PALERMO – Non ha usato i fondi della formazione professionale per scopi personali. La terza sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Fabrizio La Cascia, ha assolto l’avvocato Francesco Menallo.
Presidente del Cas, un ente di formazione con sede a Bagheria, era accusato di peculato e autoriciclaggio. Nel 2022 gli erano stati sequestrati un milione e 300 mila euro. Il tribunale ha disposto il dissequestro dei beni.
La richiesta difensiva e la linea difensiva
La Procura aveva chiesto la condanna a 8 anni, ma è passata la linea difensiva dell’avvovato Paolo Grillo. Il legale ha sostenuto che le somme non sarebbero state sottratte alla Regione siciliana che finanziava i corsi, ma regolarmente recuperate attraverso decreti ingiuntivi.
La Regione non pagava e allora Menallo fece valere le sue ragioni in tribunale. L’inchiesta era nata dalla denuncia di alcuni avoratori della Fondazione Centro assistenza sociale (Cas).
Secondo la ricostruzione della guardia di finanza, già a partire dal 2012, l’imputato avrebbe iniziato a dirottare i fondi pubblici su conti a lui riconducibili o su quelli di un’altra fondazione. Dopo il sequestro dei soldi Menallo era finito a processo con giudizio immediato.
Assoluzione con formula piena
Nel decreto che dispone il giudizio erano elencati i capi di imputazione contestati dalla procura della Repubblica e tutti i bonifici delle somme impiegate, secondo l’accusa, “per fini personali, fra cui pagare il saldo del prezzo di acquisto di un immobile ubicato in Ustica”.
Un’accusa che non ha retto al vaglio del tribunale ed è era arrivata l’assoluzione con la formula piena “per non aver commesso il fatto”. Menallo nel corso del processo ha spiegato non solo che non avrebbe distratto i soldi pubblici, ma ne avrebbe impiegato di tasca propria per mandare avanti i corsi e pagare gli operatori in quanto la Regione non avrebbe versato il dovuto. Molte delle somme contestate erano frutto di compensazioni fra dare e avere.

