Nuara e Bufardeci al Cga | Via libera dal Consiglio di Stato - Live Sicilia

Nuara e Bufardeci al Cga | Via libera dal Consiglio di Stato

L'avvocato Carlo Comandé

I giudici di secondo grado confermano gli incarichi all'ex deputato e all'ex vicesindaco di Gela. "Zappalà non ha alcun titolo per il ricorso".

PALERMO – La nomina di Elisa Nuara e Titti Bufardeci al Cga è legittima. Di più: per il Consiglio di Stato “Salvatore Zappalà (che davanti al Tar del Lazio aveva ottenuto l’annullamento, ndr) non ha alcun titolo a dolersi dei provvedimenti di nomina a componente laico della sezione Consultiva del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana dati in favore di Elisa Maria Antonia Nuara e Giambattista Bufardeci”. Il tribunale amministrativo di secondo grado, quindi, accoglie i ricorsi di Nuara (difesa da Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia) e Bufardeci (difeso invece da Carlo Comandé), che già quattro mesi fa erano stati reintegrati nell’incarico con una sospensiva.
La storia dei seggi laici al Cga risale al 2013. È infatti il 19 marzo del 2013 quando il presidente della Regione Crocetta revoca la designazione di Zappalà come componente laico del Cga. Un mese dopo, ecco le nomine di Bufardeci e Nuara. Il primo, poche settimane prima, aveva abbandonato il movimento politico “Grande Sud” di Gianfranco Micciché per sposare, insieme ad altri big dell’ex centrodestra, la causa del governatore gelese. Nuara, invece, a Gela ha anche ricoperto il ruolo di vicesindaco.
Poi, sei mesi fa, era arrivato lo stop alla nomina. Con una sentenza del Tar del Lazio che, fra le altre osservazioni, annotava che, mentre Zappalà fu escluso per la presunta assenza dei requisiti, “Bufardeci e Nuara sono stati giudicati idonei alla nomina, per come leggesi nel verbale della seduta del 7 febbraio 2014, per avere gli stessi svolto ‘un’ampia attività giuridico-amministrativa – sia in elevate sedi istituzionali, sia in occasione di eventi giuridico-culturali (attività convegnistica)’, desumendo il possesso dei requisiti attraverso il riferimento alla circostanza che il Bufardeci ha ‘ricoperto la carica di Vicepresidente della Regione Sicilia e di Sindaco di Siracusa’, mentre la Nuara, ‘oltre che esponente politico, ha svolto il ruolo di Vicesindaco di Gela’”. Insomma: l’attività politica come elemento di curriculum.
A quel punto i due si sono rivolti al Consiglio di Stato. Che oggi, con la sentenza numero 4404/15, mette nero su bianco che, semplicemente, le due vicende sono scollegate: “Deve ritenersi del tutto infondata – scrive il collegio presieduto da Paolo Numerico e composto da Diego Sabatino, Raffaele Potenza, Silvestro Maria Russo e Alessandro Maggio – la ricostruzione che vede l’esistenza di un rapporto tanto stringente tra il procedimento avviato con la designazione di Salvatore Zappalà e i due successivi del 24 aprile 2013, riguardanti Elisa Maria Antonia Nuara e Giambattista Bufardeci”. Con un’osservazione: “Qualora all’esito del procedimento iniziato con la sua designazione,si riconoscesse l’effettiva spettanza della nomina a componente laico della Sezione consultiva del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana – si legge nella sentenza – ciò non significherebbe attribuire all’attuale appellato una tutela in forma unicamente risarcitoria, atteso che resterebbero sempre praticabili rimedi più immediati”. Insomma: in quel caso se ne riparla. La partita non è ancora chiusa.

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