Nuova mafia, vecchie regole| Punciuta, femmine, teste di capretto - Live Sicilia

Nuova mafia, vecchie regole| Punciuta, femmine, teste di capretto

La convocazione per l'affilizione

Le microspie piazzate dai carabinieri svelano le strategia dei boss di Palermo.

Il blitz Cupola 2.0
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PALERMO – Una mafia nuova che per rinnovarsi resta fedele a se stessa e alle regole del passato. Perché, come dice il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, “la mafia è quella descritta da Tommaso Buscetta, non può rinunciare all’organizzazione verticistica”. Non è un caso, dunque, che a presiedere la nuova Cupola sia stato Settimo Mineo, il cui spessore criminale era già noto ai tempi del maxi processo.

La mafia guarda al passato, ma è nel presente, spiega il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, che si muove per gestire i traffici “di cocaina e l’affare rifiuti”. Di certo c’è un netto cambiamento di strategia. Dopo la morte di Totò Riina il centro del potere si sposta “dalla provincia a Palermo”.

La forza della nuova mafia risiede nell’equilibrio fra passato e presente. Erano guardinghi i boss, ma i carabinieri sono stati più furbi di loro, riuscendo a piazzare le microspie in una macchina che Francesco Colletti, capo mandamento di Villabate, riteneva sicura.

La nuova Cupola, “democratica e partecipativa”, per usare le parole del procuratore aggiunto Salvo De Luca, prevede che per le “cose gravi” ci sia una collegialità. Ed ecco il cambio di passo rispetto alla commissione provinciale dell’epoca di Totò Riina, dittatore assoluto, e il ritorno alla fase pre corleonese. Ed è stato per evitare ”le cose gravi”, prima ancora che venissero progettate, che si è proceduto al fermo.

Nel corso della riunione del 29 maggio, che probabilmente stando alle celle telefoniche agganciate dai protagonisti si è svolta in viale Michelangelo, le vecchie regole sono state ribadite per iscritto. “… c’è una cosa scritta che ti farò leggere”, diceva Colletti al suo braccio destro Filippo Cusimano. Una lista di regole etiche di una mafia che l’etica la calpesta ogni giorno: “… la prima di tutti c’è scritto questo… c’è scritto che non ne puoi avere ingazzamenti”. Niente relazione extraconiugali, dunque.

Arcaico, ma sempre in vigore, è il rito dell’affiliazione. I carabinieri hanno ricostruito la cerimonie nel corso della quale sono divenuti uomini d’onore di Villabate Francesco Antonino Fumuso e Filippo Cusimano. Il rito si è svolto il 31 ottobre 2017, in un appartamento al civico 681 di corso Umberto I, a Ficarazzi, alla presenza di Francesco Colletti, Francesco Caponetto e Giuseppe Costa. Costa è stato il padrino di Fumuso, mentre gli sponsor di Cusimano sarebbero stati Francesco Terranova e Antonino Messicati Vitale.

Nella nuova mafia valgono le vecchie metodologie di intimidazione. Andrea Ferrante e Salvatore Troia sono stati pedinati mentre entravano nell’abitazione estiva di un imprenditore edile a Trabia: “… noi lo dobbiamo fare correre… lo dobbiamo fare correre… basta una testa di capretto… gliela posi, lo sai dove? Sopra la tavola”. Detto, fatto. Fu la moglie a trovare la macabra sorpresa in veranda.

I tempi, però, sono cambiati. Tra gli imprenditori regna ancora la paura, ma c’è chi trova la forza di denunciare. Sono 28 le estorsioni contestate, di cui nove denunciate. Un episodio ha la forza della ribellione. Luigi Marino era andato a chiedere la messa a posto a un costruttore, Giuseppe Piraino. Il linguaggio è quello di sempre: “Lei non lo sa come ci si comporta?… quando si va a casa degli ospiti, si bussa… lei sa cosa voglio… un aiuto per noi”. La reazione fu inattesa: l’imprenditore, che era già stato avvicinato, registrò la scena con il telefonino. Arrivò allo scontro con l’esattore e, una volta che questi era andato via, portò il video in caserma dai carabinieri.

Nella nuova mafia in cui vigono le regole vecchie chi sbaglia paga. Un pregiudicato di 21 anni, Gabriele Di Liberto,  rischiò di essere ammazzato. Si era permesso di fare un furto al titolare di un bar protetto dalla mafia e Cusimano lo redarguì: “… soverchierie noi altri non siamo abituati a farne a nessuno… mi spiego? solo a chi se le merita… quello non se le merita… mi spiego?”.

Poi, il ragazzo osò rubare il furgone al titolare di un panificio. A quel punto Colletti, lo scorso fine ottobre, ordinò a Michele Rubino di “infilare dentro un contenitore” il giovane per “dare un segnale” a Villabate. I carabinieri convocarono il giovane ladro e gli salvarono la vita.

 

 


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