecento euro: nelle motivazioni, Cino veniva considerato “socialmente pericoloso”. Un provvedimento contro il quale il suo avvocato, Stefano Santoro, ha subito presentato ricorso in base all’assoluzione che aveva già accertato l’estraneità di Cino alla cosca di Racalmuto.

Niente sorveglianza speciale, dunque: il collegio presieduto da Antonio Caputo ha riconosciuto che non sussistono motivi per la misura preventiva nei suoi confronti, né elementi che possano accertare ulteriori rapporti con Cosa nostra dopo il 2006.


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