Non si ferma la guerra del porto| Orlando vuole il Castello a mare - Live Sicilia

Non si ferma la guerra del porto| Orlando vuole il Castello a mare

La giunta Orlando chiede al consiglio di revocare l'intesa sul Prp per riprendersi i porticcioli turistici, il Foro Italico e il Castello a mare. Ma è corsa contro il tempo per fermare l'ìter del Piano regolatore già all'esame del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

IL BRACCIO DI FERRO
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PALERMO – Guerra del porto, atto secondo. Non si ferma lo scontro ormai aperto tra il sindaco Leoluca Orlando e l’Autorità portuale di Palermo guidata dal commissario Nino Bevilacqua e che, a breve, dovrebbe vedere nominato il nuovo presidente. Uno scontro in piena regola che segue quello di una ventina di giorni fa ma che soprattutto segna l’inasprirsi delle ostilità: perché stavolta il Comune non chiede indietro “solo” i tre porticcioli turistici di Sant’Erasmo, dell’Acquasanta e dell’Arenella ma anche il Castello a mare e tutto il giardino del Foro Italico con relative attività culturali e ricreative integrate.

E per farlo, la giunta Orlando ha messo in campo una strategia assai complessa. Per fare un po’ di chiarezza, però, bisogna fare un passo indietro. Nel novembre del 2011 Sala delle Lapidi diede la propria intesa al Piano regolatore del porto elaborato da Bevilacqua, salvo poi revocarla a metà del 2012: una decisione che comportò il ricorso al Tar dell’ente porto che ottenne una sospensiva in attesa del giudizio di merito che dovrebbe arrivare a ottobre. Nel frattempo, però, l’iter è proseguito tanto che il 21 giugno si è tenuta una riunione presso il Consiglio dei lavori pubblici, a Roma, che aveva fatto registrare il disappunto di Palazzo delle Aquile e che è stata riaggiornata dopo venti giorni per il voto finale. Il Comune lamentava, infatti, il mancato coinvolgimento da parte dell’ente porto che però, dal canto suo, aveva smentito tutto . Sta di fatto, però, che si era alle battute finali.

Per questo Orlando ha deciso di passare al contrattacco. La determina, in soldoni, incarica gli uffici di predisporre una delibera che chiede a Sala delle Lapidi prima di revocare la precedente revoca, facendo decadere così il ricorso al Tar il cui giudizio è atteso per ottobre, e poi di rimettere in discussione alcuni punti dell’intesa per riappropriarsi dei porticcioli turistici e non solo. Una storia, questa, che si trascina sin dagli anni Novanta e che ha visto proprio Orlando fare ricorso alla giustizia amministrativa per riprendersi i porticcioli: ricorso vinto ma quasi reso nullo dalla decisione dell’amministrazione Cammarata di “restituire” il tutto all’ente porto. Decisione contro la quale Orlando, sin dal suo insediamento, si era scagliato violentemente.

“L’atto approvato dalla Giunta – si legge in una nota del Comune – nel ricostruire tutti i fatti che hanno caratterizzato la vicenda in un arco temporale di oltre 10 anni, esprime la necessità che sia ricondotta al Comune, quale ente rappresentante della comunità locale, la podestà di governo del territorio attribuita dalla legge per quanto riguarda gli atti di pianificazione e programmazione (Prg, Intesa con l’autorità portuale, Pudm, Ppe), nella imprescindibilità di una intesa reale con l’Autorità Portuale e con la Regione”. Insomma, un’intesa ‘reale’ e non subìta da parte di Palazzo delle Aquile. I tempi però sono strettissimi Sala delle Lapidi dovrebbe approvare il tutto prima della nuova riunione al Consiglio superiore dei lavori pubblici che si terrà la prossima settimana. Una corsa contro il tempo per bloccare l’iter del Prp. In ballo, come detto, ci sono tre porticcioli turistici e relativi finanziamenti, che secondo il Comune arrivano fino a 90 milioni, ma anche un gioiello come il Castello a mare che è stato riaperto al pubblico ed è sede di concerti e attività culturali estive.

Il tutto avviene inoltre mentre ancora si discute su chi debba essere il nuovo presidente dell’Autorità portuale: in campo sono rimasti i nomi di Lorenzo Ceraulo, dato per favorito, di Vincenzo Cannatella e del candidato dal Comune Vito Piraino. E, indipendentemente da chi sarà, il nuovo presidente dovrà da subito fare i conti con Orlando.


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